Vedi WARKA dell'anno: 1966 - 1997
WARKA (v. vol. VII, p. 1215)
L'antica Uruk risale, in uno dei suoi più antichi centri di insediamento (Kullaba), all'età preistorica, e fiorisce su un'area assai vasta (il perimetro esterno delle mura urbiche si sviluppa per c.a 10 km); ebbe molto prestigio nell'ambito della cultura sumerica dalla seconda metà del IV millennio a.C. La città era circondata in età protodinastica da una doppia cinta di mura, che le fonti riconducono all'eroe mitico Gilgameš, e si estendeva per un'area di almeno 5 km2, circoscritta da un muro interno spesso 5 m, scandito da contrafforti e da due porte urbiche, situate a Ν e a S. Una progettata topografia urbana emerge dalla disposizione dei quartieri monumentali, con i templi e i palazzi nell'area più elevata del sito, e la concentrazione delle unità abitative private, delle zone destinate alle coltivazioni e alle necropoli nel restante territorio, pari a metà circa dell'insediamento complessivo. Se Kullaba rappresenta il centro del dio maggiore del pantheon sumerico, Anu, l'Eanna, ossia il recinto sacro dedicato alla dea cittadina Inanna, resta il fulcro permanente della vita religiosa e sociale di W., dall'età protostorica a quella persiana: alle grandiose e uniche opere edilizie dell'ultimo quarto del IV millennio a.C. fanno seguito infatti le attività di propaganda politica e di legittimazione del regno dei sovrani della I e della III dinastia di Ur (nel corso del III millennio a.C.); quindi (nel II millennio a.C.) quelle della dinastia amorrea di Isin e dei Cassiti e degli imperi neo-assiro e babilonese (nel I millennio a.C.) che, rispettivamente, con Sargon II, Assurbanipal, Nabucodonosor II e Nabonedo riedificarono e ampliarono le strutture monumentali di culto della città, fino al dominio di Babilonia da parte di Ciro II il Grande (metà VI sec. a.C.).
Il primato di W. nell'organizzazione urbana e il ruolo guida che riveste nella cultura architettonica e artistica della Mesopotamia protostorica si colgono nel progetto monumentale dell'Eanna, articolato in numerosi e coerenti complessi edilizî, sacri e amministrativi (livelli V-IV), completati da rivestimenti policromi in coni di pietra o di argilla, secondo tendenze tecnico-decorative proprie dell'età protostorica e ricorrenti anche in altri centri di espansione della cultura sumerica, quali Eridu, Teli Brak e Teli 'Uqayr. La ricerca architettonico-decorativa presenta particolare incisività nel «Tempio a mosaico di coni» («Steinstifttempel»), eretto tra i due complessi maggiori di culto di Inanna e di Anu, a pianta rettangolare, rivestito lungo le pareti esterne di coni policromi in pietra calcarea, a formare un fitto tessuto ornamentale astratto-geometrico. Nel corso delle successive e spesso radicali trasformazioni edilizie e di assetto urbano dell'Eanna dalla metà del IV ai primi secoli del III millennio a.C., risultano di particolare rilievo alcuni edifici maggiori, di probabile carattere secolare, sebbene la loro funzione non sia ancora definitivamente accertata, sorti tra l'età protostorica antica (livelli V-IV) e la più recente (livello III), quali: il «Riemchengebäude» («edificio in mattoni di argilla cruda di piccole dimensioni» - 25x6x6 cm - impiegato esclusivamente in età protostorica), che si installa sul precedente «Tempio a mosaico di coni», a pianta quadrangolare, costituito da due ambulacri concentrici definiti da mura perimetrali di forte spessore e, apparentemente, privo di accessi, eppure stipato di beni di varia qualità e pregio (dal vasellame per provviste ai tessuti, a elementi di arredi, ecc.) che affluivano in un magazzino centrale, deposito per l'area cultuale-ufiiciale ove è situato. Di ancora più complessa interpretazione risulta il palazzo, una fabbrica a pianta quadrata, costruito al centro dell'Eanna, prima che l'intera area fosse occupata dal grande tempio D (v. vol. VII, p. 1216, s.v.). L'edificio si sviluppa in