VULCANO (Volcānus, Volchanus, Volkanus)
Antico dio romano, poi identificato con il dio greco Efesto, di cui prese il carattere e gli attributi; tuttavia la sua natura originaria può in parte essere ricostruita attraverso le antiche testimonianze. Un recente tentativo di dimostrare che V. è fino dalla sua origine a Roma il greco Efesto e, come lui, fabbro e dio dei fuochi sotterranei, non è sufficientemente convincente; difatti V. appare in relazione con i fuochi terrestri e con i vulcani o nel territorio delle colonie greche, come alla solfatara di Pozzuoli, o in località dove il suo culto è verosimilmente posteriore all'identificazione del dio con Efesto, come nell'Agro Modenese. Inaccettabile è anche l'ingegnosa ipotesi che ha voluto vedere in V. l'antico dio del Tevere.
Non è certo che V. sia un dio originario di Roma: il suo nome sembra riportarci all'Etruria, dove, benché Efesto fosse identificato con séthlans, è stata supposta l'esistenza di un dio *velχans. Difatti, nella quinta regione del fegato di bronzo rinvenuto a Piacenza, troviamo un misterioso vel, in cui si è voluto riconoscere *velχans, anche perché Marciano Capella, nella sua divisione della vòlta celeste, pone nella regione corrispondente Mulciber, che i Romani in età storica identificavano con V. Ma anche questa supposizione, per quanto attraente, non esce dal campo delle ipotesi, tanto più che bisognerebbe supporre che uno stesso dio avesse in Etruria due nomi. Molto più dubbî sono i rapporti di V. e di *velχans con lo Zeus cretese, Velchanós (Fελχανός): questi non sembra avere nessuno dei caratteri né di Efesto né di v., inoltre nella Creta storica manca il culto di Efesto.
Secondo Varrone (De ling. lat., V, 74) V. è una delle divinità il cui culto fu introdotto in Roma da Tito Tazio; le feste in suo onore, i Volcanalia (v. vulcanalie), che si celebravano il 23 agosto, sono tra le più antiche feste romane; e la più antica sede del culto di V. a Roma, il Vulcanale, sarebbe stata costruita da Romolo. Più recente è il tempio presso il Circo Flaminio.
In età storica V. fu il dio del fuoco in genere e a questo concetto sono ispirate le etimologie che gli eruditi latini davano del suo nome; era onorato come una potenza temibile, che bisognava placare e propiziarsi e a cui si sacrificava perché tenesse lontani gl'incendî. I suoi templi erano costruiti fuori delle città. È stato supposto che V. fosse anche il dio del fuoco celeste, perché al Vulcanale (v.) era la statua di un artista colpito dalla folgore e là sarebbe stata trasportata anche quella di Orazio Coclite, quando fu colpita dal fulmine; inoltre sul puteal Libonis erano scolpiti gli attributi di V. Non è facile decidere se possa essere considerato anche un dio guerriero, per il fatto che gli erano offerte le decime del bottino fatto in guerra e perché talvolta è associato a Marte e a Quirino: forse l'offerta delle decime poteva essere in relazione con usi o avvenimenti che non ci sono pervenuti. Al culto di V. a Roma era addetto uno speciale flamine (flamen Volcanalis); a Ostia, dove V. era il dio principale, esistevano pretori e edili addetti al suo culto e un pontifex Volcani, del quale non sappiamo le attribuzioni.
Il culto di V. era collegato con quello di Maia, alla quale il flamen Volcanalis offriva un sacrificio il 1° maggio e che veniva invocata nelle antiche formule come Maia Volcani: su iscrizione è ricordato anche insieme con Stata Mater. Secondo gli antichi calendarî romani nel giorno dei Volcanalia, oltre che a V., si sacrificava anche a Iuturna, a Ops Opifera, alle Ninfe e a Quirino, ciò che ha fatto pensare, forse a torto, a rapporti con queste divinità. V. è ricordato anche nelle antiche leggende romane come padre di Servio Tullio, di Caco e di Ceculo. All'infuori di Roma, V. ebbe culto a Ostia, in Etruria - dove, a Perugia, dopo la distruzione di Ottaviano nel 40 a. C., divenne il protettore della città - e nell'Agro Modenese. In Sicilia e nell'Italia meridionale il suo culto è un riflesso dell'Efesto greco. Fuori d'Italia, V. fu onorato sopra tutto nelle Gallie e nelle regioni vicine, dove al V. romano fu assimilato probabilmente un dio del fuoco indigeno.
Le raffigurazioni di V. sono ispirate all'arte greca: è il greco Efesto che vediamo come séthlans sui monumenti etruschi e come V. su quelli romani (v. efesto), ma mentre sui primi è raffigurato sia barbuto sia imberbe, a Roma, tranne un affresco pompeiano, si preferì il tipo barbuto.
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