VLADIMIR
Città della Russia, posta lungo il corso del fiume Kljaz'ma, a km 175 ca. a N-E di Mosca.
L'altopiano cuneiforme situato nel punto in cui il piccolo fiume Lybed si immette nella Kljaz'ma faceva parte sin dal sec. 1° dell'area di insediamento della tribù ugrofinnica dei Merja, che, nel corso dei secc. 10°-11°, si mescolarono con i Kriviceni di Smolensk e immigrati sloveni di Novgorod. Nel 1108 il principe Vladimiro II Monomaco (1053-1125, granduca di Kiev dal 1113) per controllare la via commerciale che conduceva all'Oka e al Volga incrementò l'importanza del sito mediante una fortificazione (detinec), che lo trasformò in città, strettamente legata a Suzdal' (v.). Scavi attestano l'esistenza di terrapieni, fossati, palizzate e porte lignee per una lunghezza di km 2,5. Al tempo del figlio di Vladimiro II Monomaco, Jurij Dolgorukij (1090/1107-1157, principe di Rostov-Suzdal' e, dopo il 1149, anche di Kiev) e sotto il di lui figlio Andrea Bogoljubskij (1111/1157-1174) la Rus' nordorientale si consolidò grazie a un intenso processo di colonizzazione slavo, fino a trasformarsi in una formazione statale relativamente indipendente da Kiev, rendendo in tal modo possibile successivamente l'ascesa di Mosca.Jurij Dolgorukij aggiunse alla città fortificata a O una corte ducale con una chiesa in pietra calcarea dedicata a s. Giorgio (1157). Entro gli anni 1158-1165 Andrea Bogoljubskij ampliò la fortificazione includendovi un insediamento di artigiani e di mercanti (posad), sorto a E, e una nuova corte ducale a O con la chiesa del Salvatore (Spas; 1164), nonché un'area attigua per coloro che erano al suo servizio; la cinta muraria raggiunse così una lunghezza complessiva di km 7. Egli scelse V. come capitale e contemporaneamente fece costruire a una distanza di km 10 a E, nel punto in cui il fiume Nerl' confluisce nella Kljaz'ma, la propria residenza, Bogoljubovo ('amore di Dio'), dalla quale derivò il suo appellativo.Poiché aspirava al dominio su tutta la Rus', Andrea Bogoljubskij orientò la progettazione della città basandosi sul modello di Kiev e di Costantinopoli; a O si è conservata - benché in forme ampiamente rimaneggiate - la porta d'Oro (1164), tipica sintesi di cappella presso una porta urbica, arco trionfale e torre difensiva. Nello stesso tempo Andrea Bogoljubskij si adoperò affinché venisse istituita una nuova sede metropolitana autocefala, per la quale fece erigere nell'angolo sudoccidentale dell'antica città 'monomaca' la cattedrale dedicata all'Ascensione di Maria, detta Uspenskij (1158-1161), dotandola riccamente di privilegi e donandole l'immagine miracolosa della Madre di Dio, detta Vladimirskaja, requisita nel 1155 a Vyšegorod/Kiev. Poiché tuttavia il candidato locale, il vescovo Feodor, non ottenne il consenso del patriarca di Costantinopoli, si giunse a una situazione di tensione con Bisanzio. Andrea Bogoljubskij promosse la venerazione della Madre di Dio come patrona e introdusse la nuova festa di Maria Pokrov ('Difesa e Protezione'), non prevista dalla Chiesa greca, alla quale egli consacrò il monastero di corte presso Bogoljubovo (1165).Dopo l'assassinio di Andrea, nel conflitto per la successione prevalse il fratello più giovane, Vsevolod III, detto Gran Nido (appellativo dovuto al gran numero di figli maschi), che Bogoljubskij aveva esiliato a Costantinopoli (1154/1176-1212). Egli sviluppò la Rus' nordorientale trasformandola in potenza guida, associò la carica di granduca con la capitale V. e chiese al metropolita di Kiev di riconoscere ai vescovi della Rus' di V.-Suzdal' il diritto di approvazione dell'investitura dei granduchi. I monumenti dell'epoca conservati sono i più splendidi prodotti dalla Russia premongolica.Analogamente all'aspirazione all'eredità dinastica, i principi di V.