maggioranza, voto a
Meccanismo finalizzato a individuare l’alternativa vincente in base all’esito di una votazione. La procedura di voto a m. stabilisce che la soluzione adottata da una collettività sia quella che ha ottenuto il numero più alto di preferenze (m. relativa). Nel caso in cui sia richiesto il superamento di una certa soglia di consensi, si parla di m. qualificata; per es., nel quadro della procedura legislativa ordinaria europea, il Consiglio (➔ presidente del Consiglio europeo) delibera a m. qualificata insieme al Parlamento (➔ Parlamento europeo) n.
Il voto a m. riveste una notevole importanza nella teoria delle votazioni (➔ voto) poiché permette di superare alcuni limiti propri del voto all’unanimità (➔ unanimità). In particolare, la regola dell’unanimità (si assume una decisione solo se tutti sono d’accordo) presenta difficoltà crescenti all’aumentare dei soggetti coinvolti nella decisione; tali problematicità si traducono in alti costi di ricerca di una soluzione condivisa, o, più frequentemente, nel permanere dello status quo. Il principio di m. permette di salvaguardare quello di democraticità, assicura decisioni più veloci (D.C. Mueller, 1989) e tutela l’elettore nei confronti dell’incertezza sulle proprie preferenze nei differenti contesti in cui potrà trovarsi (Barry, 1965).
L’esito del voto tra due alternative dipende dal numero dei votanti che sostengono l’una piuttosto che l’altra opzione. L’alternativa vincente può dunque non configurare un miglioramento paretiano (➔ Pareto, ottimo di p), quando le condizioni di vita della minoranza risultino peggiorate a fronte di un guadagno della maggioranza. La possibilità di ottenere risultati non soddisfacenti per la collettività con il voto a m. è nota alla scienza economica da oltre due secoli. Infatti, di fronte a una scelta multipla, l’opzione giudicata come migliore dalla m. può coincidere con la stessa scelta che la m. della collettività reputa la peggiore. L’esempio (tab. 1) propone la scelta tra 3 alternative: A, B e C; i 21 aventi diritto al voto hanno indicato il loro ordine di preferenza dando luogo a 3 diverse situazioni. L’opzione A risulta la migliore per 9 persone, mentre solo 7 giudicano superiore B e 5 C. A parrebbe dunque la soluzione da adottare a m., sebbene questa risulti in assoluto la peggiore opzione per 12 votanti su 21. J.C. de Borda (1781) assegnò un peso crescente alle opzioni, a seconda della posizione attribuita in graduatoria da ogni singolo votante. Tra le n opzioni disponibili, l’ultima avrebbe un peso pari a 0, mentre la prima pari a n−1. Con la regola di Borda l’opzione vincente nell’esempio (tab.1) sarebbe stata C (con 23 voti), a seguire B con 22 e A 18. Tale regola ha il limite di assegnare arbitrariamente un criterio cardinale a una classifica di preferenze che ha valore puramente ordinale. J.-A.-N. de Caritat (1785), marchese di Condorcet, provò a superare tali problematiche, facendo votare le alternative a coppie e selezionando quella che sconfigge tutte le altre in una serie di votazioni binarie. Questa metodologia mise in evidenza un ulteriore limite delle votazioni a m., noto come paradosso di Condorcet (➔ anche Condorcet, criterio di). Nel caso di m. cicliche confrontando le alternative a coppie (per es. A e B, B e C ecc.) (tab. 2) non risulta emergere alcuna opzione superiore.