viziare
In forma finita compare con il significato figurato di " offuscare " solo nell'invocazione rivolta da D. al pianeta Giove: O dolce stella... / io prego [Dio] ... che rimiri / ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia (Pd XVIII 120); poiché gl'influssi emananti da quel pianeta sono influssi di giustizia, la metafora indica l'aspirazione di D. a veder puniti coloro che " offuscano " il raggio benefico di Giove, ostacolando così l'esercizio della giustizia in terra.
Il participio passato è presente tre volte. In due esempi, in funzione aggettivale, significa " smaliziato " (Fiore LXV 9 e' n'è ben alcuna sì viziata / che non crede già mai ta' favolelle, che non si lascia abbindolare da menzogne lusingatrici) o, riferito a cosa, " peccaminoso ": Pg VII 110 Padre e suocero son del mal di Francia [Filippo il Bello]: / sanno la vita sua viziata e lorda.
Il valore concettualmente più significativo è documentato dal terzo esempio, dove il vocabolo compare in funzione di sostantivo: Cv III XV 14 mirando costei - dico la sapienza - ... ogni viziato tornerà diritto e buono; il passo cade nel commento ad Amor che ne la mente 71 Questa è colei ch'umilia ogni perverso, e viziato vi appare come sinonimo di perverso, indica cioè chi fuori di debito ordine è piegato (XV 14), in adesione alla concezione aristotelica e scolastica dei vizi (v. VIZIO) intesi come abito o disposizione irrazionale e come estremi opposti di cui la virtù è la medietà.