Giurista e uomo politico tedesco (Magonza 1901 - Stoccarda 1982). Segretario di Stato degli Esteri (1951-58) e presidente della commissione CEE (1958-67), da lui prese nome (dottrina H.) la posizione assunta dalla Repubblica Federale di Germania nella politica estera tra il 1955 e il 1969, in base alla quale essa rivendicava la rappresentanza esclusiva del popolo tedesco.
Prof. nell'univ. di Rostock (1930), poi in quella di Francoforte sul Meno (1941). Guidò la delegazione della Repubblica Federale di Germania ai negoziati, iniziati a Parigi nel giugno 1950, sul cosiddetto Piano Schuman per la costituzione di una Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Nominato nel 1951 segretario di Stato presso il ministero degli Affari Esteri, ha legato il suo nome alla formulazione (25 settembre 1955) delle linee direttive (dottrina H.) cui si ispirò, fino alla fine del 1969, la politica estera della Repubblica Federale di Germania, basate sulla pretesa rappresentanza esclusiva da parte di quest'ultima del popolo tedesco nel suo complesso, con tutte le conseguenze che ne derivavano (non riconoscimento della Repubblica Democratica Tedesca e rottura delle relazioni diplomatiche con i paesi che l'avessero riconosciuta, fatta eccezione per l'URSS; assunzione di tutte le riparazioni di guerra dovute dalla Germania nazista, ecc.). Fu poi presidente della Commissione della CEE (1958-67), presidente del Movimento europeo (1968-74) e deputato al Bundestag per l'Unione cristiano-democratica (1969-72) .
Fra le sue pubblicazioni si ricordano: Die Aktienrechte der Gegenwart (1931); Die Berichtigung des Gesellschaftskapitals (1942); Wissenschaft und Politik (1949); United Europe: challenge and opportunity (1962); Die echten Probleme der europäischen Integration (1965); Der unvollendete Bundesstaat (1969); Die europäische Gemeinschaft (1973). Aveva raccolto (1979) le sue Europäische Reden.