-Suzdal' desunsero da Kiev anche lo schema a sei e quattro pilastri della chiesa a croce greca 'inscritta' cupolata e con pilastri orientali della cupola connessi con le pareti divisorie delle absidi, corpo edilizio chiuso e 'tetto a onde'. La differenza rispetto ad altri paesaggi architettonici russi consiste sul piano stilistico nella struttura e nell'effetto prodotto dalla muratura a doppio paramento. Il materiale costruttivo doveva essere trasportato sul posto via nave: calcare grigio-biancastro, lavorato a conci di cm 40-50 e 70-80 e disposto accuratamente in corsi quasi a secco. Lo spazio tra le pareti di rivestimento veniva colmato da pietrisco e riempito in maniera irregolare di malta; tale tipo di tecnica non incideva che scarsamente sulle caratteristiche della pianta e della spazialità, ma favoriva un nuovo sistema di articolazione e la presenza di scultura in facciata.Le opinioni relative alla provenienza delle maestranze sono discordi. Le regioni più prossime a V. nelle quali all'epoca si adottava la medesima tecnica costruttiva e con le quali sussistevano rapporti stretti erano il regno bulgaro del Volga e il principato di Halič, dove però non si conserva alcun monumento del tempo, a causa delle devastazioni dell'invasione mongolo-tartara. Tuttavia è noto che, dopo il matrimonio del principe galiziano Jaroslav Osmomysl con la figlia di Jurij Dolgorukij nel 1150, si trasferirono a V. maestranze che avevano lavorato a Halič, utilizzando la tecnica e lo stile del Romanico della Polonia centrale. Inoltre è possibile ipotizzare, in base alle informazioni fornite dalle cronache, che a V. si fossero recati maestri provenienti da Occidente e un influsso poterono esercitare ugualmente anche i rapporti dinastici con stirpi di principi caucasici. Gli storici dell'arte russi ritengono che al tempo di Andrea Bogoljubskij si sia formata una scuola architettonica autonoma, successivamente sviluppata sotto Vsevolod.Del complesso palaziale fortificato di Bogoljubovo (1158-1165), che è possibile ricostruire grazie alle ricerche di Voronin (1945), rimane solamente la torre scalare a due piani con il passaggio ai matronei della cattedrale dedicata alla Natività di Maria (Roždestvenskij); la torre presenta la nuova articolazione di facciata che si caratterizza come organismo artistico peculiare dello stile costruttivo della corte di V.-Suzdal'. La parete è scomposta in due ordini, su modello romanico; importante in tal senso un'arcatura cieca anticheggiante, plasticamente rilevata con semicolonne, basi attiche unghiate e capitelli a foglie, che circoscrive verticalmente porzioni di parete davanti a lesene che salgono senza interruzione fino al timpano (sakomari) e che, orizzontalmente, funge da ampia cintura con fregio dentato che chiude l'articolazione dei vari piani; essa mostra nella torre scalare due soluzioni diverse: nella zona superiore spicca su un piano inclinato della parete, nella zona inferiore ne dipartono colonnette pensili terminanti in mensole. Dal piano superiore si apre la vista sulla vicina chiesa di Pokrov per il tramite di una trifora. Gli scavi di quanto rimane della cattedrale attestano che del nuovo sistema di articolazione facevano parte anche cornici dello zoccolo delle pareti, portali strombati a colonne (privi di lunetta), profilature delle pareti, doccioni nonché protomi femminili e leonine; è stata inoltre rinvenuta e ripristinata una croce in pietra del sec. 12° recante l'iscrizione 'esaltazione della croce'. Le pitture che decoravano la cattedrale si dovevano a maestri bizantini.Andrea Bogoljubskij eresse la chiesa del monastero di Pokrov nel 1165 in memoria della vittoria sui Bulgari del Volga (1164), che egli fece elogiare dai propri cronisti come crociata di importanza storica straordinaria contro i pagani. L'edificio venne innalzato esattamente in quello che allora era il punto di confluenza del Nerl' e della Kljaz'ma: una collina artificiale nella palude, che quando il fiume è in piena sembra un'isola e che era rivestita di lastre di calcare. La chiesa a croce su quattro pilastri, triabsidata, con una cupola e con coronamento a timpano, acquisisce una forma snella ed elegante grazie all'andamento longitudinale della pianta, all'ampiezza della parte alta, alla misura contenuta del diametro della cupola (ridotto a m 3), grazie ad alte e strette aperture e