volgere (volvere)
Raro il latinismo ‛ volvere ', che appare una volta nelle Rime, due volte nel Convivio e cinque volte nella Commedia, di cui una in rima. Rimarchevoli le forme volgiànci (Pg I 113), volgiensi (Pd XII 20), volgieno (XXV 107), volgeria (Fiore CLXXV 4).
Il vocabolo ricorre con alta frequenza in tutte le opere canoniche di D.; non figura nel Detto.
1. Come transitivo ha il significato fondamentale di " piegare ", " indirizzare " qualche cosa verso una persona, un luogo o un determinato punto: usciron quei [i diavoli] di sotto al ponticello, / e volser contra lui tutt'i runcigli (If XXI 71); così [Calcabrina] volse li artigli al suo compagno (XXII 137).
Frequentemente regge quale oggetto una parte del corpo (o qualcosa che abbia attinenza col corpo), in special modo gli occhi (o lo ‛ sguardo ' o le ‛ luci ', ecc.): ‛ v. gli occhi ' indica appunto l'azione di chi porta lo sguardo su una persona o cosa prima non guardata: Volgete li occhi a veder chi mi tira (Rime LIX 1); De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse, ecc. (Vn XVIII 3); se uno uomo fosse dritto in Maria e sempre al sole volgesse lo viso, ecc. (Cv III V 15); filosofia pareva a me... disdegnosa, ché non mi volgea l'occhio, cioè ch'io non potea vedere le sue dimostrazioni (XV 19: evidente il valore figurato dell'espressione); volse 'l viso ver' me (If XVI 14); Chiunque / tu se', così andando, volgi 'l viso (Pg III 104); e volsi li occhi a li occhi al segnor mio (XIX 85); del profondo de la testa / volse a me li occhi un'ombra e guardò fiso (XXIII 41); " Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi ", / era la sua canzone, " al tuo fedele... " (XXXI 133); e ugualmente in Rime CII 42, Vn III 1, XXXIV 1, Cv III V 17, IV XI 9, XXX 6, If II 116, XXII 61 e 119, Pg VI 11, X 5, XII 13, XIII 135 (Li occhi... con invidia vòlti, dove si coglie il rapporto con l'invidere, il " guardare con sguardo bieco ", proprio degl'invidiosi), XVII 107, XXIII 7, XXIV 68, XXXII 7 (per forza mi fu vòlto il viso, al passivo, come nell'occorrenza citata di XIII 135), Pd XXIX 77, XXXI 141.
Con l'espressione volsi in sù l'ardita faccia (Pg XIII 121) Sapia dà icastica evidenza alla sua terrena superbia, presentandosi in atteggiamento temerario contro Dio (si noti il rafforzamento operato dall'attributo), atteggiamento che prelude al grido blasfemo: Omai più non ti temo! (v. 122).
Al serpente che appare nella valletta dei principi è attribuito un ‛ v. la testa ': volgendo ad ora ad or la testa (Pg VIII 101).
‛ V. le spalle ' a un luogo vuol dire " allontanarsi " da esso: Pur ier mattina le [alla valle dello ‛ smarrimento '] volsi le spalle (If XV 52). Diverso il caso di Pg XXII 122 Io credo ch'a lo stremo / le destre spalle volger ne convegna, in cui Virgilio, giunto con D. e Stazio alla sommità della scala che conduce alla cornice dei golosi, pensa che per procedere oltre convenga piegare a destra, " portare " cioè le spalle destre dalla parte dell'orlo (lo stremo) della cornice. In If XXV 139 Poscia li volse le novelle spalle, il ladro fiorentino Francesco Cavalcanti, poco dopo esser stato restituito, da serpente che era, alle forme umane (perciò le sue spalle sono novelle), " gira " le spalle al concittadino e compagno di pena Buoso Donati, che aveva subìto la trasformazione inversa e fuggiva suffolando, per parlare a Puccio Sciancato. Invece ‛ v. le spalle ' a Dio allude contestualmente alla ribellione di Lucifero: La tua città, che di colui è pianta / che pria volse le spalle al suo fattore (Pd IX 128).
