VULCANALE (Volcanal)
Luogo dell'antica Roma, presso il Comizio, sacro al dio Vulcano.
In esso, secondo la tradizione, solevano tenere i loro convegni Romolo e Tito Tazio (Dionis. d'Alicarn., II, 50, 2). Un'altra tradizione narrava (Plinio, Nat. Hist., XVI, 236) che Romolo aveva dedicato lì un sacello al dio con la preda di guerra guadagnata in una vittoria, ed ivi aveva posto anche una quadriga di bronzo e la propria statua e perfino una tavola con l'esposizione, in lettere greche, delle sue gesta. Nel Vulcanale la tradizione indicava anche la più antica sede delle adunanze del senato e delle assemblee del popolo; vicino ad esso, si mostrava la tomba di Romolo (presso quello oggi chiamato lapis niger).
Si trattava dunque di una regione sacra al dio Vulcano (area Volcani); non v'era in antico un tempio vero e proprio, ma un'ara del dio. Benché Vulcano appartenga alle serie delle più antiche divinità romane (si ricordi il Flamen Volcanalis), s'intende bene l'ubicazione del suo luogo di culto fuori del pomerio della città del Palatino, se si considera che Vulcano era un dio temuto e di cui si paventava la vicinanza.
Pare che, nel Vulcanale stesso, un antico simulacro in cui gli antichi vedevano la figurazione di Orazio Coclite (cfr. Gellio, Noct. Att., IV, 5), rappresentasse in realtà il dio.
Bibl.: H. Jordan, Topographie der Stadt Rom im Altertum, Berlino 1878-1885, I, ii, p. 339 segg.; R. Lanciani, in Bullett. archeol. com., XXX (1902), p. 125 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, pp. 275, 448; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 229; id., in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, VI, col. 358; S. B. Platner, A topogr. dictionary of ancient Rome, Londra 1929, p. 583 seg.