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Applicazioni del calcolo automatico realizzate impiegando macchine a schede perforate specializzate per lo svolgimento di compiti specifici di tipo elettromeccanico prodotte dalla IBM negli anni Cinquanta del secolo scorso. Tali macchine, dette unit record equipment o tabulating machines, rappresentano dei precursori dei moderni calcolatori elettronici e si diffusero con successo soprattutto all’interno delle aziende di piccole e medie dimensioni, le quali non potevano dotarsi dei più potenti ma costosi mainframe. L’IBM, nata proprio sull’onda del successo delle prime macchine elettromeccaniche a schede perforate inventate dal suo fondatore Herman Hollerith, cominciò subito dopo la Seconda guerra mondiale a estendere la tecnologia delle schede perforate alle applicazioni di elaborazione dati general purpose per le aziende. Esse consentivano l’elaborazione di dati (data processing) su larga scala ricorrendo all’impiego di un flusso continuo di schede perforate opportunamente introdotte nelle macchine disposte in sequenza. Grazie all’impiego di componenti meccaniche sofisticate, esse consentivano un’alta velocità di elaborazione (fino a più di mille schede al minuto) e una gestione dell’intero processo per mezzo di un pannello di controllo. La scheda perforata, unità fondamentale di memoria, era costituita da 80 colonne, ognuna delle quali rappresentava una singola cifra o lettera. Campi costituiti da colonne adiacenti costituivano un singolo dato, che forniva per es. la matricola del dipendente, la sua paga oraria, le ore lavorate e così via. Le diverse mansioni del processo di elaborazione dati erano svolte da lavoratori specializzati come il programmatore, la perforatrice, l’operatore di macchina e così via. A poco a poco, le parti meccaniche furono sostituite da componenti elettronici, dando inizio a un processo che culminerà con la costruzione dei moderni calcolatori elettronici.