Il sintagma ‛ v. i passi ' verso qualcuno o qualche luogo, quando ha per soggetto una persona, corrisponde a " dirigersi " verso di essi: inver' l'antico / poeta volsi i passi (If X 122); io con lui / volgemmo i nostri passi ad una scala (Pg XVII 65). ‛ V. i passi ' per una via è invece equivalente a " incamminarsi " in essa, anche metaforicamente: volse i passi suoi per via non vera (Pg XXX 130). In altra costruzione ha diverso esito semantico: Le presenti cose / col falso lor piacer volser miei passi (XXXI 35): qui D., confessandosi a Beatrice, ricorda come i beni mondani lo abbiano distolto dal retto cammino, lo abbiano indotto a trasgredire l'osservanza della giusta condotta morale; sotto le parole dantesche va sentita ancora operante la metafora della diritta via smarrita.
Il giro sintattico che figura in Pg XII 109 Noi volgendo ivi le nostre persone, corrisponde in sostanza a ‛ v. noi stessi ' (cfr. più avanti l'attestazione di XXX 9 al carro volse sé come a sua pace), cioè: " indirizzandoci ", con l'idea di un mutamento di direzione: " Finge come si volseno a montare su per la scala al secondo balso... " (Buti).
Di tipo traslato altre occorrenze: ‛ v. la parola ' o ‛ il parlare ' per " indirizzare il discorso ": " O tu che se' di là dal fiume sacro ", / volgendo suo parlare a me per punta, / che pur per taglio m'era partito acro (Pg XXXI 2: per punta è quanto dire " direttamente ", così come per taglio equivale a " indirettamente "); a le sustanze pie volse le sue parole così poscia (XXX 102); ‛ v. la mente ' per " porre attenzione ", " fissare il pensiero ": Ma perché più aperto intendi ancora, volgi la mente a me (Pg XVII 89; per il Mattalia questo luogo è correlato col vicino v. 81 poi mi volsi al maestro mio: lì D. aveva rivolto a Virgilio soltanto il capo, per interrogarlo, qui Virgilio richiede un'adesione più profonda e convinta).
Nel noto passo di Pg VIII 1 Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti, e 'ntenerisce il core lo dì c'han detto ai dolci amici addio, l'interpretazione vulgata distingue, per così dire, due successive direzioni del desiderio, secondo che esso si manifesti di giorno o al tramonto. Dice lucidamente il Buti: " Li marinai e mercatanti che vanno per mare, quando montano la mattina in sul navilio, desiderano di andare oltre a suo cammino tostamente; ma quando viene la sera in sul tramontare del sole si muta lo desiderio, arricordandosi de le loro famiglie e dei loro amici coi quali si sono trovati la sera dinanzi ne le case loro, e vorrebbonsi trovare con loro... "; ‛ v. il disio ' significherebbe dunque " volge indietro " il desiderio (Casini-Barbi), " capovolge " (Frascino), " fa tornare " (Chimenz). È però possibile intendere in altro modo, e cioè che l'ora " drizzi " (Lana), " susciti ", " muova " (Daniello), " solleciti " (Mattalia) l'affetto struggente del novo peregrin verso le care cose da poco lasciate. Né è da escludere che soggetto della frase, invece che l'ora, sia lo dì del v. 3 (in tal caso il che successivo ad ora varrebbe " in cui "). Il Tommaseo per primo intuì come proponibile questa interpretazione, ma la respinse per la difficoltà di assegnare al giorno, come tale, l'atto di v. il desiderio dei naviganti. Di avviso diverso è il Pagliaro, che intende giorno come " memoria del giorno ", e spiega: " era l'ora, in cui il ricordo del giorno, nel quale si separarono dai loro cari, suscita nei naviganti il desiderio del ritorno e intenerisce il loro cuore " (Ulisse 774).
La stessa immagine, in diverso contesto, torna nei versi finali del poema: A l'alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e 'l velle, / si come ruota ch'igualmente è mossa, / l'amor che move il sole e l'altre stelle (Pd XXXIII 143). Qui il senso è precisato dal paragone con la ruota che gira con moto uniforme: Dio armonizza perfettamente il disio e il velle di D., gli affetti e l'intelletto, in un circolo di attività concordi: " Nella perenne uniformità del moto circolare della mente, percossa dall'apparir del sommo Bene, consiste la vita, senza tedio e senz'affanni, dello spirito beato " (B. Nardi, Nel mondo di D., Roma 1944, 349).