all'articolazione parietale. Secondo la ricostruzione di Voronin (1961-1962, I, p. 288 ss.; 1962, p. 108) la chiesa era circondata in origine su tre lati da una galleria aperta ad arcate, con torre scalare a S-O.Il programma figurativo si ripete sulle tre facciate: nel timpano centrale il giovane Davide in trono è rappresentato come re cantore con l'arpa (Gusli) e la mano destra sollevata, fiancheggiato da colombe su leoni; sotto di lui due leoni nella loro 'seconda natura' descritta dal Physiologus, quella di 'guardiani mai stanchi'; nei timpani laterali grifi che stringono cervi negli artigli; le mensole delle arcate cieche sono decorate da splendide teste femminili, maschere leonine e chimere. Nel punto di innesto del timpano corre un fregio di maschere femminili con trecce, probabilmente simboli della Madre di Dio e della Madre Terra. Poiché il salterio era disponibile nella traduzione in antico slavo ecclesiastico ed era un testo letto volentieri presso le corti dei principi, la correlazione è evidente: Davide, fondatore dello stato di Israele e della capitale Gerusalemme, eroe del popolo, profeta della Madre di Dio e prototipo di Cristo, era il modello della nuova autocrazia.Andrea Bogoljubskij fece erigere la cattedrale cittadina dedicata all'Ascensione della Vergine sulla riva della Kljaz'ma, in posizione dominante il paesaggio, secondo la stessa tipologia architettonica della cattedrale della Dormizione della laura delle Grotte a Kiev; la parte occidentale, che ospitava la galleria dei sovrani, era fiancheggiata, come da elementi in risalto, da torri scalari a due piani. Distrutta in seguito a un incendio nel 1185, Vsevolod III ne dispose la ricostruzione in dimensioni maggiori fino al 1189, a cinque navate, diciotto pilastri, 'tetto a onde' e cinque cupole. A differenza della chiesa di Pokrov la massa muraria prevale sulle aperture e sulla decorazione, così come le linee orizzontali dominano rispetto alle verticali. Alcuni rilievi dell'edificio precedente vennero reimpiegati nelle nuove facciate (tra gli altri, i tre giovani nella fornace, i martiri di Sebaste, maschere femminili e leonine) e le mensole delle nuove arcate cieche vennero ornate da figurazioni (maschere, volatili, creature favolose).
Degli affreschi del sec. 12° si sono conservati solamente frammenti con figure di profeti. Nel 1408 l'edificio venne ridipinto da Andrej Rublev e Daniil Corny, dei quali sono pervenute alcune scene del Giudizio universale nella parte occidentale dell'edificio. Alcune delle icone realizzate per l'iconostasi si trovano ora a Mosca (Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) e a San Pietroburgo (Gosudarstvennyj Russkij muz.).La cattedrale dedicata a s. Demetrio (1194-1197) venne fatta erigere da Vsevolod III nella sua nuova corte in onore del suo patrono cristiano omonimo e in occasione della nascita di un figlio. Nel 1197 fu portata da Salonicco una lastra sepolcrale miracolosa di s. Demetrio; una copia di essa è costituita dall'icona su pilastro della fine del sec. 13° che raffigura frontalmente il santo militare come giovane senza barba, elegante nell'armatura da parata di un generale bizantino (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.). L'edificio corrisponde nelle forme alla chiesa di Pokrov ma acquista, grazie alle proporzioni più massicce, l'espressione della solennità e della serenità: il semicerchio dei timpani, per es., si amplia sino a diventare un'ellisse.Sono decorati con rilievi la parte alta delle facciate, le absidi e i portali romanici, a colonne (senza lunetta), mentre priva di ornati è la parte inferiore del corpo dell'edificio, su tre lati del quale originariamente si addossava una galleria chiusa, ad arcate. La distribuzione della decorazione segue quella dei blocchi di calcare, ognuno dei quali accoglie una singola figurazione. La tecnica scultorea è un misto di alto e basso rilievo, mentre sotto l'aspetto stilistico e iconografico emergono elementi bizantini, romanici, caucasici e di tradizioni autoctone; questo monumento è ritenuto il primo in