Petrov, Vladimir Michajlovič
Regista e sceneggiatore cinematografico russo, nato a San Pietroburgo il 22 luglio 1896 e morto a Mosca il 7 gennaio 1966. Deve la sua fama a due filoni molto sfruttati dai cineasti sovietici di epoca staliniana, quello storico e quello letterario dei grandi classici; ma, a differenza di molti mestieranti, fu regista di raffinata cultura pittorica e letteraria, distinguendosi per l'uso elegante e vivace del mezzo cinematografico. Di formazione teatrale, fu attento alla recitazione e allo scavo psicologico dei personaggi, nonché all'approfondimento filologico delle ricostruzioni storiche e di costume, con un'attenzione quasi ossessiva per i particolari realistici e i dettagli delle ambientazioni cui conferì sempre forte densità coloristica, tanto da essere spesso accusato di formalismo e, nei primi anni Trenta, di dipendenza dai canoni dell'Espressionismo tedesco. Artista ufficiale dell'URSS, fu ripetutamente decorato e premiato in patria.
Ventenne, s'impegnò contemporaneamente su due versanti: come studente di legge dell'Università di Pietrogrado e come allievo della scuola del Teatro Aleksandrinskij, dove debuttò in qualità di attore drammatico nell'anno della Rivoluzione d'ottobre, il 1917. Dopo aver seguito il gruppo della FEKS (Fabrika Ekscentričeskogo Aktëra, Fabbrica dell'attore eccentrico), diventò seguace attento e convinto del metodo Stanislavskij, alla cui applicazione sarebbe rimasto fedele anche in veste di regista cinematografico. Il suo tirocinio teatrale si arricchì nel 1918 di un'intensa esperienza con il regista Gordon Craig a Londra. Nel 1924 frequentò i corsi di regia cinematografica di V.K. Viskovskij e l'anno successivo entrò negli studi del Sevzapkino (la futura Lenfil′m), dove iniziò a lavorare con Grigorij M. Kozincev e Leonid Z. Trauberg impegnati nell'adattamento cinematografico di Šinel′ (1926, Il cappotto) di N.V. Gogol′. Dopo un periodo di apprendistato come aiuto regista e coregista di film per ragazzi, diresse nel 1929 la sua opera prima, Adres Lenina (L'indirizzo di Lenin) e nel 1930 Fric Bauer, del quale fu anche sceneggiatore. Da quel momento quasi tutte le sue regie più importanti furono accompagnate da un fruttuoso lavoro di scrittura, come nel caso del kolossal su Pietro il Grande, tratto dalla biografia romanzata di A.N. Tolstoj, insieme al quale P. firmò la sceneggiatura. Pëtr Pervyj (1937-1939; Pietro il Grande), girato in due parti, fu un fastoso affresco dell'epoca petrina, teso a mettere positivamente in luce la figura dello zar, autocrate e modernizzatore (con evidente riferimento alla figura di Stalin); P. si mosse con grande abilità su due piani: quello delle battaglie epiche, con scene di massa condotte con ritmi incalzanti e intenso realismo, e quello dell'indagine psicologica dei personaggi. Questo lavoro segnò la grande affermazione del regista, già entrato nel novero dei cineasti di successo con Groza (1934, L'uragano), liberamente tratto dal dramma di A.N. Ostrovskij, film ambizioso e teso a superare quella esasperata fissità chiaroscurale di scene e ambientazioni di matrice espressionista di cui era stato spesso accusato. Con questo cupo dramma della grettezza e dell'ignoranza del ceto mercantile della provincia russa, P. era giunto a un livello di alta qualità narrativa nelle fila del realismo socialista.Specializzato nell'affresco storico, seguì i dettami della propaganda staliniana di esaltazione dei valori patriottici in Kutuzov (1944) dove, oltre all'apologia del soldato russo e del grande generale della campagna antinapoleonica del 1812, si adombrava un ardito parallelo fra Napoleone e A. Hitler. P. aveva già affrontato il genere documentaristico bellico negli anni del conflitto mondiale con Žapaev s nami, ili boevoj kinosbornik N. 1 (1941, Žapaev è con noi, ovvero cinemiscellanea di battaglia n. 1) e con Neulovimyj Jan (1943, L'inafferrabile Jan) sulla Resistenza in Cecoslovacchia. Ma il suo più acclamato successo in questo campo fu Stalingradskaja bitva (1949; La battaglia di Stalingrado), monumentale epopea in due parti dello storico avvenimento del 1942-43, per la quale vennero profuse enormi risorse. In quegli stessi anni, oltre a un film che suscitò molte polemiche, Sportivnaja čest′ (1951, L'onore sportivo), i suoi interessi letterari lo portarono a misurarsi con adattamenti cinematografici di testi teatrali, come Bez viny vinovatye (1945, Colpevoli senza colpa) da Ostrovskij, premiato a Venezia nel 1946, e Revizor (1952, L'ispettore generale) da Gogol′; o di opere letterarie come Jubilej (1944, L'anniversario) da A.P. Čechov, Poedinok (1957, Il duello) da A.I. Kuprin, Nakanune (1959, Alla vigilia) da I.S. Turgenev. Girò il suo ultimo film nel 1964, Russkij les (Il bosco russo), tratto da L.M. Leonov, confermando ancora una volta le sue qualità, senza per questo riuscire a evitare la delusione di un insuccesso.
B.L. Brodjanskij, V. Petrov, Moskva 1939; M. Žarov, Rabota s V.M. Petrovym (Il lavoro con V.M. Petrov), in "Isskustvo kino", 1972, 2.