CAPODAGLIO, Wanda
Nacque ad Asti il 1° genn. 1889 dagli attori Tullio e Ida Pecorini. Bambina, cominciò a calcare i palcoscenici, sui quali, disciplinata e diligente, crebbe maturando la sua esperienza. La parte del debutto, nel 1898, fu quella di Totò nella prima rappresentazione italiana di Zazà di P.F. Berton e C. Simon al teatro Valle di Roma per la compagnia T. Mariani. La prima scrittura regolare, come amorosa e generica della compagnia Picello diretta da E. Paladini, risale al 1905. Nel 1907-1908, coi ruolo di amorosa e di primattrice giovane, fu attiva nella compagnia E. Paladini-G. Favre e si fece notare nella prima italiana dei Buffoni di M. Zamaçois, in cui "offuscò letteralmente i suoi capocomici". In qualità di primattrice giovane venne poi assunta da I. Gramatica per un anno (La trilogia di Dorina di G. Rovetta e La moglie ideale di M. Praga) ed entrò nella compagnia Rodolfi-Nipoti-Spano a vicenda con B. Franci (1910) e in quella Zoncada-Severi (1911).
Aveva una figura aggraziata, il viso sottile incorniciato da folti capelli color rame (presto diventati famosi), era sicura nella dizione, sempre animata da un felice intuito dei personaggi da interpretare.
L'anno seguente, pur di far parte di una compagnia di primo piano, ella non esitò a fare un passo indietro per scritturarsi, in qualità di attrice giovane, nella compagnia Borelli-Gandusio-Piperno diretta dal "magnifico" F. Andò (1912-15); di questo periodo vanno segnalate due prime importanti, Il ferro di G. D'Annunzio (teatro Valle di Roma in contemporanea con Torino e Milano, 27 genn. 1914, parte della Rondine) e Il giglio nero di F.M. Martini (stesso teatro, 29 gennaio, parte di Nené), e le riprese di Demi-monde di A. Dumas figlio e di Marcia nuziale di H. Bataille. Due eroine del secondo autore furono trasportate con gli stessi costumi e gli arredi di scena sui teatri di posa della Cines di Roma ad opera di C. Gallone, e così ella fu Lulù nella Donna nuda (1914) e Susanna Lechatellier in Marcia nuziale, accanto a L. Borelli. Attraverso l'insegnamento di R. Ruggeri, col quale rimase come una delle tre primattrici del triennio 1915-18 (in un secondo momento a vicenda con V. Vergani), riuscì ad irrobustire la sua personalità, come è dimostrato dal fatto che R. Simoni la menzionò per la prima volta, accanto a P. Campa, nella ripresa del Piccolo santo di R. Bracco (teatro Lirico di Milano, 6 apr. 1915, parte di Annita) e la ricordò con lode, subito dopo, per l'Amleto di W. Shakespeare (stesso teatro, 20aprile, parte di Ofelia).
Dopo l'intervento italiano nella prima guerra mondiale, si recò saltuariamente a recitare con i colleghi nelle retrovie del fronte per il Teatro del soldato promosso dal Simoni e M. Praga. Dopo la parentesi di un anno con I Gramatica, di nuovo come primattrice giovane e primattrice a vicenda, divenne primattrice assoluta nella compagnia U. Palmarini con la quale rimase dal 1919 al 1924. Nel marzo 1920 sposò il Campa, socio del capocomico, che, come allestitore di compagnie e di spettacoli memorabili, dedicherà tutte le proprie energie a preparare e appianare il suo cammino. Accanto a lui si segnalò come Monna Vanna nel Beffardo di N. Berrini e Carlotta nei Maggiolini di E. Brieux, e soprattutto come Silvia negli Interessi creati di J. Benavente (teatro Olimpia di Milano, 9 ag. 1922) e come Fiamma nella Donna mia di F. Petriccione (stesso