Con questo esempio siamo già nel gruppo delle occorrenze in cui v. presenta più accentuata l'accezione di " girare ", come in If XXIII 47 Non corse mai sì tosto acqua per doccia / a volger ruota di molin terragno; Pd XIX 40 Colui che volse il sesto / a lo stremo del mondo, " idest fecit rotunditatem mundo; ‛ sextum ' enim est instrumentum quo figuratur circulus " (Benvenuto); Cv II III 13 chi volge un pomo, o altra cosa ritonda: " fa girare attorno al suo asse ". L'accezione si ripresenta a proposito della diffusa metafora delle chiavi: Io son colui che tenni ambo le chiavi / del cor di Federigo, e che le volsi, / serrando e diserrando, sì soavi (If XIII 59); quella [la Madonna] / ch'ad aprir l'alto amor volse la chiave (Pg X 42).
Sapore più realistico, pur entro una precisa suggestione simbolica, ha la scena che vede l'angelo guardiano del Purgatorio trar da sotto il vestimento due chiavi, l'una d'oro e l'altra d'argento, e usarle per aprire la porta del secondo regno, con l'avvertimento che quandunque l'una d'este chiavi falla, / che non si volga dritta per la toppa / ... non s'apre questa calla (Pg IX 122), dove si volga sembra passivo piuttosto che intransitivo pronominale.
Per analogia si ritiene opportuno collocare qui due luoghi in cui v. coopera a rappresentare il " girar su sé stesso " di una persona o di un oggetto: la fortuna che tanto s'aspetta, / le poppe volgerà u' son le prore, sì che la classe correrà diretta (Pd XXVII 146: la tempesta invertirà la direzione delle navi); lo duca.., volse la testa ov'elli avea le zanche (If XXXIV 79: Virgilio, giunto al centro della terra, si capovolge, disponendosi a salire verso l'emisfero del Purgatorio).
Con oggetto di persona v. assegna ai significati già noti funzione causativa e vale " far rivolgere, o indirizzare " qualcuno verso un determinato segno, " allontanarlo " da una direzione prima seguita o " rimetterlo " in essa, tanto in senso proprio che figurato: mi volge sovente / la mente per mirar vostra sembianza (Rime XIX 11: la memoria [la mente] fa rivolgere indietro verso il suo paese il poeta desideroso di rivedere la donna amata); e però dico: Questa è colei ch'umilia ogni perverso, cioè volge dolcemente chi fuor di debito ordine è piegato (Cv III XV 14); Così disse 'l maestro; ed elli stessi / mi volse, e non si tenne a le mie mani, / che con le sue ancor non mi chiudessi (If IX 59: ma l'intervento di Virgilio è nel caso presente diretto e attivo); O virtù somma, che per li empi giri / mi volvi (X 5); 'l Mantoan che ci aveva vòlti (Pg VII 86); Volser Virgilio a me queste parole (XXI 103); l'angel che n'avea vòlti al sesto giro (XXII 2); Io volsi Ulisse del suo cammin vago (XIX 22); Con l'ali aperte, che parean di cigno, / volseci in sù colui che sì parlonne (XIX 47); Di quella vita mi volse [mi distolse] costui / che mi va innanzi (XXIII 118). Per un v. come " render volubile ", cfr. Rime CXIV 12, e come " distogliere ", detto però del senso, cfr. Cv II XII 6.
Con altro oggetto, sempre entro l'ambito della funzione causativa, v. ha particolare pregnanza nei seguenti esempi, che riguardano l'attività di Dio come motore dei cieli: la mente profonda che lui [il cielo] volve (Pd II 131); Lo ben che tutto il regno che tu scandi / volge e contenta (VIII 98).
Talvolta v., all'infinito, è preceduto dal verbo ‛ fare ' che a sua volta assume valore causativo: fate volgere a me li pensier suoi / pur con sospiri (Rime dubbie III 15 28); mi fece verso lor volgere Amore (Vn XXIII 19 20); un'altra [fiamma], che dietro a lei venìa, / ne fece volger li occhi a la sua cima / per un confuso suon che fuor n'uscia (If XXVII 5); e cfr. Pg XVIII 24, XX 99, Pd XXVI 56.