cui l'arte russa abbia creato un'opera autonoma e compiuta (Alpatov, Brunov, 1932, p. 267). Come figura centrale domina anche in questo caso il giovane re Davide in trono su tre lati nei timpani centrali, qui come predicatore, con la destra sollevata nel gesto dell'adlocutio; nella sinistra tiene un rotulo; è circondato sul lato occidentale da angeli stanti e in volo, alcuni con strumenti musicali, sul lato settentrionale invece da colombe, grifi e leoni, mentre su quello meridionale figurano due evangelisti. Nei timpani laterali compaiono sovrani e santi. Gli altri rilievi, in numero di ca. settecento, sono rivolti all'asse centrale: alberi dalla forma simile a quella di mazzi di fiori e fiori, leoni, una pantera, cervi, conigli, diversi tipi di volatili, grifi, basilischi, centauri, come descritti nel Physiologus e nei bestiari, più raramente anche cavalieri, cacciatori, scene di lotta. Tra le colonnine delle arcate cieche corre un fregio ad altorilievo, forse (Vagner, 1969) in origine una grande Déesis con il gruppo centrale sul lato ovest, una sequenza di martiri (tra i quali i ss. Glĕb e Boris) sul lato nord e una serie di patroni e di personaggi legati alla casata del sovrano sul lato sud.Rimaneggiamenti successivi, aggiunte e spostamenti rendono difficile qualsiasi interpretazione. È stato proposto il riferimento ai salmi 147 (146-147)-150 (Ainalov, 1932, p. 82; Alpatov, Brunov, 1932, p. 265; Geschichte der russischen Kunst, 1957, p. 259ss.), il cui testo fu ripreso dallo Specchio dei Principi (Poučenie) del principe Vladimiro Monomaco e dal Golubinnyja knigy ('Libro delle colombe') e associato sul piano cosmologico della Chiesa orientale a concezioni animistiche e popolari: tutte le creature sono riunite in circolo per lodare il Signore, riconoscendo perciò alle bestie feroci solamente il carattere di creature e non quello di animali spaventosi; a esse viene tuttavia assegnato (Grabar, 1968, p. 138) anche un significato apotropaico e il programma iconografico che prevede sequenze di motivi profani è ricondotto all'arte di corte bizantina (per es. la Cappella Palatina di Palermo). La lode al Signore è senz'altro nello stesso tempo anche lode al sovrano, e due dei timpani orientali sono effettivamente dedicati a quest'ultimo tema: sulla facciata sud l'Ascensione al cielo sui grifoni di Alessando Magno (risale alla fine del sec. 12° la traduzione del Romanzo di Alessandro in slavo antico) e, sulla facciata nord, la raffigurazione dei committenti, ovvero il granduca Vsevolod in trono con cinque dei suoi figli maschi, il più piccolo in braccio.Analogamente a quanto avviene nella cattedrale dell'Ascensione della Vergine e nella chiesa di Pokrov, all'interno dell'edificio si trovano rilievi di coppie di leoni sulle imposte d'arco dei pilastri che sostengono la cupola. Si sono conservati frammenti di affreschi risalenti all'epoca di costruzione realizzati da una bottega che lavorava in stile comneno, in particolare: scene del Giudizio universale sotto la galleria occidentale (l'Assemblea del Giudizio, il Seno di Abramo, l'Ingresso dei giusti).Dubbia è l'esistenza di una scuola pittorica locale a V. anteriormente al sec. 14°; meritano di essere citati la Vladimirskaja (Vergine Eleúsa in stile comneno restaurata dopo l'incendio del 1185), la Bogoljubskaja (Vergine stante che Andrea Bogoljubskij fece eseguire da un maestro bizantino secondo una visione; Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) e la tavola della Déesis, di grandi dimensioni, raffigurante CristoEmanuele e due volti di angeli (Mosca, cattedrale Uspenskij), che faceva parte di un recinzione d'altare e che viene ricollegata alla bottega della cattedrale di S. Demetrio.Dopo la scomparsa di Vsevolod III seguì la frammentazione della Rus' settentrionale in una serie di piccoli principati (udele). Nelle più antiche città sedi di residenza, Rostov e Suzdal' così come a Jaroslavl, Nižni-Novgorod e Jurjev-Pol'skij, si svilupparono botteghe di pittori e maestranze edili autonome, in parte persino al tempo del dominio dei tartari.
