vivere
È presente in tutte le opere, compresi il Fiore e il Detto, con circa 120 occorrenze, ma la maggior parte degli esempi appartengono al Convivio (51) e alla Commedia (51).
Le forme anomale rispetto all'uso odierno sono relativamente scarse: I plur. pres. ind. vivemo; III singol. imperf. ind. vivea e vivia; III plur. imperf. ind. vivien; III singol. pass. rem. vivette; III singol. fut. viverà; I singol. imperf. cong. vivesse; I singol. cond. pres. vivere; part. pass. vivuto.
1. Nel suo valore fondamentale indica la proprietà degli organismi vegetali e animali a realizzare le condizioni caratteristiche della vita. L'analisi semantica del verbo deve quindi muovere dal passo del Convivio nel quale si esamina la distinzione dell'anima in tre potenze, la prima delle quali, cioè la potenza vegetativa, è comune a tutti gli esseri che, per il fatto stesso di possederla, si dicono viventi: Cv III II 11 lo Filosofo... partendo le potente di quella, dice che l'anima principalmente hae tre potenze, cioè vivere, sentire e ragionare (qui vivere è sostantivato e vale " potenza vegetativa "); § 12 la potenza vegetativa, per la quale si vive, è fondamento sopra 'l quale si sente, cioè vede, ode, gusta, odora e tocca; e così al § 13 e in Pg XXV 75.
La potenza intellettiva è solo dell'uomo, ed è questa peculiarità che lo distingue dagli altri esseri viventi: Cv IV VII 11 Sì come dice Aristotile nel secondo de l'Anima, " vivere è l'essere de li viventi "; e per ciò che vivere è per molti modi (sì come ne le piante vegetare, ne li animali vegetare, sentire e muovere, ne li uomini vegetare, sentire, muovere e ragionare, o vero intelligere), e le cose si deono denominare da la più nobile parte, manifesto è che vivere ne li animali è sentire - animali, dico, bruti -, vivere ne l'uomo è ragione usare. Altri esempi in II VII 3, e 4 chi da la ragione si parte, e usa pur la parte sensitiva, non vive uomo, ma vive bestia; sì come dice... Boezio: " Asino vive " (si noti l'uso del predicativo); VIII 11 (due volte), IV VII 12 (due volte l'infinito vivere e una il participio viventi, tutti in funzione di sostantivo).
Proprio perché necessariamente implica il concetto di organismo, il verbo non può essere predicato dei composti inorganici: Cv IV VIII 14 le pietre non sono subietto di vita, per che... ‛ non vivere ' dicere si deono (altri tre esempi al § 13). Perciò in Vn XLII 2 se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, dato il valore onnicomprensivo di cose, a vivono dev'essere attribuita l'accezione estensiva di " esistono ".
Altrettanto analogico è il suo uso quando ricorre con riguardo a Dio (Pd XIV 28 Quell'uno e due e tre che sempre vive), alle Intelligenze separate (Cv II IV 11), ai limbicoli (If IV 42 sol di tanto offesi, che sanza speme vivemo in disio) e al Primo Mobile, il quale prende dall'Empireo vivere e potenza (Pd XXX 108), cioè deriva da esso " la virtù vitale " che trasmette col suo moto alle sfere sottostanti.
Gli esempi più numerosi si hanno quando ricorre a proposito dell'uomo. In molti casi il verbo coglie la condizione del v. nel suo svolgimento. Con questo aspetto durativo corrisponde al sintagma " essere in vita ", in Vn XXXI 9 8 me ricorda ch'io parlai / de la mia donna, mentre che vivia, / donne gentili, volentier con vui; Rime C 52 io son fermo di portarla sempre / ch'io sarò in vita, s'io vivesse sempre; If X 68 Come? / dicesti " elli ebbe "? non viv'elli ancora?; Cv IV XIV 14, If XXVI 80, Pg XI 86, XXII 48, Fiore VIII 5, XLV 7 (accostato a morire), CXLIV 14. In qualche caso, sempre in funzione durativa, pur essendo usato assolutamente, in qualche modo allude anche alle modalità secondo le quali la vita si svolge, tanto da poter essere tradotto con il sintagma " trascorrere la vita ": Vn XL 1 La cittade ove nacque e vivette e morio la gentilissima donna; If XX 87 Lì... / ristette con suoi servi... / e visse, e vi lasciò suo corpo vano; Pg XXIV 79, Detto 147.