Consideriamo ancora altri significati: " scagliare ", " precipitare ": dicono e odono e poi son giù volte (I f V 15); " circondare ": la cerchia che dintorno il volge (XVIII 3: all'accezione contribuisce l'avverbio); " avvolgere ", " attorcigliare ": altri fa remi e altri volge sarte (XXI 14); " mutare ": chi con tardare, e chi con vana vista, / chi con sembianza trista / volge il donare in vender (Rime CVI 121); volgendo le cagioni sopra dette ne le contrarie (Cv I III 10; v. anche IV 12); volgendo lo senso de la lettera là dove sarà mestiere (III XII 1); " rovesciare ": E però Matteo disse: " L'angelo di Dio discese di cielo, e vegnendo volse la pietra e sedea sopra essa... " (IV XXII 15; " revolvit " nel testo scritturale [28, 2]); " rivoltare ": quanta rena volve lo mare turbato dal vento (Cv IV XII 7: traduzione da Boezio Cons. phil. II II 2 " quantas... / Pontus versat harenas) ".
Per Cv II III 16 sì come la grande spera due poli volge, così questa picciola, che richiama il ruotare di una sfera attorno al suo asse (i poli), il Busnelli propone la spiegazione " aggira, circuisce ".
Quanto al luogo di Rime CIV 89 s'io ebbi colpa, / più lune ha volto il sol poi che fu spenta, / se colpa muore perché l'uom si penta, il senso generico " sono passati più mesi " si determina attraverso la raffigurazione dell'orbita solare che ruota attorno alla luna determinando le diverse lunazioni.
Altre espressioni hanno natura prevalentemente locuzionale, come il ‛ v. in fuga ' di Pg XXXII 122, con la variante ‛ v. negli amari passi di fuga ' (XIII 118); il ‛ v. in basso ' per " abbassare " e quindi " far precipitare " di If XXX 13 (quando la Fortuna volse in basso / l'altezza de' Troian), dove il soggetto Fortuna rende obbligatorio e semanticamente pertinente il rimando al girar della ruota (cfr. VII 96 volve sua spera e beata si gode); il ‛ v. la bandiera ' detto analogicamente di un uomo, che indispettito per le esorbitanti pretese pecuniarie della donna amata potrebbe rivolgersi altrove (probabilmente, verso altra donna): forse ch'e' volgeria la sua bandiera (Fiore CLXXV 4).
Un'idea di cammino è in If XXVIII 40 quand'avem volta la dolente strada, che ha riferimento alla forma circolare della bolgia: " quando abbiamo percorso in giro ", ecc.; e in Pg XII 73 Più era già per noi del monte vòlto. Una qualche affinità di costrutto con il luogo precedente ha Rime LXI 4 di guinzagli uscir veltri correnti, per belle piagge volgere e imboccare, cioè per " aggirarsi " nelle piagge.
2. Assai estesa la gamma delle occorrenze in cui v. si presenta come intransitivo, accompagnato quasi sempre dalla particella pronominale e seguito dalla preposizione ‛ a ' (ma anche ‛ in ', ‛ verso ' o determinazioni avverbiali).
Prevale di gran lunga, in tal caso, il significato di " rivolgersi ", " piegarsi " col corpo o una parte di esso verso qualcuno o qualche cosa: volsersi a me con salutevol cenno (If IV 98); E io mi volsi al mar di tutto 'l senno (VIII 7); Chirón si volse in su la destra poppa (XII 97); Lo mio maestro allora in su la gota / destra si volse in dietro e riguardommi (XV 98, immagine simile a quelle di I 26, IX 55, Pg XXIII 18, XXIV 143, limitatamente, beninteso, al moto della testa che si gira all'indietro); 'l decurio loro / si volse intorno intorno con mal piglio (If XXII 75); poi si volsero in sé, e dicean seco (XXIII 87: qui l'azione è reciproca); volsimi a' piedi, e vidi due sì stretti (XXXII 41); Io mi volsi dallato con paura / d'essere abbandonato (Pg III 19); volgiti in qua e vieni (XXVII 32); del cor de l'una de le luci nove si mosse voce, che l'ago a la stella parer mi fece in volgermi al suo dove (Pd XII 30); A quella luce cotal si diventa, / che volgersi da lei per altro aspetto / è impossibil che mai si consenta (XXXIII 101, dove il realismo dell'immagine è metafora dell'assoluta preminenza ed eccellenza dei valori religiosi).