teatro, 16 agosto), per la quale il Simoni elogiò una "recitazione semplice, calda e signorile". Il 2 maggio, al teatro Niccolini di Firenze, il Palmarini aveva messo in scena il dramma Zio Giovanni di A. Cechov, i cui "tempi morti" urtarono il pubblico abituato ai ritmi rapidi e vivaci del teatro alla francese; beccate e mormorii degli spettatori parvero non colpire lei che, fedele ai suggerimenti del capocomico e al suo intuito, rese quel personaggio press'a poco come lo renderanno le attrici di un non lontano futuro, quando il teatro cechoviano sarà accolto diversamente da un pubblico più attento ai valori della recitazione sottotono e al significato delle pause. Il 19 ottobre fu la volta di un altro importante personaggio sostenuto "con lodevole impegno" in concorrenza con A. Borelli, la Matilde Spina dell'Enrico IV di L. Pirandello che lo stesso autore diresse, cioè coordinò col gusto della precisione e del dettaglio che gli era connaturato, insieme con il sempre autorevole Palmarini (teatro Argentina di Roma). Il 13 apr. 1924 si collocò un'altra prima cechoviana in Italia, quella del Gabbiano (teatro Manzoni di Milano): col nome per la prima volta in ditta nella compagnia Talli-Capodaglio-Calò-Olivieri, impersonò Irene Arkadina con "amore, buon gusto, misura" (C. Salvini), ma lo spettacolo riuscì "un vero e proprio fiasco" e i "forni" non si contarono; il successo incontrastato tornò con Zazà nella quale la C. passò alle vesti della protagonista, memore della Mariani, e soprattutto con la prima italiana della Cugina di Varsavia di L. Vemeuil (Bologna, ottobre dello stesso anno) in cui fu Sonia Varilovna sfoggiando "abilmente un'astuzia chiassosa, infantile, maliziosa, sorniona e irruente". Dopo i sette mesi della W. Capodaglio-M. Giorda, nell'ambito della W. Capodaglio-C. Racca-E. Olivieri (1926-28), che predilesse il repertorio francese (anche il più polveroso), raccolse successi personali come protagonista di Madama Roland di G. Forzano e della prima italiana della Pianella di vetro di F. Molnár, che non naufragò per merito suo 05 ott. 1926). La successiva compagnia W. Capodaglio-U. Palmarini durò quattro anni e poté vantare le mille repliche di Topaze di M. Pagnol (teatro Quirino di Roma, 3 dic. 1929, parte della Mondana che, però, non piacque al D'Amico); nel repertorio di puro trattenimento, spesso giudicato effettistico e declamatorio, emersero, secondo il Simoni, le Acque torbide di C. Vildrac, per le quali egli spese le Prime lodi incondizionate nei confronti della C. (teatro Manzoni di Milano, 22 dic. 1931, parte di Gianna). Durante un periodo di riposo conobbe il triestino A. Moissi che, scoperto da M. Reinhardt, aveva recitato in Austria e in Germania, ma mai in Italia; il Campa lo persuase a svolgere un lungo corso di recite nel nostro paese e a recitare in italiano con attori italiani. L'ardua impresa vide la C. maestra di lingua e di dizione dell'attore ormai avviato a morte prematura, ma esaltato dall'idea di cogliere nuovi allori tra ammiratori benevoli e in un paese il cui clima gli consentiva di curare il suo male. La C. parve raccogliere allora, sera per sera, durante il memorabile biennio 1933-35, tutte le sue forze fisiche e intellettuali, tutto il calore del sentimento per conferire il massimo grado di espressione alla parola e al gesto che si fecero tesi, asciutti, nervosi, inconfondibilmente suoi.
