Wang Jianwei
– Artista cinese (n. Suining 1958). Attivo come pittore sin dalla fine degli anni Settanta, dal principio dei Novanta ha iniziato a interessarsi alla ricerca di nuove forme espressive (come installazioni e performance) indirizzandosi poi, soprattutto nel nuovo millennio, sempre più verso l’uso dei nuovi media; nelle sue opere si fondono insieme video, film, documentari, elementi teatrali, scultura e pittura nell’ambizioso tentativo di trovare una nuova forma di linguaggio capace di rappresentare la complessità della società (cinese) contemporanea. Pienamente partecipe della tradizione che riconosce all’artista anche una funzione sociale, considera la ‘difficoltà’ (più volte notata) delle sue opere come necessaria a creare nel pubblico uno sguardo capace di leggere il presente, tra i sempre dominanti retaggi storici dell’epoca maoista, la realtà quotidiana e l’ansia e la tensione verso le trasformazioni in atto. Tra i suoi numerosi progetti: Is he a traitor? (2002), installazione multimediale basata sul documentario propagandistico Lenin in 1918 (1939, di M. Romm, E. Aron e I. Simkov); Ceremony (2003), un lavoro sull’indottrinamento della memoria collettiva in Cina costituito da diversi spezzoni di film del 1949 rimontati assieme; Hostage (2008), altro lavoro sul condizionamento della storia; Yellow signal (2011), vasta opera multimediale – segnali sonori, elementi architettonici, un’intera sala riempita di palle da basket, più video che simultaneamente mostrano scene diverse (per es. mendicanti uccisi per la strada, un uomo e una donna inginocchiati che si guardano allo specchio) – il cui titolo evoca il famigerato ‘pericolo giallo’. È stato il primo cinese a esporre a Documenta di Kassel (1997); ha inoltre partecipato alla Biennale di Venezia nel 2003.