Sono dello stesso tipo i seguenti esempi: If I 24, VI 6 e 21 (volgonsi spesso i miseri profani: raffigurazione dei golosi che si girano ora su un lato ora su un altro per schermirsi dalla pioggia infernale), IX 86 e 132, X 31, XII 97 e 113, XVI 112, XXI 25, 44 e 104, XXIII 68 e 80, XXIV 20, XXIX 98, XXX 134, XXXII 22, Pg I 22 e 29, III 106, IV 44 e 112, VIII 41 e 64, XIII 75 e 85, XVIII 131, XIX 65, XXI 14, XXVII 19 e 41, XXX 43 e 62, Pd XV 70, XVIII 20, 26 e 67, XXII 2, XXIV 55, XXVII 96.
Ciò che è detto di Filippo Argenti che per ira in sé medesmo si volvea co' denti (If VIII 63) può essere materialmente spiegato come " si addentava ", " si mordeva ". Il Sapegno ricorda la frase della novella boccacciana dedicata allo stesso personaggio, e chiaramente esemplata sul testo di D., " era rimasto fieramente turbato e tutto in se medesimo si rodea " (Dec. IX 8 23), dichiarando non escludibile, anche per il passo dantesco, un'intonazione metaforica.
Talvolta con una proposizione finale: Allor mi volgo per vedere a cui / mi raccomandi (Rime CXVI 43); I' mi volgea per veder ov'io fosse (Pg XVII 46); mi volsi per veder Beatrice (Pd XXV 137); e volgeami con voglia rïaccesa / per domandar la mia donna (XXXI 55).
Parallelamente a un costrutto transitivo già esaminato, richiama la nozione di un cammino procedente in giro lungo un cerchio infernale, in If XIV 127 non se' ancor per tutto il cerchio vòlto. Più generico Pg XVIII 90 gente che dopo / le nostre spalle a noi era già volta: " si dirigeva ".
Altrove sta per " mutar direzione ": Come sotto li scudi per salvarsi / volsesi schiera, e sé gira col segno, ecc. (Pg XXXII 20); Da indi scese folgorando a Iuba; / onde si volse nel vostro occidente (Pd VI 71). In circostanze particolari vale più precisamente " tornare indietro ", invertendo la direzione del cammino: Vedi la bestia per cu' io mi volsi (If I 88); l'amico mio... è impedito / sì nel cammin che vòlt'è per paura (II 63; invece I 36 i' fui per ritornar più volte vòlto, esprime l'incertezza di D., che si gira più volte indietro, forse anche col corpo e non solo col capo, tentato di ritornar, ma senza prendere una decisione); poi si volgea ciascun [degli avari e prodighi], quand'era giunto, / per lo suo mezzo cerchio a l'altra giostra (VII 34); e v. Rime CXVII 8 e Pg I 113.
Senza particella pronominale, in If XIX 41 volgemmo e discendemmo a mano stanca, e, con riferimento all'immagine dell'arco, nel corso di una similitudine in cui l'altro termine è lo svolgersi della vita umana, in Cv IV XXIII 6, per segnare il parallelismo fra il semiarco discendente e la parte della vita che si piega a scendere verso la vecchiaia dopo aver varcato il culmine dei trentacinque anni: tutte le [terrene] vite... [mon]tando e volgendo, convengono essere quasi ad imagine d'arco assimiglianti; v. anche Pg XXV 123.
In If XXXIV 110 quand'io mi volsi, tu passasti 'l punto al qual si traggon d'ogne parte i pesi, Virgilio richiama il suo " capovolgersi " al centro della terra (più su si è accennato allo stesso fenomeno, illustrando l'occorrenza di If XXXIV 79).
