VULCI (Volci, Volcei; "Ολκιον, Οὔολκοι)
Antica città etrusca presso il litorale tirreno (Etruria meridionale), venti chilometri a nord-ovest di Tarquinia; collegata, mediante un diverticolo, con la Via Aurelia; oggi "Ponte della Badia" e "Pian di Voce". Dell'antica e florida città, più volte ricordata dalle fonti, pressoché nulla rimane oggi alla vista e nessuna testimonianza archeologica si possiede all'infuori della vasta necropoli, distesa per una superficie non perfettamente delimitabile, tanto sulla riva destra quanto sulla riva sinistra del fiume Fiora. L'abitato però sorgeva appunto sulla riva destra, in terreno limitatamente sopraelevato, presso un'ansa del fiume all'altezza di Ponte Rotto, con un certo distacco dalla zona della necropoli.
In grazia della sua importanza e floridezza commerciale, la città fece parte della federazione etrusca. Vinta dai Romani nel 280 a. C. insieme con Volsinii, le fu tolta una parte del territorio in cui nel 273 fu fondata la colonia di Cosa. Vulci peraltro rimase federata fino alla guerra sociale. Allora ricevette la cittadinanza e, divenuta municipio, venne ascritta alla tribù Sabatina. Decaduta rapidamente sotto i Romani, in età imperiale la città sembra avere perduto tutta la sua antica importanza. A età romana appartiene la costruzione del monumentale Ponte della Badia, tuttora in funzione, insieme col relativo acquedotto, da secoli distrutto. Un'iscrizione latina di Vulci ricorda l'ordo et populus Vulcentium; un'altra i quattuorviri iure dicundo.
La notorietà attuale del luogo è dovuta esclusivamente alle scoperte archeologiche e di oggetti artistici (bronzi, oreficerie, sculture di pietra, vasi greci dipinti in grandissima copia) cui diedero inizio, a partire dal 1828, gli scavi eseguiti nella necropoli da Luciano Bonaparte, principe di Canino, e successivamente da altri, a intervalli più o meno lunghi, sino ai tempi nostri. Fra l'immensa mole di materiale archeologico andato disperso per tutti i musei del mondo, ricordiamo le celebri pitture parietali della Tomba François, conservate tuttora in proprietà della casa dei principi Torlonia in Roma.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., XI, 2925-2950; G. Dennis, Cities and cemeteries of Etruria, Londra 1907 (ristampa), I, p. 447 segg.; Corpus Inscr. Etrusc., II, i, Lipsia 1923, fasc. 2, p. 139 segg.; St. Gsell, Fouilles dans la nécropole de Vulci (École française de Rome), Parigi 1891; A. Solari, Topografia archeologica dell'Etruria, I, Pisa, 1918, p. 200 segg.; G. Bendinelli, Relazione sopra una campagna di scavi nel territorio di Vulci, in Studi etruschi, I, Firenze 1927, pp. 129-144; R. Mengarelli, Nuove ricerche archeologiche a Vulci, in Bollettino d'arte Ministero istruz., s. 2ª, VIII (1929), pp. 368-380; F. Messerschmidt, Nekropolen von Vulci, Berlino 1930 (con le riproduzioni delle pitture di Vulci). Relazioni varie in Notizie degli scavi (v. Indici generali 1876-1930, p. 129).