War on terror
<u̯òr ën tèrë>. – Offensiva su scala mondiale lanciata dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. A coniare l'espressione fu lo stesso Bush con riferimento alla strategia che la destra repubblicana statunitense intendeva seguire contro le organizzazioni terroriste di ispirazione islamica, antioccidentale e antisemita, prima fra tutte al-Qā‛ida, e contro gli stati che fornivano loro ospitalità e finanziamenti. La war on terror si caratterizza come conflitto asimmetrico e non convenzionale: uno Stato o una coalizione di stati che combatte contro organizzazioni terroristiche non identificabili territorialmente con una o più nazioni. In quest'ottica l’offensiva contro i terroristi doveva prima condurre ad assicurare i responsabili degli attentati alla giustizia e poi esportare la democrazia e la libertà negli stati che li fiancheggiavano. Un’ipotesi teorica che non ha trovato riscontri pratici: dopo un decennio dalla caduta del regime dei talebani in Afghanistan e di Saddam Hussein in Iraq in entrambi i paesi la democrazia appare fragile.