Il verbo può anche raffigurare il " girare della danza ": Pg XXVIII 52 Come si volge, con le piante strette / a terra e intra sé, donna che balli, ecc., luogo che attrae anche la successiva attestazione: [Matelda] volsesi in su i vermigli e in su i gialli / fioretti verso me (v. 55); Pd VII 4 Così, volgendosi a la nota sua, / fu viso a me cantare essa sustanza; XXV 107 vid'io lo schiarato splendore venire a' due che si volgieno a nota. Ugualmente in Pd XII 4 e 20 (che si tratti di danza è testimoniato dalla presenza del vocabolo tripudio al v. 22) e XXIV 23 (anche qui alla danza fa pensare l'intero contesto e l'esplicito accenno dei vv. 16-17 alle carole).
Con soggetto ‛ occhi ' o termini equivalenti, e in modo analogo a quanto osservato per la costruzione transitiva, denota il girarsi e fissarsi dello sguardo su un oggetto: merzé, volgendosi, a me fanno (Rime XCI 24); talora li suoi occhi mi parea che si volgessero ad uno fiume bello (Vn IX 4); Li occhi miei, ch'a mirare eran contenti / per veder novitadi ond'e' son vaghi, / volgendosi ver' lui non furon lenti (Pg X 105); La vista mia... / volsesi al segno di maggior disio (Pd 111 126).
A qualche controversia esegetica ha dato luogo If XXXIV 77 Quando noi fummo là dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l'anche, / lo duca ... / volse la testa ov'elli avea le zanche: è il momento, più volte ricordato, in cui Virgilio, arrampicandosi lungo il corpo di Lucifero, raggiunge il centro della terra e si capovolge per salire verso il Purgatorio. I versi si riferiscono chiaramente a una parte del corpo del demonio. Il Porena, che non legge la virgola dopo si volge (come del resto il Casella e la '21), intende: " nel punto in cui la carne della coscia circonda il punto più sporgente dell'anca ". Ma tenendo presente la virgola, ripristinata dal Petrocchi, è preferibile spiegare altrimenti: " in quella parte del corpo dove la coscia si ripiega per attaccarsi al fianco " (Casini-Barbi), oppure, con leggera variazione, " nel punto in cui la coscia s'incurva a formare la massima sporgenza dell'anca " (Sapegno).
Interessanti due accezioni in cui il verbo al limite tra la zona dei valori propri e quella dei valori figurati opera, per così dire, ai margini opposti del creato, per un verso evocando l'amore di Dio per l'arte della natura che organizza sapientemente il cervello nel feto umano (lo motor primo a lui si volge lieto sovra tant'arte di natura, Pg XXV 70), per l'altro dando figura al ravvedimento del peccatore, che innalza a Dio la preghiera e la speranza: ancor non sarei qui, se non fosse / che, possendo peccar, mi volsi a Dio (XI 90).
Figuratamente vale per lo più " rivolgersi ", sia che indichi l'atto con cui s'indirizza la parola a qualcuno (ne la quarta [parte] mi volgo a parlare a indiffinita persona, Vn VIII 12) o, secondo vulgate usanze retoriche, ai propri componimenti (E però mi volgo a la canzone, Cv III IX 2; ne la terza [parte] si volge lo parlare a la canzone, IV III 1: ma qui potrebbe trattarsi di un passivo), sia che voglia porre in evidenza il moto del pensiero o del sentimento verso un certo oggetto o verso una determinata direzione: a lei si volser tutti i miei disiri (Vn XXXIII 7 17); lo mio desiderio si volge tutto verso lei (XXXVIII 7); a questa seconda [‛ ragione ' o senso] si può volgere lo ‛ ntendimento ' (Cv III XII 5); 'l duol che truova in su li occhi rintoppo, si volge in entro a far crescer l'ambascia (If XXXIIII 96); e si veda anche Cv II IX 3 dico che si volge tutto lo mio pensiero, cioè l'anima... e parla contra gli occhi, dove il senso, anche al controllo dei vv. 30-33 della canzone Voi che 'ntendendo, cui le parole si riferiscono, sembra essere " si volge a parlare ", " prende a parlare ". È invece equivalente a " mutarsi ", in If III 126 la tema si volve in disio.