un ampio cortile di 31x31 m su cui insistono quattro serie di vani analoghi, culminanti su ciascuno dei quattro angoli in bastioni a profondi recessi e nicchiature multiple. La concezione spaziale della fabbrica e i complessi percorsi di accesso al cortile, fulcro dell'edificio, inducono a ritenerlo adibito a funzioni di ricevimento e di rappresentanza correlate alle attività ufficiali del culto di quest'area. Attorno alla ziqqurat di Inanna, che nell'età protostorica recente occupa gran parte dell'area, sorgono molteplici strutture di vario impiego (alloggi per il clero, uffici amministrativi per la gestione economica, installazioni per cerimonie offertone, officine e luoghi non domestici) tra cui spicca una amplissima fabbrica, nata nel livello III e attiva per tutta la seguente età protodinastica e oltre (c.a 2900-2350 a.C.), forse fino agli esordî di Sargon di Accad. Si tratta dello «Stampflehmgebäude» («edifìcio d'argilla pressata»), così denominato per la tecnica impiegata, a gettate multiple sovrapposte di strati di argilla, forse costituenti la fondazione e le strutture inferiori dell'edificio, su cui dovevano impostarsi i piani superiori, ora perduti. La pianta dell'edificio, non ancora definita seppure già estesa per oltre 10.000 m2, consta di varie corti e di ambienti connessi, con un sistema plurimo di accessi e di percorsi, che ben si adatterebbe a funzioni di controllo centralizzato dei beni.
La provenienza da tale edificio di numerose tavolette con testi economico-commerciali ha fatto ipotizzare per il complesso il ruolo di sede primaria commerciale-amministrativa dal periodo di Ğemdet Naṣr in poi, per l'economia e la gestione del potere nell'Eanna. Va notato come alla connotazione ormai fortemente secolare-amministrativa delle fabbriche maggiori dell'Eanna nel periodo di Ğemdet Naṣr corrisponda una sensibile flessione nelle realizzazioni tecnico-edilizie, e si avverta la sostanziale assenza di un progetto univoco, sia nel disegno mentale che nella traduzione architettonica, a vantaggio di una crescita per parti dell'intera area.
Nel centro di Kullaba, a NO della ziqqurat per il dio Anu, si erge nell'età protostorica matura, su una sorta di basamento di lastre calcaree, un edificio costituito da tre strutture murarie, tipologicamente analoghe e di diverso spessore, inscritte l'una nell'altra, a formare una specie di labirinto, con accessi sfalsati per ognuno dei settori circoscritti dai perimetri murarî. Il vano centrale, con ingresso nella parte di NO, presenta un'accurata intonacatura interna e una sorta di podio. L'enigmaticità dello «Steingebäude» («edificio in pietra», per la peculiarità delle strutture di base) è accentuata dall'evidenza di un suo interramento parziale, cui fa seguito la totale rimozione dei materiali all'interno e una seconda definitiva sigillatura, già interpretata come l'ultimo atto di un rituale connesso al ruolo di culto dell'edificio, più specificamente di cenotafio, forse in stretto rapporto con la ziqqurat del dio. La destinazione dell'edificio resta comunque ancora ignota per l'assenza di arredi e di resti funerarî, mentre la struttura labirintica e l'impostazione planimetrica riconducono alla pianta originaria del già citato «Riemchengebäude», a carattere più segnatamente secolare.
Le fondazioni dello «Steingebäude» raggiungono i livelli preistorici dell'età di 'Ubayd, ove sono stati messi in luce i resti di due templi sovrapposti di dimensioni superiori alle fabbriche coeve finora note del Vicino Oriente preclassico e con l'impianto planimetrico assunto a modello nel successivo Tempio Bianco dallo stesso sito. Le vestigia relative all'età protodinastica, situate prevalentemente nell'Eanna al di sotto della ziqqurat neo-sumerica, risultano solo parzialmente scavate e per mezzo di sondaggi sotterranei all'area di culto riorganizzata da Ur-Nammu e dai suoi successori, dopo gli sconvolgimenti operati dai sovrani accadici.