In un altro gruppo di esempi allude semplicemente alla condizione dell'" essere vivo ", senza alcuna implicazione temporale: Pg XVI 67 Voi che vivete ogne cagion recate / pur suso al cielo; Rime LXXXIII 133. Gli esempi più numerosi di quest'uso si hanno nella Commedia, con riferimento al tema della condizione di vivente di D., implicitamente o esplicitamente contrapposta alla già avvenuta morte degli spiriti: If XXXI 128 Ancor ti può nel mondo render fama, / ch'el vive, e lunga vita ancor aspetta; Pg I 77 questi vive e Minòs me non lega; XI 55, XVIII 109, XIX 96 (dove vivendo ha valore di ‛ vivente ', " in vita "). In due casi, pur collegandosi allo stesso tema poetico, ha funzione durativa: If XV 86 quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo / convien che ne la mia lingua si scerna; Pg XXIV 76 " Non so ", rispuos'io lui, " quant'io mi viva... " (si noti la particella pronominale). Vada qui anche Cv IV XXIX 5 Da te a la statua... non ha dissimilitudine altra, se non che la sua testa è di marmo, e la tua vive, " è quella di un essere vivente ".
2. Il verbo acquista accezioni più determinate allorquando il suo significato fondamentale è reso più preciso dalla presenza di un complemento o di un aggettivo in funzione di predicato.
Con precisazioni relative all'ambiente in cui la vita si svolge: di uomini: Pg XIII 96 tu vuo' dire / che vivesse in Italia peregrina; di piante: Cv III III 4 certe piante... se si transmutano, o muoiono del tutto o vivono quasi triste.
Con l'indicazione del tempo in cui si vive o della durata della vita: Pg XXI 100-101 per esser vivuto di là quando / visse Virgilio, assentirei un sole / più che non deggio al mio uscir di bando; Cv III XI 3 nel tempo quasi che Numa Pompilio... vivea uno filosofo nobilissimo, che si chiamò Pittagora; IV XXIV 6 Platone... vivette ottantuno anno (altro esempio nello stesso paragrafo); If I 71 vissi a Roma sotto 'l buono Augusto; e così in Rime CII 48, Cv III VII 17, Pg XI 131.
Secondo la lezione adottata dal Petrocchi (v.), in Pg XIV 105 rimembro, con Guido da Prata, / Ugolin d'Azzo che vive/te nosco, / Federigo Tignoso e sua brigata, bisognerà interpretare " che trascorse l'esistenza " fra noi Romagnoli, e questo in considerazione del fatto che, tranne Ugolino che apparteneva alla famiglia toscana degli Ubaldini, tutti i personaggi nominati da Guido del Duca sono romagnoli. La '21, invece, legge che vivetter nosco, il che comporta d'interpretare " che vissero al tempo nostro ", " che erano ancora vivi negli anni della nostra giovinezza ".
In molti casi è determinato il modo del v. relativamente a fatti d'ordine morale, al comportamento, alle finalità che ci si propone di conseguire, e così via: Cv I IV 3 La maggiore parte de li uomini vivono secondo senso e non secondo ragione; If I 51 una lupa, che di tutte brame / sembiava carca ne la sua magrezza, / e molte genti fé già viver grame; III 36 l'anime triste di coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo; XXVI 119 Fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza; Pg XI 133 Quando vivea più glorïoso... liberamente nel Campo di Siena, / ogne vergogna diposta, s'affisse; e così in Rime LII 7, Cv I V 11, II VIII 9, III V 22, XIII 4 (due volte), IV IV 4, XII 8, XV 14, XXII 3, XXIX 4 (con il ‛ si ' passivante); If XXXIV 115, Pd XVIII 134, Fiore LIII 8, CXVII 4, Detto 148. Vada qui anche Pg IV 134 cuor che in grazia viva (qui vale " sia ", " si trovi "). In un esempio si allude a fatti di ordine materiale: Fiore CLXIII 14 ciascun ci viva a gran misagio, " sia ridotto in miseria ". Anche a proposito di una comunità umana o dell'intera umanità: Cesena tra tirannia si vive e stato franco (If XXVII 54); Pg XXXII 103 in pro del mondo che mal vive; Pd VIII 118 giù... si vive / diversamente per diversi offici, cioè sulla terra ogni comunità umana è ordinata in modo che ciascuno dei suoi membri eserciti funzioni sue proprie.