Dei sette lavori della tournée, il primo e il più celebrato fu La leggenda di ognuno di H. von Hofmannsthal (chiostro di S.Ambrogio a Milano, 10 luglio 1933); ma si possono senz'altro citare anche Il cadavere vivente di L.N. Tolstoj (teatro Manzoni di Milano, 2 febbr. 1934), l'Amleto (teatro Lirico di Milano, 16 marzo), in cui sostenne "nobilmente" la parte della regina, e, alla vigilia della scomparsa del Moissi, la prima italiana del Pappagallo verde di A. Schnitzler (stesso teatro, 13 febbr. 1935).Scossa dalla perdita del Moissi, avvenuta nel marzo successivo, si ritirò in campagna e non ne uscì che per entrare nella compagnia nazionale L. Carini-W. Capodaglio-A. Betrone che la tenne impegnata per un anno e nella quale fu, in una parte breve e drammatica, Caterina nella Maschera di Bruto di S. Benelli (teatro Odeon di Milano, 9 nov. 1937) ed Elisabetta d'Inghilterra in Elisabetta (L'amante negata all'amore) di A. Josset. Secondo L. Bragaglia questa fu "la più alta vetta interpretativa" nella carriera dell'attrice (teatro Margherita di Genova, 21 genn. 1938). Nella stagione 1938-39 formò compagnia con B. Starace-Sainati e portò al successo Delirio del personaggio di V. Bompiani (teatro Manzoni di Milano, 3 marzo 1939) e Frenesia di C. De Peyret Chappuis (stesso teatro, 9 marzo). Il Simoni la invitò ad uno spettacolo dell'estate veneziana e, sotto la sua regia, il 18 luglio, fu Orsola "frittolera pugnace" nel Campiello di C. Goldoni nel campiello del Piovan alla Bragora; poi la convinse ad una scelta non insolita nel mondo dello spettacolo, ma non priva di incognite per una donna insofferente di costrizioni burocratiche, quella d'insegnare recitazione presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma sulla cattedra che era stata di I. Gramatica.
La C. accettò e dal 1° ott. 1939 intraprese la nuova professione (che portò avanti con fermezza ed umanità insieme) non trascurando, peraltro, il teatro militante e riprendendo i contatti col cinema: durante il periodo bellico partecipò ad un solo spettacolo teatrale, Maria Maddalena di anonimo dei XV secolo (teatro Eliseo di Roma, 26 febbr. 1940), e ad alcuni film, lasciando il segno come Signora Camilla in Avanti c'è posto di M. Bonnard (1942) e soprattutto come Baronessa di Lagomorto in Gelosia di F. M. Poggioli (1943) e come Zia Sofia in Resurrezione di F. Calzavara (1944).
Trascorse gli anni bui dell'occupazione nazista nella sua villa di Castelfranco di Sopra (Arezzo) interrompendo l'insegnamento per l'anno scolastico 1943-44; nel dopoguerra apparve saltuariamente in alcuni spettacoli, ormai anziana signora dai capelli corti, il viso solcato da lunghe rughe e la voce roca ma sapientemente modulata, in sintonia con personaggi di grande spessore tragico o grottesco, come la Signora Evans, protagonista di una sola scena, in Strano interludio di E. O'Neill (prima italiana al teatro Odeon di Milano, 9 genn. 1946), la vigorosa protagonista della Casa diBernarda Alba di F. García Lorca (prima italiana al teatro Nuovo di Milano, 17 maggio 1947), la perfida Egle di Ispezione di U. Betti (teatro Valle di Roma, 30 dic. 1951), la madre del protagonista nel memorabile Carlo Gozzi di R. Simoni (in commemorazione dell'autore ed amico, Teatro di via Manzoni di Milano, 2 ott. 1952) e la vecchia zitella nella prima italiana dell'Ultima stanza di G. Greene (teatro Valle di Roma, 17 nov. 1953). Nel 1954 con la Signora del film Cronache di poveri amanti di C. Lizzani creò la parte più importante della sua carriera cinematografica che, tuttavia, non le darà più alcuna soddisfazione tanto da farle affermare che il teatro di posa "è un interesse secondario nella mia vita". Pioniera della televisione, il 16 sett. 1955 debuttò con la parte di Letizia in Congedo di R. Simoni, accanto a C. Baseggio, e affiancò a quella radiofonica un'intensa attività televisiva: fu la