MAJAKOVSKIJ, Vladimir Vladimirovič
Poeta sovietico, nato nel villaggio di Bagdad (ora Majakovskij), in Georgia, il 7 luglio 1893, e morto suicida a Mosca il 14 aprile 1930. Nel 1906, dopo la scomparsa del padre, boscaiolo, si trasferì a Mosca, dove per vivere esercitò diversi mestieri. Nel 1908 cominciò a lavorare per il partito bolscevico e fu più volte arrestato.
Nel 1913 mise in scena e recitò al Luna Park di Pietroburgo il suo monodramma Vladimir Majakovskij (fu la censura a interpretare il cognome come titolo della tragedia). Al 1915 risalgono i poemi Oblako v štanach (La nuvola in calzoni) e Flejta-pozvonočnik (Il flauto-spinadorsale). Motivo centrale di queste pagine è un amore esasperato che urta contro la falsità dei rapporti sociali. Tra il 1915 e il 1916 pubblicò sulla rivista umoristica Novyj satirikon violente satire in versi, caricature della società borghese della burocrazia zarista: Gimn vzjatke (Inno alla corruzione), Gimn sud′e (al giudice), Gimn obedu (al pranzo), Gimn učenomu (all'erudito). Per contrasto allo spettacolo macabro del conflitto egli esaltò l'internazionalismo, il lavoro, la rinascita dell'umanità nei poemi Vojna i mir (Guerra e pace, 1916 e Čelovek (L'uomo, 1917).
Per il 1° anniversario della rivoluzione scrisse il grottesco MisterijaBuff (Mistero e buffonata, 1918), messo in scena da Mejerchol′d il 7 novembre 1918 (ne esiste una seconda variante redatta nel 1920). Insieme col pittore M. M. Čeremnych, nel 1919 Majakovskij organizzò nella Rosta (Rossijskoe Telegrafnoe Agentstvo [Agenzia telegrafica russa], ora Tass) una sezione artistica per la diffusione degli Okna satiry (Finestre della satira), cartelloni di propaganda (disegni nello stile del lubok [stampa popolare] e didascalie in versi) che venivano esposti nelle vetrine dei negozî di Mosca. Questo lavoro alla Rosta influì sul poema 150.000.000 (1920), in cui egli contrappose in un'omerica sfida il capitalista americano Wilson al povero Ivan, simbolo della Russia. Negli anni seguenti scrisse versi didascalici per manifesti commerciali che si leggevano nei chioschi, sulle scatole di sigarette, ecc. Nei poemi Ljublju (Amo, 1922) e Pro eto (Di questo, 1923) si riflettono le teorie del "Lef" (Fronte di sinistra dell'arte), creato da Majakovskij, come nuovo stadio del cubofuturismo. La morte di Lenin gli suggerì il poema epico Vladimir Il′ič Lenin (1924) e il X anniversario della rivoluzione il montaggio lirico Chorošo! (Bene!, 1927). Nei suoi ultimi anni pubblicò feuilletons poetici e satire contro nepmany e kulaki, malversatori e burocrati, scrisse libri per bambini, cinescenarî, resoconti di viaggi, odi, due commedie fantastiche, Klop (La cimice, 1928) e Banja (Il bagno a vapore, 1929), e la pantomima Moskva gorìt (Mosca arde, 1930). Ultimo scritto fu Vo ves- golos (A gran voce), introduzione a un poema incompiuto sulla prima "pjatiletka".