Con un complemento che determina i mezzi di sostentamento: Pd XXXII 131 visse di manna / la gente ingrata; Fiore CX 3 non comanda la scrittura / che possent'uom di corpo cheggia pane, / né che si metta a viver d'altru' ane, cioè " delle fatiche altrui "; CXII 13, CXIII 11. In senso figurato, con riferimento al nutrimento spirituale: Cv I I 6 innumerabili quasi sono li 'mpediti che di questo cibo [cioè del pane della sapienza] sempre vivono affamati; Pd 11 12 [del] pan de li angeli... / vivesi qui ma non sen ven satollo. In un contesto metaforico, il verbo è determinato dal complemento indicante donde un essere vivente trae il proprio alimento: l'albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia (XVIII 29) è il Paradiso, il quale " attinge la linfa vitale " non dalle radici ma da Dio, che è posto nel suo punto più alto.
In senso estensivo, è usato con riferimento alla vita eterna dell'anima: Cv II II 1 quella Beatrice beata che vive in cielo con li angeli e in terra con la mia anima; VIII 12 e 16; Pd XXVI 59 la morte ch'el sostenne perch'io viva, la morte che Cristo accettò perché l'uomo ottenesse la vita eterna; XIV 26, XXIII 133. Anche con riferimento alla sopravvivenza nella memoria degli uomini: If XV 120 Sieti raccomandato il mio Tesoro, / nel qual io vivo ancora, e più non cheggio (è la preghiera rivolta a D. da Brunetto Latini); analogamente: XXIX 105 Se la vostra memoria... / viva sotto molti soli, possa il ricordo di voi durare molti anni. Ha significato diverso in Cv I III 10 Virgilio dice... che la Fama vive per essere mobile; poiché D. traduce da Aen. IV 174-175 " Fama... / mobilitate viget viresque adquirit eundo ", bisogna supporre o che nel testo virgiliano da lui usato si leggesse " vivit " invece di " viget " o che egli usi vive con l'accezione di " prende vigore " che il latino viget ha, ed è questa l'ipotesi più probabile anche perché suffragata da un esempio del Boccaccio (cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.).
Del resto v. compare con il significato di " vigere ", " aver vigore ", in If XX 28 Qui vive la pietà quand'è ben morta, mentre vale " durare ", " conservarsi ", in Cv IV VII 4 coloro dirizzare intendo ne' quali alcuno lumetto di ragione per buona natura vive ancora.
Usato al congiuntivo come formula di acclamazione è attestato solo in Cv I XI 8 incontra che molte volte gridano Viva la loro morte, e Muoia la loro vita.
Oltre che nelle occorrenze già citate, l'infinito sostantivato è attestato in parecchi esempi, nelle varie accezioni del verbo. Vale " il fatto di essere in vita ", in Pg XXIV 6 l'ombre... ammirazione / traean di me, di mio vivere accorte; è sinonimo di " vita ", in senso durativo, in XXXIII 54 queste parole segna a' vivi / del viver ch' è un correre a la morte, e in Rime LXVIII 12; è riferito all'eterna beatitudine del Paradiso, in Pd XXVII 43 esto viver lieto; indica la vita che si avrà nella memoria dei posteri, in XVII 119 temo di perder viver tra coloro / che questo tempo chiameranno antico. Frequentemente è riferito al modo di vivere, di un individuo o anche di una comunità: XIX 124 Vedrassi la lussuria e 'l viver molle / di quel di Spagna; IX 60 cotai doni / conformi fieno al viver del paese; e così in XVI 138, Cv IV XXIV 11. Implica un riferimento diretto alle istituzioni politiche con le quali uno stato si regge, in Pg VI 141 Atene e Lacedemona... / fecero al viver bene un picciol cenno / verso di te, e in Pd XV 131 A così riposato, a così bello / viver di cittadini... / Maria mi diè.
Appartiene solo al Convivio l'uso del participio presente in funzione di sostantivo per indicare l'insieme delle creature fornite di vita: IV XXIII 6 tutte le [terrene] vite (e dico [terrene], sì de li [uomini] come de li altri viventi)... convengono essere quasi ad imagine d'arco assomiglianti; un altro esempio nello stesso paragrafo e in VII 11 e (in integrazione) 12, già citati. In senso estensivo è riferito alle Intelligenze separate, in II IV 12.