Naumov, Vladimir Naumovič
Sceneggiatore e regista cinematografico russo, nato a Leningrado (od. San Pietroburgo) il 6 dicembre 1927. Se insieme ad Aleksandr Alov ha rappresentato il passaggio dalle sperimentazioni e aperture proprie della breve stagione del 'disgelo' alla 'normalizzazione' dell'era brežneviana, negli anni Novanta N. è stato uno dei registi che hanno saputo interpretare con maggiore sensibilità il recupero delle problematiche dell'individuo dopo la crisi dell'idea collettiva dell'esistenza. Insieme ad Alov ha vinto il Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia nel 1961 per Mir vchodjaščemu (Pace a chi entra) e nel 1981 il primo premio al Festival di Mosca con Tegeran-43 (1980; Nido di spie).
Dopo la morte di Alov (cui si rinvia per la comune attività), con il quale aveva formato una delle coppie registiche più longeve e rappresentative del cinema sovietico degli anni Sessanta e Settanta ‒ con titoli come Veter (1959, Il vento) e Mir vchodjaščemu ‒, N. ha continuato la sua carriera di regista diventando uno degli autori di punta della perestrojka (rinnovamento) e, in seguito, della Russia postcomunista. Durante la presidenza di M.S. Gorbačëv, N. ha diretto alcuni filmati su commissione statale, tesi a diffondere il nuovo corso della politica in Unione Sovietica. Dopo Vybor (1987, La scelta), da un romanzo di J.V. Bondarev, ha realizzato Zakon (1989, La legge), da un progetto (interrotto dalle autorità sovietiche) che risaliva alla sua collaborazione con Alov negli anni Sessanta e incentrato sulle riabilitazioni politiche in Unione Sovietica dopo il XX Congresso del PCUS (1956) e il processo di 'destalinizzazione' voluto da N.S. Chruščëv. La sua carriera è proseguita con vari film, tra cui Desjat′ let bez prava perepiski (1990, Dieci anni senza il diritto di scrivere lettere), Belyj prazdnik (1994, Festa bianca) e Tajna Nardo (1999, Il segreto di Nardo), nei quali N. dimostra una notevole capacità nella messa in scena di situazioni complesse, facendo interagire in modo efficace numerosi personaggi e mostrandosi capace di passare in maniera non forzata dal registro comico a quello drammatico e viceversa. Regista molto dotato tecnicamente, dalla fine degli anni Ottanta ha insegnato regia al VGIK e ha occupato cariche prestigiose. Nel corso della sua carriera ha ricevuto in patria i più alti riconoscimenti. All'amico regista scomparso nel 1983 ha dedicato, nel 1986, il documentario Alov.
Esteuropa '80, 1° vol., Gli schermi di Gorbaciov, a cura di G. Buttafava, C. Salizzato, E. Angeloni, Venezia 1987, passim.
L.V. Alova, Alov i Naumov, Moskva 1989.
M. Martin, Cinéma soviétique: de Khroutchev à Gorbatchev, Lausanne 1993, passim.
G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Milano 2000, p. 226.