Zia March nello sceneggiato Piccole donne di A. L. Meneghini e A. G. Majano da L. M. Alcott (a partire dal 19 novembre successivo) e la Signora Reed in Jane Eyre, sceneggiato di F. Cancogni e A. G. Majano da C. Bronté (a partire dal 9 marzo 1957). G. Strehler le offrì forse l'ultima delle grandi occasioni della sua vita d'artista: impersonò Volumnia nel Coriolano di W. Shakespeare (Piccolo Teatro di Milano, 9 nov. 1957). Dopo la partecipazione in tono minore come madre in Nozze di sangue di F. Garcia Lorca (teatro Stabile di Firenze, 16 marzo 1962) le apparizioni sul palcoscenico si interruppero per riprendere sei anni dopo; l'intervallo fu colmato da una serie di lavori televisivi che andarono dalla trasposizione della sua ultima fatica (3 maggio 1963) allo sceneggiato La fiera della vanità di A. G. Majano da W. M. Thackeray (a partire dal 12 nov. 1967, parte di Matilde Crawley) e fu segnato da quattro avvenimenti importanti: il 7 luglio 1963, con una cerimonia ufficiale al teatro Romano di Verona, le fu conferito il premio R. Simoni per la fedeltà al teatro; il 20 apr. 1964 perdette il marito rimanendone profondamente turbata; dopo il 31 luglio 1965 non le fu rinnovato il contratto per l'insegnamento, il che le provocò dispiacere e malumore; a partire dal 2 genn. 1966 ebbe la consolazione di diventare popolarissima con la parte della Zia Betsey Trotwood nello sceneggiato David Copperfield di A. G. Majano da C. Dickens. Apparve per l'ultima volta in teatro nella parte della Baronessa di Sommatino in Rosario di F. De Roberto (teatro del Conventino di Mentana, 20 luglio 1968); il suo ultimo film fu Toh è morta la nonna di M. Monicelli (1969); infine interpretò con una certa grinta la parte di Assunta La Bella nel televisivo Ilberretto a sonagli di L. Pirandello (15 dic. 1970). Da questo momento, salvo qualche prestazione radiofonica, l'attrice tacque: continuò a ricevere attestazioni di stima da parte di ex allievi divenuti famosi, come V. Gassman, L. Ronconi, G. De Lullo, ma soprattutto della prediletta R. Falk.
La C. morì a Castelfranco di Sopra il 30 ag. 1980.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell'Accademia nazionale di arte drammatica, fasc. Capodaglio Wanda; Roma, RAI. Radiotelevisione italiana, Schedario del servizio stampa, ad vocem; La Nazione, 3 maggio 1922; Comoedia, 25 aprile, 25 ott. 1924; Il Dramma, 1° ag. 1939, 15 genn. 1946, 1° dic. 1953; Teatro Scenario, 15 genn., 15 ott. 1952; Radiocorriere TV, 11-17 sett., 13-19 nov. 1955, 3-9 marzo 1957, 28 apr-4 maggio 1963, 2-8 genn. 1966, 12-18 nov. 1967, 13-19 dic. 1970; Corriere lombardo, p. 2 nov. 1957; Sipario, aprile 1962; Il Mattino, 31 dic. 1973; Il Tempo, 15 dic. 1978, 31 ag. 1980 (necrologio); Corriere della sera, 13 giugno 1979, 31 ag. 1980 (necrologio); Il Messaggero, 13 giugno 1979, 31 ag. 1980 (necrologio). Inoltre: A. Cervi, Senza maschera, Bologna 1919, pp. 911; M. Corsi, Chi è di scena?, Milano 1947, pp. 91-96; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I, Torino 1951, pp. 175, 195, 589 s., 593; III, ibid. 1955, p. 462; IV, ibid. 1958, pp. 59, 198, 373, 444; V, ibid. 1960, pp.55, 266, 268, 269; S. D'Amico, Cronache dei teatro, I, Bari 1963, pp. 362-363; II, ibid. 1964, pp.56, 261, 282; E. Possenti, 10 anni di teatro, Milano 1964, pp. 212-213; F. Savio, Ma l'amore no, Milano 1975, pp. 184, 296; C. Alvaro, Cronache e scritti teatrali, Roma 1976, p. 162; L. Bragaglia, W. C. attrice, Roma 1981, pp. 14, 16 e passim (biografia dell'attrice teatrale); Il Patalogo tre. Annuario 1981 dello spettacolo, Milano 1981, p. 59 (necrologio). Vedi infine: N. Leonelli, in Enciclopedia biografica e bibliografica "Italiana", s. 9 (Attori tragici - Attori comici), I, Milano 1940, pp. 2035.; Encicl. dello spettacolo, II, Roma 1954, coll. 1724-1725; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma 1958, coll. 1070-1071.