A proposito del banchiere venuto a esercitare a Firenze e che, se le condizioni politiche fossero state meno corrotte, si sarebbe volto a Simifonti (Pd XVI 62), suo luogo d'origine, continuando a fare, come gli avi, il venditore ambulante o il soldato, le parole citate, nella loro globalità, stanno a denotare una persistente applicazione del pensiero a un luogo che comporta la volontà del soggetto di non muoversi dal luogo stesso (" eserciterebbe umili mestieri in contado ", Scartazzini-Vandelli; avrebbe " continuato probabilmente a vivere nel contado di Semifonte ", Sapegno). Altri tuttavia suppone, in quelle migliori condizioni politiche, lo stimolo per un ritorno del banchiere al castello di Valdelsa, dopo un'esperienza fiorentina: " sarebbesi restituito a Simifonte " (Lombardi), " sarebbesi già ritornato a Simifonte " (Andreoli).
Non più ripetuta la struttura sintattica di Cv IV XXIV 14 nato... lo figlio... come alcuno lume d'animo in esso appare, si dee volgere a la correzione del padre, che ricorda il dovere di ogni figlio di rendersi disponibile all'opera educativa del padre.
A parte va considerata l'attestazione di Pg XXX 9 al carro volse sé come a sua pace: il forte ritmo che accentua il sé, e lo isola, sembra conferire qui al verbo una funzione riflessiva.
3. Si ritiene opportuno, a questo punto, esaminare una serie di luoghi dedicati a eventi e fenomeni specificamente astronomici, e in cui il verbo, sia in costruzione transitiva che intransitiva con o senza la particella pronominale, si collega al concetto del ‛ girare ', fondamentale alla cosmologia dantesca. Tali luoghi riguardano anzitutto il movimento dei cieli: ciascuno cielo mobile si volge intorno al suo centro (Cv II XIII 3; v. anche III 5); 'l ciel... nel qual si volge quel c'ha maggior fretta (Pd I 123: la perifrasi designa il Primo Mobile); non ha altro dove / che la mente divina, in che s'accende / l'amor che 'l volge (XXVII 111: si tratta ancora del Primo Mobile); poi movimenti concomitanti, come quello di D. nel cielo delle Stelle fisse (volgendom'io con li etterni Gemelli, Pd XXII 152; guarda come tu se' vòlto, XXVII 78), degli spiriti amanti nel cielo di Venere (Noi ci volgiam coi principi celesti / d'un giro e d'un girare e d'una sete, VIII 34), dell'atmosfera (in circuito tutto quanto / l'aere si volge con la prima volta, Pg XXVIII 104); infine altri moti circolari, come il moto della speretta che si volge sul circolo dell'equatore nel cielo di Venere (Cv II III 16); o il moto della spera comprendente secondo Pitagora la terra e l'antiterra e che si volvea da occidente in oriente (III V 4), o il moto precessionale degli equinozi che dal cominciamento del mondo poco più de la sesta parte è volto (II XIV 13).
In altro passo il verbo è chiamato a rappresentare l'immagine del doppio arcobaleno che " s'incurva " nel cielo: Come si volgon per tenera nube / due archi paralelli e concolori (Pd XII 10). Non tanto per il significato proprio (che sarà da stabilire in " muovere ", " spostare ") quanto per le implicazioni astronomico-religiose, allusive alla volontà di Dio, sarà da inserire qui Pd VI 1 Poscia che Costantin l'aquila volse / contr'al corso del ciel, dove D. commenta sfavorevolmente la decisione di Costantino, presentandola come contraria ai disegni della Provvidenza: " Vuole dare ad intendere l'autore che la venuta dello imperio con Enea da oriente ad occidente fosse produtta secondo la influenza di tutti li cieli... ma la ritornata… non fu ragionevole come la venuta, né diritta, però che fu contro l'ordine del moto universale " (Buti).
