WAHIMA (o Bahima o Watusi)
Popolazione che occupa parte del territorio dell'Uganda a occidente del Lago Vittoria. La loro economia è fondata sulla pastorizia e il latte è il loro nutrimento essenziale; non dànno alcuna importanza al terreno. Sono governati da un re, dal quale dipendono i varî capi, che è riconosciuto come il padrone di tutto il bestiame. L'organizzazime sociale è molto influenzata dal totemismo, la tribù è divisa in quattordici clan, ciascuno dei quali ha il suo totem, alcuni clan sono a loro volta suddivisi, i membri di uno stesso clan si sentono strettamente parenti. La schiavitù è ammessa soltanto per persone di altre tribù, tutti i Wahima si considerano nati liberi.
Il re dei Wahima si riallaccia al tipo del re sacro (v. sudanesi; uganda), e quando muore, il suo corpo è oggetto di una quantità di lavaggi con latte e portato in una foresta dove sono sepolti tutti i re, le loro mogli, i principi e le principesse. Lo spirito del re morto diventa un leone, quello della moglie del re un leopardo e quello dei principi e delle principesse un serpente; i sacerdoti addetti al tempio del re morto hanno il compito di nutrire i leoni di quella foresta e di comunicare con lo spirito del re quando ciò è necessario. Le altre persone sono sepolte nella capanna, il loro spirito si aggira attorno a essa e può fare del bene o del male ai parenti, perciò va propiziato con offerte.
Alla morte del padre il bestiame passa generalmente al primogenito, le vedove al fratello del morto, ma se questi ha già due mogli il maggiore dei figli prende cura delle vedove di suo padre, le quali però restano scmpre proprietà di suo zio che le visita di tanto in tanto, tuttavia i figli che nascono da queste donne sono considerati ancora figli del morto e non di suo fratello. Il bestiame di chi muore senza figli passa al re, il quale può darne una parte al fratello del morto.
La monogamia è generalmente osservata tra i Wahima (v. uganda), ma in alcuni casi è praticata la poliandria, istituzione sociale quasi sconosciuta in Uganda. Se due o tre fratelli sono troppo poveri per procurarsi separatamente la dote, si mettono d'accordo per raggiungere assieme la quantità di bestiame necessaria e sposano una donna che diventa loro comune moglie. L'ospitalità esige che un amico, che faccia visita a un altro amico, dorma con lui e con sua moglie e che di buon mattino il marito ceda la moglie all'ospite; se giunge un ospite quando il marito è assente, la moglie deve intrattenerlo e, se l'ospite lo desidera, può avere rapporti con lei; se marito e moglie visitano un amico, durante il periodo della visita, vengono scambiate le mogli. Il divorzio è raro benché il marito possa mandar via la moglie, se essa si prostituisce o permette ai suoi nemici di avere rapporti con lei.
Riconoscono un essere supremo che chiamano Lubaga, creatore e padrone del mondo e benefattore degli uomini, ma non gli fanno sacrifici. Credono pure in altre divinità inferiori, ogni clan ha la sua divinità particolare cui ricorre per aiuto e consiglio, rivolgono preghiere e sacrifici a molti amuleti, hanno fiducia in molte pratiche magiche e osservano diversi tabu. Chi è colto a fare stregonerie contro qualcuno è spogliato del suo bestiame e deve lavorare la terra o emigrare in altre tribù.
Bibl.: Max Weisz, Die Völkerstämme im Norden Deutsch-Ostafrikas, Berlino 1910; id., Land und Leute von Mpororo, in Globus, LXXXIX (1906), XCI (1907); id., Washima und Wanjambo, in Archiv für Rassenbilder, 5, 6, Monaco 1926; John Roscoe, The Bahima, in Journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland, XXXVII (1907), p. 93 segg.; id., The Banyankole, Cambridge 1923; Deutsches Kolonial-Lexikon diretto da Heinrich Schnee, Lipsia 1920.