Majakovskij, Vladimir Vladimirovič
Poeta, drammaturgo, attore teatrale e cinematografico, sceneggiatore, pittore, cartellonista e giornalista russo, nato a Bagdadi (Georgia) il 7 luglio 1893 e morto suicida a Mosca il 14 aprile 1930. M. ebbe per il cinema l'entusiasmo tipico della generazione futurista di cui fu il caposaldo. Lo esaltava come un nuovo, straordinario mezzo in grado di realizzare il sogno di quanti, tra gli artisti rivoluzionari, vedevano nel movimento e nel ritmo i presupposti espressivi fondamentali di ogni forma comunicativa. Ispirandosi agli attori preferiti del cinema comico americano, Douglas Fairbanks, Charlie Chaplin, Buster Keaton, M. scrisse le proprie sceneggiature, piene di satira e situazioni paradossali, che però non sempre corrisposero allo spirito sovversivo dei suoi scritti sul cinema. Ciononostante, le numerose pagine di 'immagini mai viste' che M. ci ha lasciato testimoniano in modo esemplare della sua infelice ma intensa storia d'amore con il 'grande muto'.
Figlio di un boscaiolo georgiano, si trasferì a Mosca nel 1906 e, terminati gli studi presso l'Istituto di pittura, scultura e architettura, si immerse nella straordinaria atmosfera dell'avanguardia artistica entrando, nel 1912, nel gruppo dei cubofuturisti come pittore. Il contributo di M. al mondo artistico del suo tempo è stato notevole, anche per quel che riguarda il cinema. Il suo esordio cinematografico avvenne nel 1913, anno in cui partecipò come attore e co-sceneggiatore alla realizzazione del primo film futurista Drama v kabare futuristov n. 13 (Dramma nel cabaret futurista n. 13) di Vladimir P. Kas′janov, uscito nel 1914. Si trattava di un film-parodia sui drammi psicologici allora in voga, interpretato dagli stessi membri del gruppo Oslinyj chvost (Coda d'asino) come Michail F. Larionov e Natal′ja S. Gončarova, purtroppo andato perduto. Dopo aver aderito incondizionatamente alla causa della rivoluzione bolscevica (ottobre 1917) diventandone il maggior cantore, interpretò molti ruoli dimostrando un notevole talento interpretativo e scrisse per il cinema. La sua prima esperienza da sceneggiatore era avvenuta nel 1913 con Pogonja za slavoju (A caccia di gloria), che non ebbe alcun successo, nondimeno M. continuò a creare scenari per il cinema scrivendo undici sceneggiature e contribuendo anche alla realizzazione di alcune di esse. Due di queste, definite dallo stesso poeta "sciocchezze sentimentali scritte su ordinazione", si ispiravano a racconti letterari: la prima, Ne dlja deneg rodivšijsja (1918, Non nato per il denaro) di Nikandr V. Turkin, al romanzo Martin Eden di J. London; l'altra, Baryšnja i chuligan (1918, La signorina e il teppista) di Evgenij I. Slavinskij, alla novella di E. De Amicis La maestrina degli operai; entrambe furono tradotte in film dalla Neptun Film. Ma le realizzazioni non soddisfecero M. che ne criticò le concessioni al gusto del pubblico. È miracolosamente pervenuta una copia integra del secondo in cui però non risulta attuato l'intento di M. di stemperare il sentimentalismo del racconto di De Amicis facendone uno spaccato sociale della Russia contemporanea. Tuttavia il film resta un documento prezioso, l'unico che consenta di vedere il grande poeta tragicamente scomparso. I vari autoriferimenti che il 'potenziale' cinema di M. realizzava furono una variante efficace del cosiddetto metodo dell'autodescrizione, tanto amato dai membri della FEKS (Fabbrica dell'attore eccentrico) che praticarono una vera e propria 'messa a nudo del procedimento creativo' come nuovo traguardo dell'estetica novecentesca e che M. fece proprio in tre scenari, di cui uno realizzato, Zakovannaja fil′moj (Incatenata dal film), e due rimasti sulla carta: Serdce kino, ili serdce ekrana (Il cuore del cinema, ovvero il cuore dello schermo), rifacimento della precedente sceneggiatura elaborato nel 1926, e Pozabud′ pro kamin (Dimentica il caminetto), che egli scrisse alla fine del 1927 per due esponenti della FEKS, i registi Leonid Z. Trauberg e Grigorij M. Kozincev, e da cui trasse nel 1928 il nucleo tematico di uno dei suoi capolavori teatrali, La cimice. In particolare il metodo fu il tema centrale di Zakovannaja fil′moj, sceneggiatura cui M. teneva di più in assoluto e che Turkin trasformò in film nel 1918 in una versione che non piacque al poeta. Scritta su soggetto originale, narra di una fanciulla protagonista di un film che fuoriesce dalla pellicola nell'improbabile tentativo di vivere la vita degli uomini e sembra anticipare con straordinaria precisione l'idea di The purple rose of Cairo (1985) di Woody Allen, che forse da quest'opera ha tratto ispirazione. Del film restano soltanto alcuni scarti di montaggio che Lilja Brik, compagna di M., ritrovò e salvò per regalarli in un secondo tempo a Gianni Toti. Per M. questo film doveva corrispondere al lavoro d'innovazione svolto dai futuristi nel campo delle lettere e dimostrare come il cinematografo non fosse altro che la "logica conclusione di tutta l'arte moderna" (Il cinematografo distrugge il "teatro": è questo il sintomo della rinascita dell'arte teatrale, 1913; trad. it. 1958, in Opere, 7° vol., 1980³, p. 342).
M. si appassionò poi alle teorie di Dziga Vertov e di Sergej M. Ejzenštejn, nonché a Chaplin e alle comiche americane e, ispirandovisi, scrisse per il Fotocinecomitato panucraino, tra il 1926 e il 1927, diverse sceneggiature che trovarono una produzione: Deti (Ragazzi), sulla vita dei pionieri di Artek, da cui fu tratto Troe (1928, I tre), un film per ragazzi di Aleksandr Solov′ëv, Dekabrjuchov i Oktjabrjuchov (1928, Dicembrone e Ottobrone), mediocremente realizzato da Aleksej Smirnov e Aleksandra Iskander-Smirnova. Tra gli scenari rimasti irrealizzati merita di essere ricordato anche Tovarišč Kopytko (Compagno Kopytko), scritto nel 1927, cui egli si ispirò per il dramma Il bagno (1929). Nelle sue parole è possibile rinvenire tutta la spiegazione del suo rapporto con il cinema: "Per voi il cinema è spettacolo. Per me è quasi una concezione del mondo. Il cinema è portatore di movimento. Il cinema svecchia la letteratura. Il cinema demolisce l'estetica. Il cinema è audacia. Il cinema è un atleta. Il cinema è diffusione di idee" (Kino i kino, 1922, pubblicato successivamente in Kino (Cinema), 1937; trad. it. Cinema e cinema, in Opere, 7° vol., 1980³, p. 428).
Per le opere di V.V. Majakovskij, si veda Polnoe sobranie sočinenij v trinadcati tomach, 13 voll., Moskva 1955-1961 (trad. it. Opere, a cura di I. Ambrogio, Roma 1958, 1980³).
Su di lui, si veda A.M. Ripellino, Majakovskij e il teatro russo d'avanguardia, Torino 1959; Kino. Enciklopedičeskij slovar′, Moskva 1987, ad vocem; N. Nusinova, Majakovskij sceneggiatore: futurismo ed eccentrismo, in Cinema d'avanguardia in Europa, a cura di P. Bertetto, S. Toffetti, Milano-Torino 1996.