Col girare dei cieli ha stretta correlazione la misura del tempo: Non hanno molto a volger quelle ruote / ... che ti fia chiaro, ecc. (Pg XXIV 88); ne consegue, nella stessa direzione semantica, l'uso del semplice verbo con soggetto ' tempo ' o termini affini: ne lo apprendimento di quella [dell'Astrologia], volge grandissimo spazio di tempo (Cv II XIII 29: cioè " trascorre "); Elena vedi, per cui tanto reo / tempo si volse (If V 65); mentre che 'l tempo suo tutto sia vòlto (XXXIII 132); molto poco tempo a volger era (Pg 160); cinqu'anni non son vòlti infimo a qui (XXIII 78).
Dalle forme dei cerchi o delle bolge dipendono invece altre espressioni che, sempre presupponendo il ‛ girare ', denotano misure di lunghezza: miglia ventidue la valle volge (If XXIX 9); con tutto ch'ella [la bolgia] volge undici miglia (XXX 86).
Come infinito sostantivato ha in un luogo il valore di " danza " (Compié 'l cantare e 'l volger sua misura, Pd XIII 28) e in due luoghi quello di " giro " o meglio " moto circolare ": quel carro a cu' il seno / basta del nostro cielo e notte e giorno, / sì ch'al volger del temo non vien meno (XIII 9); E come 'l volger del ciel de la luna / cuopre e discopre i liti sanza posa... (XVI 82).
4. Il participio passato conserva in ogni caso il valore verbale e mostra le stesse costruzioni e gli stessi significati più su esposti. Talora fa parte di espressioni esemplate sull'ablativo assoluto latino: volta la parola fittizia di quello ch'ella suona in quello ch'ella 'ntende, per la passata esposizione questa sentenza sia sufficientemente palese (Cv II XII 10); volta la spera del sole e tornata a uno punto, questa palla... (III V 21); volta nostra poppa nel mattino, / de' remi facemmo ali al folle volo (If XXVI 124). Altre volte indica il moto ricevuto dagli astri: la bella Ciprigna... volta nel terzo epiciclo (Pd VIII 3); o il ruotare delle anime su sé stesse: quelle anime liete / si fero spere sopra fissi poli, / fiammando, volte, a guisa di comete (XXIV 12).
Può anche rappresentare l'atteggiamento di chi è rivolto verso qualcuno o qualche cosa, talora in unione col verbo ‛ essere ' o ‛ stare ': un'altra gente... / non volta in giù, ma tutta riversata (If XXXIII 93); l'altr'anima, che volta / stava a udir (Pg XIV 70); vidi gente per esso che piangea, giacendo a terra tutta volta in giuro (XIX 72); al petto del grifon seco menarmi, / ove Beatrice stava volta a noi (XXXI 114); quella... / volta ver' me, sì lieta, ecc. (Pd II 28); e ancora If VII 129 (soggetto ‛ occhi '), XVIII 71, XXII 94, XXIII 4 (soggetto ‛ pensiero '), XXIV 70, XXXI 83, Pg II 100 (io, ch'era ora a la marina vòlto: parole di Casella che, respinto più volte dall'angelo nocchiero, stava in attesa, rivolto alla spiaggia ove l'acqua del Tevere s'insala; ma per altri ‛ star v. ' corrisponde qui a " vagare " [Torraca] o a " esser giunto " [Barbi-Maggini], o a " trovarsi a passare " [Porena]); IV 53, VIII 67, XXV 110, XXX 123 (in rima equivoca con volto come " viso "), XXXI 80, XXXII 49, Pd IX 65, XII 116 (La sua famiglia…, è tanto volta, / che quel dinanzi a quel di retro gitta, è cioè rivolta nella direzione contraria a quella del primitivo cammino).
In Pd XXII 94 Iordan vòlto retrorso riecheggia Ps. 113, 3 " Iordanis conversus est retrorsum ".
Ricordiamo infine le locuzioni ‛ tener v. ': Cv I VIII 14 tener volto lo viso in quella [parte]; If XIV 104 un gran veglio, / che tien volte le spalle inver' Dammiata; XXXII 37 Ognuna in giù tenea volta la faccia; Pg IV 8 quando s'ode cosa o vede / che tegna forte a sé l'anima volta; ‛ avere (come " tenere ") v. ': XIX 94 Chi fosti e perché vòlti avete i dossi / al sù, mi dì; ‛ portar v. ': If XXXI 19 Poco portai in là volta la testa.