Chiari, Walter
Nome d'arte di Walter Annichiarico, attore teatrale, cinematografico e televisivo, nato a Verona il 2 marzo 1924 e morto a Milano il 20 dicembre 1991. Uno dei più grandi e, per molti versi, misconosciuti talenti del cinema e del teatro leggero italiano. Arrivato al successo giovanissimo, ebbe una straordinaria capacità di entrare in diretto contatto con il pubblico, con il quale interagiva e dialogava nei suoi spettacoli, ricchi di memorabili monologhi. Attore vulcanico e indisciplinato, C. seppe, come pochi altri, rappresentare i comportamenti dell'uomo medio. Moderno ed eclettico, fu in anticipo sui tempi, giocando sull'amarezza quando dilagava la commedia all'italiana e interpretando nel periodo del boom personaggi perdenti. Tra i protagonisti della televisione degli inizi, inaugurò un tipo d'intrattenimento basato sulla trasformazione in chiave comica di aspetti quotidiani della società italiana, poi divenuta la formula consueta verso la fine degli anni Settanta con l'esplosione anche cinematografica dei cosiddetti nuovi comici.
Figlio di un maresciallo di Pubblica Sicurezza e di un'immigrata pugliese, si trasferì presto a Milano dove iniziò una brillante attività sportiva nel pugilato (nel 1939 fu campione regionale dei pesi piuma). In quegli stessi anni iniziò a lavorare in teatro, dove ottenne il suo primo ruolo di rilievo nel 1946 nello spettacolo di rivista Se ti bacia Lola, con Marisa Maresca. Il successo giunse immediato, permettendogli di portare avanti in parallelo l'attività teatrale e quella cinematografica. Nel 1947 C. debuttò infatti nel cinema con Vanità di Giorgio Pastina, con cui vinse il Nastro d'argento come migliore attore esordiente. Dopo una parte in Totò al giro d'Italia (1948) di Mario Mattoli, si fece notare, nel 1950, con altre due commedie leggere dello stesso regista: L'inafferrabile 12, in cui recitò nel doppio ruolo di due fratelli, e I cadetti di Guascogna. Sorta di commedia-musical (genere in gran voga in quel periodo), interpretata in coppia con l'esordiente Ugo Tognazzi, quest'ultima diede a C. l'opportunità di incontrare attori che lo avrebbero affiancato in quasi tutti i film degli anni Cinquanta, come Carlo Croccolo, Riccardo Billi e Mario Riva, e soprattutto la sua 'spalla perfetta' Carlo Campanini. Celebri furono infatti i duetti tra i due attori, in particolare quello del 'sarchiapone', a buona ragione entrato nel patrimonio dell'immaginario umoristico italiano. Negli stessi anni ottenne anche in teatro grandi successi con le commedie Sogno di un Walter (1951) e Tutto fa Broadway (1952). Ma due incontri gli cambiarono la vita: il primo con Luchino Visconti, per il quale interpretò l'affascinante imbroglione che inganna Anna Magnani in Bellissima (1951), film che lo lanciò a livello internazionale; l'altro, nel 1956, con Pietro Garinei e Sandro Giovannini, che riuscirono a valorizzare la sua recitazione vulcanica in commedie musicali, esempi di teatro leggero ben costruito (nell'ambito del quale C. formò con Delia Scala una coppia di grande successo), come Buonanotte Bettina (1958), Il teatrino di Walter Chiari (1959) e Un mandarino per Teo (1960), quest'ultima al fianco di Sandra Mondaini. Nel corso degli anni Cinquanta C. aveva frattanto interpretato una serie incredibilmente numerosa di film: ben otto nel 1951 (tra cui O.K. Nerone di Mario Soldati, rivisitazione in chiave comica e vagamente surreale della Roma antica), e addirittura nove nel 1952, spesso scritti dalla coppia Vittorio Metz e Marcello Marchesi, molto attiva in quegli anni. Tra questi da segnalare almeno Noi due soli, da Metz e Marchesi anche diretto, commedia 'fantascientifica' con un C. sognatore e malinconico, e un altro film di Soldati, Il sogno di Zorro. Attivissimo (comparve in oltre cento film), anche se spesso male utilizzato, interpretò tra gli altri Gli uomini, che mascalzoni! (1953) di Glauco Pellegrini, remake del famoso film di Mario Camerini, Gran varietà (1954) di Domenico Paolella e Donatella (1956) di Mario Monicelli. Dopo essere stato Pablo in Bonjour tristesse (1958) di Otto Preminger, ottenne grandi successi in quegli anni anche in televisione, dove i suoi monologhi e le sue barzellette riempirono gli spettacoli di varietà. Di bell'aspetto e dal sorriso simpatico, C. intrecciò spesso la sua vita personale con quella professionale; famose furono le sue love story con star dell'epoca come Lucia Bosè e Ava Gardner. Sulla soglia dei quarant'anni riuscì finalmente a ottenere ruoli all'altezza del suo talento e, dopo i quattordici film del biennio 1960-61, tra cui un paio di film 'balneari', come Ferragosto in bikini (1960) di Marino Girolami e Bellezze sulla spiaggia (1961) di Romolo Guerrieri, nel 1963 interpretò il nostalgico La rimpatriata di Damiano Damiani e l'anno successivo Il giovedì di Dino Risi. Il Cesarino del film di Damiani, sospeso tra due donne, due vite parallele e il gruppo di amici che si ritrova in una serata milanese, raccontata come una sorta di 'linea d'ombra' generazionale, lasciò emergere la vena romantica e scanzonata di C., che fornì la migliore interpretazione della sua carriera. In Il giovedì il suo volto, dai tratti a un tempo fanciulleschi e da seduttore, ben si adattò al personaggio di moderno marito separato, che trascorre una giornata in compagnia del figlio, tra le strade di Roma e il mare di Ostia. Ma questa riscoperta di un C. meno gigione e più amaro, capace di essere divertente e nello stesso tempo commovente, sarà poco compresa e non verrà valorizzata da altri registi. La restante parte degli anni Sessanta vide l'attore, che pure era famosissimo e compariva spesso in televisione come ospite, passare da un film all'altro senza più trovare il ruolo giusto, se si escludono forse quello di Sandro, il giornalista che svolge l'inchiesta sull'egoismo, in quella 'commedia morale' che è Io, io, io... e gli altri (1966) di Alessandro Blasetti, e il personaggio shakespeariano di Silence in Campanadas de medianoche, noto anche come Chimes at midnight (1966; Falstaff) di Orson Welles. Dopo la conduzione nel 1968, con Mina e Paolo Panelli, della trasmissione televisiva Canzonissima, arrivarono per C. anni bui che lo esclusero dalla ribalta italiana. Tornò successivamente a lavorare in teatro (anche in un singolare Finale di partita di S. Beckett, in coppia con Renato Rascel) e, quindi, nel cinema: in Joe Valachi o I segreti di 'Cosa Nostra' (1972) di Terence Young, Zig Zig (1974) di Laszló Szábó, e in film poco noti come Per amore di Cesarina (1976) di Vittorio Sindoni. Negli anni Ottanta visse isolato, in una spirale autodistruttiva da cui emersero comunque due belle e dolenti interpretazioni: quelle offerte in Romance (1986) di Massimo Mazzucco e in Tracce di vita amorosa (1990) di Peter Del Monte. Nel 2000 R. Buffagni ha curato una raccolta dei suoi sketch più famosi (Il sarchiapone e altre storie).