Gioi, Vivi
Nome d'arte di Vivien Trűmpy, attrice teatrale e cinematografica, di padre norvegese, nata a Livorno il 2 gennaio 1919 e morta a Fregene (Roma) il 12 luglio 1975. Tra le interpreti femminili più rappresentative del cinema italiano dalla seconda metà degli anni Trenta e di gran parte degli anni Quaranta, fu, nei primi tempi della sua carriera cinematografica, l'interprete ideale delle commedie dei telefoni bianchi grazie a un'insolita spontaneità e all'aspetto candido da brava ragazza, rivelando solo in seguito una sorprendente inclinazione a ricoprire anche ruoli di intensa drammaticità, come in Caccia tragica (1947) di Giuseppe De Santis per cui ottenne nel 1948 il Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista.Il suo esordio cinematografico avvenne nel 1936 in Ma non è una cosa seria diretto da Mario Camerini e tratto dalla commedia di L. Pirandello, dove ricoprì una parte di secondo piano. In seguito lavorò con diversi e importanti registi, spesso relegata in ruoli poco idonei a dimostrare le sue capacità espressive. Da ricordare quelli sostenuti nelle commedie Bionda sottochiave (1939) di Camillo Mastrocinque, su soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini; Rose scarlatte di Giuseppe Amato e Vittorio De Sica, Alessandro, sei grande! di Carlo Ludovico Bragaglia, Dopo divorzieremo di Nunzio Malasomma, tutti del 1940; L'amante segreta ‒ Troppo bella e Primo amore, entrambi diretti nel 1941 da Carmine Gallone. Il passaggio dell'attrice dai ruoli brillanti e sentimentali degli esordi a quelli più drammatici e impegnativi che la resero celebre iniziò l'anno successivo con l'interpretazione di Giungla di Malasomma, in cui è una dottoressa che suscita gelosia in due pretendenti, e di Bengasi di Augusto Genina, storia drammatica ambientata durante la Seconda guerra mondiale. L'apice della notorietà l'attrice lo ottenne però con un personaggio decisamente negativo: quello di Daniela, detta 'Lili Marlene', una spietata e seducente ex collaborazionista, sullo sfondo del dopoguerra contadino disegnato in Caccia tragica. Negli anni Quaranta, e soprattutto nel decennio successivo, la G. si dedicò prevalentemente al teatro, recitando in importanti compagnie (Vittorio De Sica-Nino Besozzi; Carlo Ninchi-Aroldo Tieri), come prima attrice accanto a Vittorio Gassman e diretta anche da Luchino Visconti (A porte chiuse di J.-P. Sartre; Un tram che si chiama desiderio di T. Williams). Si dedicò quindi alla televisione riscuotendo discreto successo, ma non ottenne più ruoli cinematografici che potessero metterne in risalto le qualità espressive.