Vynález zkázy
(Cecoslovacchia 1958, La diabolica invenzione, bianco e nero, 80m); regia: Karel Zeman; produzione: Krátký/Gotwaldov; soggetto: dal romanzo Face au drapeau di Jules Verne; sceneggiatura: Karel Zeman, Milan Vácha, František Hrubín, Jiří Brdečka; fotografia: Jiří Tarantík; montaggio: Zdeněk Stehlík; scenografia: František Mádl, Vilém Janík, Karel Zeman, Zdeněk Ostrčil, Josef Zeman; musica: Zdeněk Liška.
Il professor Roch sta progettando una sostanza chimica dallo straordinario potere. Il conte Artigas rapisce lo scienziato e il suo assistente, l'ingegner Hart, per condurli su un'isola deserta, rinchiuderli in un sotterraneo e impadronirsi dell'invenzione per conquistare il potere sul mondo. L'ingegner Hart divulga la notizia dei piani criminali di Artigas per mezzo di un piccolo aerostato. Successivamente l'ingegnere scappa su un pallone con Jana, una giovane anch'essa prigioniera del conte, mentre una coalizione di forze si predispone a porre fine al potere del diabolico Artigas. Questi si prepara a utilizzare un cannone gigante per eliminare i propri avversari. Ma il professor Roch, presa coscienza dello scopo imprevisto a cui è stata piegata la sua invenzione, si sacrifica per porre fine al potere del conte.
Vynález zkázy, frutto della maturità artistica di Karel Zeman, rappresenta una delle pagine più fulgide e innovative, sul piano tecnico ed espressivo, nella storia dell'animazione del dopoguerra. Il regista ceco, giunto a questo lungometraggio dopo esperienze nel campo dei pupazzi animati (la serie di Pán Prokouk ‒ Il Signor Prokouk, 1947-1959, e Král Lávra ‒ Re Lávra, 1950) e del disegno animato (Poklad ptačího ostrova ‒ Il tesoro dell'isola degli uccelli, 1952), aveva già sperimentato l'integrazione di attori in carne e ossa in uno scenario fantastico, popolato di creature animate e rappresentato da sfondi non realistici, con Cesta do pravěku (Viaggio nella preistoria, 1955). In questa direzione, Vynález zkázy fu un passo avanti e la prima e diffusa applicazione di un modello espressivo, figurativo e tecnico destinato a ulteriore perfezionamento con i film successivi: segnatamente, Baron Prášil (Il Barone di Münchausen, 1961) e Okradená vzducholod′ (I figli del Capitano Nemo, 1967).
Zeman si rifece a una ricchissima tradizione figurativa e narrativa, quella fantastica francese a cavallo tra Otto e Novecento. Sul piano tematico Vynález zkázy è tratto molto liberamente da un romanzo di Jules Verne; l'adattamento infatti, grazie al contributo congiunto di Zeman, del grande lirico František Hrubín e del talento versatile di Jiří Brdečka, artista equamente diviso tra cinema di finzione e di animazione, narrativa e satira, non si limita alla traduzione sullo schermo di una trama, ma integra questa con elementi, linee narrative e suggestioni provenienti dall'universo fantastico del romanziere francese e della letteratura di genere a lui coeva. Ma il risultato maggiore e più originale il regista lo ottenne a livello figurativo. Vynález zkázy coniuga gli oggetti distintivi dell'immaginario scientifico di fine Ottocento ‒ sommergibili, aerostati, macchine volanti, complessi congegni, esplosivi ‒ con una tradizione grafica derivata dall'illustrazione e dalla rappresentazione popolare; in modo particolare, dalle stampe di Léon Bennet e Edouard Riou. L'opzione adottata da Zeman previde una soluzione invero originale: l'integrazione di elementi eterogenei ‒ i tratti grafici non sempre univoci, ma soprattutto le componenti grafiche e fantastiche con gli attori in carne e ossa. Il risultato finale è un impasto inedito in cui l'aspetto artificiale è patente; ma proprio in questa esibizione risiede il fascino e l'unicità dell'esperienza di Zeman a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Non a caso, Gianni Rondolino suggerisce il paragone con Georges Méliès, "per quel senso del meraviglioso, quel piacere del racconto fantastico, quel gusto scenografico che furono le caratteristiche peculiari dell'artista francese". L'accostamento è in effetti immediato. A tali elementi di comunanza, si aggiungono una spiccata ricorrenza della frontalità rappresentativa e l'inevitabile riduzione dello spazio a due sole dimensioni, per consentire l'interazione tra interpreti e scenografie.
Sul piano narrativo e della storia culturale Vynález zkázy comporta alcuni tratti caratteristici dei film di transizione tra il controllo ferreo esercitato sulla produzione, durante gli anni del regime di Klement Gottwald (1948-1953), e il ribellismo della generazione degli anni Sessanta, con la quale Zeman fu in fertile dialogo. Infatti, Vynález zkázy mantiene in parte una struttura parabolica, di racconto esemplare, in maniera simile a Cesta do pravěku. La vicenda della sostanza chimica capace di mettere a repentaglio le sorti del mondo intero allude al pericolo nucleare, e la lotta tra Roch e Artigas al confronto politico in corso durante la guerra fredda. Infatti, il pacifismo proclamato costituì a lungo uno dei vessilli dei regimi totalitari dell'Europa Orientale, così come il timore di una fuga di cervelli e segreti scientifici. Allo stesso tempo, nondimeno, il gusto figurativo, il richiamo esplicito a forme rappresentative molto distanti dal canone del realismo socialista, l'ampiezza dell'apologo sottratto ai meri fini didattici preludono alle acquisizioni amare di Bláznova kronika (Cronaca d'un folle, 1964), sceneggiato da uno dei protagonisti della nouvelle vague ceca, Pavel Juráček: forse, il risultato più eccentrico della carriera di Zeman.
Vynález zkázy fu molto lodato fin dalla sua prima apparizione per le originali soluzioni tecniche impiegate dal regista, capace di integrare gli attori con i pupazzi e i disegni animati. A tal fine, spesso le singole scene vennero riprese ripetutamente, per impressionare di volta in volta elementi differenti con una macchina da presa immobile. Successivamente, per rendere dinamismo alle sequenze, Zeman ricorse a un montaggio di brevi frammenti. Nondimeno, il regista non rinunciò a includere nell'opera movimenti di macchina complessi all'interno di scenari disegnati, come tra gli ingranaggi della base sottomarina. Presentato all'Expo di Bruxelles del 1958, il film vi guadagnò il Gran Prix e l'attenzione di André Bazin, tra gli altri. Successivamente, Vynález zkázy ottenne numerosi riconoscimenti anche in patria, e da allora figurò tra le pietre miliari dell'animazione del secondo dopoguerra.
Interpreti e personaggi: Arnošt Navrátil (professor Thomas Roch), Lubor Tokoš (ingegner Simon Hart), František Šlegr (capitano dei pirati), Miloslav Holub (conte Artigas, capo dei pirati), Jana Zatloukalová (Jana), Václav Kyzlink (ingegner Serke).
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