VULCANO (A. T., 27-28-29)
Isola del Tirreno, chiamata Hiera (sacra), Thermessa, Vulcana, dagli antichi che la ritennero sede dell'officina di Vulcano e dei Ciclopi, è la più meridionale delle Eolie, separata da Lipari (v. lipari, isole) per un canale di 750 m., profondo circa 50 m. e dista meno di 20 km. dalla costa N. della Sicilia.
Di forma irregolare, quasi ovale, lunga circa 8 km. da NO. a SE., con larghezza massima di circa 6 km., ha una superficie di kmq. 21,22 e una popolazione sparsa di circa 300 abitanti.
A prescindere da Vulcanello sorto dal mare a N., nel sec. II a. C., e che ha dato lave di natura basica, ed ha presentato anche nel sec. XIX qualche lieve attività di fumarole, a Vulcano si possono distinguere due diversi centri eruttivi principali: quello meridionale, del tutto spento che forma un vasto altipiano di quattro kmq. di superficie, con altitudine media di circa 350 m. costituito da lave, da banchi da tufo e da depositi quaternarî, con le coste molto ripide, solcate da dicchi, e circondate da una cerchia di alture fra cui Monte Aria verso S., di 500 m. e Monte Saraceno a NO. di 480 m. I prodotti eruttivi di esso sono diversi di struttura e di composizione, ma sono tutti di natura basica. L'asse eruttivo di esso andò spostandosi e pare che le sue ultime manifestazioni eruttive siano state quelle che formarono il M. Saraceno. Nella sua parte settentrionale è profondamente sventrato, e forma un ampio recinto a semicerchio, con pareti ripide, quasi verticali, dentro il quale, verso il centro di un grande atrio, sorge il monte detto Fossa di Vulcano, il grandioso cratere ritenuto officina dei Ciclopi. A occidente, da Capo Secco a Lentia, a Capo Grosso e fino al Porto di Ponente sorgono gli avanzi di un altro grande edificio vulcanico, di natura molto diversa, con lave molto acide, che si prolunga a levante coi Faraglioni, molto alterati, e con le trachiti delle Punte Nere e fino a Punta Luccia.
Esso, profondamente sventrato, sembra anteriore al centro basico del Piano e si sarebbe ridestato dopo l'estinzione di questo, con la formazione del suddetto monte della Fossa di Vulcano, che si mantiene attivo fino ai nostri giorni, e dà prodotti di natura acida, pur contenendo inclusi svariati provenienti da entrambi i vecchi edifici vulcanici.
Il vulcano attuale è un bel cono di 386 m. di massima altezza, con base quasi circolare d) 6-7 km. di circonferenza. Sorge isolato da ogni parte, coi fianchi esterni a pendio ripido, regolare, ma squarciato verso N. da un duplice cratere avventizio spento detto Forgia Vecchia. È costituito prevalentemente di materiali frammentarî, salvo verso NO. ove vi è una celebre colata di ossidiana riolitica, detta Pietre Cotte.
Il suo cratere attivo non si apre al centro del monte, ma un po' a N. e a O. È allo stato di solfatara, molto attiva e ha dato numerose eruzioni, in generale esplosive, fra cui più notevoli sono quelle del 1771 che diede la corrente di ossidiana, e quella più recente, esplosiva, del 1888-90.
L'orlo settentrionale del cratere presenta un ripiano in cui numerose e attivissime sono state e sono le fumarole, che hanno dato acido borico, cloruro di ammonio e zolfo che hanno alimentato una notevole attività industriale nel secolo XIX, insieme con l'estrazione degli allumi provenienti dalle grotte dei Faraglioni di Levante. Una strada mulattiera saliva fino all'orlo più basso del cratere (290 m.) al limite occidentale del Piano delle Fumarole e poi ridiscendeva per circa 80 m. lungo la parete interna fino al fondo pianeggiante del cratere dove esistevano ricoveri in muratura per gli operai e per i muli, che furono distrutti dalle esplosioni del 1886 e specialmente dalla grande eruzione del 1888-90, la quale produsse anche gravi danni alle costruzioni nel piano sottostante e fino nell'istmo che unisce Vulcano a Vulcanello. Per i loro caratteri particolari le esplosioni di questa eruzione furono chiamate vulcaniane, e per la prima volta vi si osservarono gl'interessanti proiettili di materiale coevo, con interno pomiceo e con crosta vetrosa squarciata che furono detti bombe a croste di pane.
Oggi le fumarole del cratere sono sempre molto attive e la loro temperatura è salita da poco più di 150° a oltre 450°, ma è molto diminuita la produzione di acido borico, non conviene più l'estrazione del sale ammoniaco e dell'allume e l'attività industriale si è limitata alla produzione dello zolfo.
Dal 1915 l'azione fumarolica si è molto estesa nel piano sottostante, nel porto di levante, fino anche a Lentia e verso vulcanello, con temperature intorno a 100° e con emissione di SO2 e di H2S che vi hanno distrutta la vegetazione e danneggiato fabbricati.
L'isola è in parte boscosa, coltivata a ginestre, a vigneti, e un po' a pascoli, e di recente anche sulle lave di Vulcanello sono stati piantati eucalipti, opunzie e ginestre. Vi mancano sorgenti di acqua potabile, ma verso il porto di ponente alcuni pozzi poco profondi dànno acqua fresca, molto apprezzata.