Disney, Walt
L'artefice di un mondo magico
Insuperabile punto di riferimento del cinema d'animazione a partire dagli anni Trenta del Novecento, il regista e produttore americano Walt Disney ha costruito un vero e proprio impero grazie a un formidabile intuito in campo artistico e all'abilità manageriale
Disney era un sorridente e poetico papà che, con la sua fantasia, ha saputo divertire generazioni di ragazzi e adulti? Oppure, come sostengono altri, un abile uomo d'affari che ha cinicamente sfruttato il talento dei suoi collaboratori per costruire un vero e proprio impero? Né l'uno né l'altro, o, se preferite, un po' dell'uno e un po' dell'altro. Che Walter Elias Disney, nato a Chicago nel 1901, fosse anche un bravo uomo d'affari è indubbio: se non lo fosse stato, la sua casa di produzione, fondata nei tardi anni Venti del secolo scorso in un periodo in cui gli Stati Uniti vivevano una forte crisi economica, avrebbe fatto la fine di molte aziende del genere sparite dalla scena perché male amministrate.
Molti si sono immaginati Disney come un formidabile disegnatore: in realtà sapeva a malapena schizzare il personaggio di Topolino anche se iniziò la sua carriera disegnando caricature e immagini pubblicitarie. Non era neppure uno sceneggiatore in senso stretto: scrisse i copioni per i suoi primi cortometraggi e le sue prime storie a fumetti, ma poi affidò ad altri anche questo lavoro. Allora, cosa faceva? A un ragazzino che gli aveva posto questa domanda, pare che avesse risposto: "Sono come un ape che vola di fiore in fiore alla ricerca del polline più adatto per realizzare il miglior miele possibile".
Disney era un insuperabile e forse insuperato visualizzatore, qualcosa a metà tra lo scrittore, l'illustratore, l'animatore e persino il musicista: insomma, uno di quei rarissimi individui in grado di immaginare perfettamente, addirittura di vedere con gli occhi della fantasia, come doveva essere un prodotto finito per piacere al pubblico a cui esso era destinato. Cioè, nel caso di Walt Disney, un po' a tutti: dai bambini ai vecchi, dagli americani agli abitanti dell'Europa o dell'Asia.
Grazie a questo suo formidabile e raro talento, Disney seppe circondarsi di abili artisti, che seguiva in ogni fase del lavoro per descrivere gli effetti che intendeva ottenere e che, grazie al loro talento personale, essi riuscivano a realizzare. Anche se Walt Disney non disegnava, non scriveva e non componeva le musiche dei suoi film (alcuni brani sono divenuti immortali e vengono ancora fischiettati), la fondamentale importanza del suo apporto si può immediatamente riscontrare guardando i film che recano il suo marchio. A quelli usciti dopo la sua morte, avvenuta nel 1966, anche i più fortunati al botteghino, manca un qualcosa di indefinibile. In poche parole, la magia di Walt Disney.
"Tutto è cominciato con un topo", era la frase che Disney ripeteva più spesso nelle sue interviste. In realtà, prima di creare Topolino nel 1928, Walt aveva già firmato parecchi disegni animati: i Laugh-O-Grams (1923), per esempio, o Alice in Cartoonland (1923), una serie in cui comparve per la prima volta il cattivo Gambadilegno che risulta così essere il suo personaggio più longevo. Nessuna di queste serie aveva però ottenuto molto successo, e un altro personaggio destinato a diventare abbastanza famoso, Osvaldo Leprotto (1927), gli era stato sottratto per questioni legali.
Topolino ‒ uno tra i primi disegni animati sonori ‒ invece piacque immediatamente; anziché dormire sugli allori Disney decise di investire il denaro ricavato in progetti innovativi: il primo disegno animato a colori (Fiori e alberi, 1932), il primo lungometraggio in animazione (Biancaneve, 1937), il film musicale Fantasia (1940) ispirato a famosi brani classici, il primo parco tematico (Disneyland, 1955), insieme a film dal vero, spettacoli televisivi e moltissimo altro ancora. Insomma, un vero e proprio impero.