Jankelevitch, Vladimir
Filosofo francese (Bourges 1903 - Parigi 1985). Insegnò filosofia morale dapprima all’univ. di Lilla e poi (dal 1952) alla Sorbona. Il suo pensiero analizza la dimensione morale dell’esistenza, soffermandosi in partic. sul tempo, sulla morte, sull’amore e sulla coscienza morale, di cui la filosofia deve insegnare ad accettare la natura paradossale. In questo ambito si collocano opere come Le mal (1947; trad. it. Il male); La mauvaise conscience (1933; trad. it. La cattiva coscienza); L’ironie ou la bonne conscience (1936; trad. it. L’ironia); L’alternative (1938); Du mensonge (1942); Le nocturne (1942); Traité des vertus (1949; trad. it. Trattato delle virtù); La philosophie du presque (1953); L’austérité et la vie morale (1956); Le je-ne-sais-quoi et le presque-rien (1957; trad. it. Il non-so-che e il quasi niente); Le pardon (1967; trad. it. Il perdono). Notevoli anche i suoi studi storici: Bergson (1931; trad. it. Henri Bergson); L’Odyssée de la conscience dans la dernière philosophie de Schelling (1933). Ha svolto inoltre attività di critico musicale, pubblicando libri su F. Chopin, C. Debussy, G. Fauré, M. Ravel.