Bibl.: D.N. Berežkov, O chramach Vladimiro-Suzdal᾽skogo Knjazestva XII. -XIII. vv [Gli edifici sacri del principato di V.-Suzdal᾽ nei secc. 12°-13°], Vladimir 1903; A. Vinogradov, Istorija Vladimirskogo Kafedral᾽nogo Uspenskogo sobora [Storia della cattedrale dell'Ascensione di Maria a V.], Vladimir 1905; A.A. Bobinskij, Reznoj kamen᾽ v Rossii, I, Sobory Vladimiro-Suzdal᾽skoj oblasti XII. do XIII. ct. [Le splendenti pietre della Russia, I, Le cattedrali nel territorio di V.-Suzdal᾽ dal sec. 12° al 13°], Moskva 1916; F. Halle, Russische Romanik. Die Bauplastik von Wladmir-Susdal, Berlin 1929; D. Ainalov, Geschichte der russischen Monumentalkunst der vormoskovitischen Zeit, Berlin-Leipzig 1932, pp. 70-96; M. Alpatov, N. Brunov, Geschichte der altrussischen Kunst, Augsburg 1932, pp. 34-46, 253-270; N.N. Voronin, K voprosy o vzanimootnosenij galico-volynskoj i vladimirosuzdal᾽skoj architektury XII. -XIII. vv [Sul problema del rapporto fra Galizia-Volinia e V.-Suzdal᾽ nell'architettura dei secc. 12°-13°] (Kratkie soobcsenija Instituta Istorii material᾽noj kul᾽tury Akademii Nauk SSSR, 3), Moskva 1940; id., Ocnovnye voprosy rekonstrukcii Bogoljubskogo dvorca [Il problema importante della ricostruzione del palazzo di Bogoljubovo] (Kratkie soobcsenija Instituta Istorii material᾽noj kul᾽tury Akademii Nauk SSSR, 11), Moskva 1945; Geschichte der russischen Kunst, a cura di I.E. Grabar, V. Lazarev, W.S. Kemenov, I, Dresden 1957, pp. 207-336; A.V. Stoletov, Inzenernye ukreplenija i restavracia Dmitrovskogo sobora v Vladimire [Consolidamento e restauro della cattedrale di S. Demetrio a V.] (Praktika restatvracionnych rabot, 2), Moskva 1958; N.N. Voronin, Zodcestvo Severo-vostočnoj Rusi XII. -XV. vv [L'architettura della Russia settentrionale dal sec. 12° al 15°], 2 voll., Moskva 1961-1962; id., Wladimir, Bogoljubowo, Susdal, Iurjew-Polskoi, Leipzig 1962; A. Grabar, Mittelalterliche Kunst in Osteuropa, Baden-Baden 1968, pp. 135, 157; G.K. Vagner, Skul᾽ptura drevnej rusi, XII. vek [La scultura antica russa nel sec. 12°], Moskva 1969; V. Lazarev, Drevnerusskie mozaiki i freski, XI. -XV. v. [Mosaici e affreschi della Russia antica, secc. 11°-15°], Moskva 1973, pp. 151-173, 396-425; O.C. Chalpachcjan, Kul᾽turnye svjazi mezdu Vladimirovo-Suzdal᾽skoj Rus᾽ i Armenii [Rapporti culturali tra la russa V.-Suzdal᾽ e l'Armenia], Moskva 1977; H. Faensen, Siehe die Stadt, die leuchtet, Leipzig 1989, pp. 83-99; Russland-Seele, Kultur, Geschichte, Augsburg 1996.H. Faensen