Si presume che persistesse nel corso del III millennio una sorta di alta terrazza in «Riemchen», rivestita da un ordito in mattoni piano-convessi, coronata da una struttura a mosaico di coni policromi e circoscritta da un recinto rettangolare.
A SE della ziqqurat di Ur-Nammu si è messa in luce un'ampia corte, la cui estensione nell'età protodinastica non è però ancora chiaramente definita. Numerose installazioni da fuoco ricorrono fin dal periodo di Ğemdet Naṣr soprattutto a SE della ziqqurat neo-sumerica e nella corte sopracitata, soggette a continui livellamenti e sostituzioni, spesso nello stesso luogo, con strutture analoghe ma morfologicamente distinte. All'interpretazione degli archeologi tedeschi come «luoghi per sacrifici» ove si svolgevano i riti di combustione, si contrappone, più di recente, alla luce di un'analisi etno-archeologica, quella di dispositivi per la cottura degli alimenti destinati al consumo immediato o alla conservazione. Dall'età di Ur-Nammu in poi l'area della ziqqurat di Inanna e il complesso degli edifici attigui all'alta terrazza subirono restauri e modifiche fino all'avvento della dinastia cassita (metà del II millennio a.C.), quando un tempio fu eretto ex novo per la dea dal re Karaindaš. Testimonianze di attività edilizia anche prima dei Cassiti restano nel settore O del sito, ove nei pressi della cinta muraria il re amorreo Singašid eresse un grandioso palazzo, assai mal conservato sia per l'erosione naturale del tell in quella zona, sia per il violento incendio che vi pose fine (forse per mano del re Rim-Sin di Larsa, verso il 1830 a.C.). L'articolazione dell'edificio in due quartieri, entrambi con funzioni pubbliche e sicuramente di tipo secolare, conferma l'autonomia del potere regale dal controllo religioso, secondo una tendenza già incipiente nel tardo periodo protostorico.
Lo scavo sistematico di Uruk dalla seconda metà degli anni '70 ha messo in luce nell'area dell'Eanna, a NO della ziqqurat, tre livelli in buono stato di conservazione pertinenti a unità domestiche di quartieri abitativi del I millennio, dall'età neo-babilonese al periodo achemenide, e secondo una progettata disposizione urbana, che prevedeva spazî pubblici e percorsi stradali. L'altro settore principale di scavo fu fissato fuori delle mura urbiche di Uruk, nell'area dove si concentrava l'insediamento di età sasanide (già localizzato nel 1975): vi spicca la mole di un tempio, parte di un complesso più ampio, organizzato attorno a una corte a cielo aperto e articolato in quattro vani maggiori giustapposti, che testimoniano almeno sei fasi di frequentazione, di cui la terza ha restituito esigui resti di pitture murali e l'ornato, a stucco policromo, della facciata prospiciente la corte.
Lungo le mura urbiche orientali si estende una necropoli partica (con sepolture a sarcofagi del tipo «slipper coffin») soprastante un quartiere di abitazioni private, che le numerose tavolette cuneiformi rinvenute nelle singole unità edilizie datano all'età neo-babilonese. L'indagine nell'area periurbana dove sorge il tempio partico dedicato al dio Gareus ha rivelato la presenza di un tèmenos rettangolare (di 60x68 m) attorno al santuario, con torri angolari circolari, originariamente destinato a funzioni di difesa, e in seguito probabilmente connesso con il carattere cultuale del luogo.
Alla ripresa degli scavi nel 1982, dopo sei anni di pausa, si sono avviate una ricognizione sistematica della topografia dell'area urbana di W. e della regione circostante, e la realizzazione di una nuova cartografia del sito (sotto la direzione di R. M. Boehmer e in collaborazione con l'Università di Tubinga) che ha condotto a definire i limiti dell'insediamento tra la fine dell'età protostorica e la prima fase protodinastica nel settore settentrionale dell'Eanna, la presenza di un'ampia occupazione nell'età paleo-babilonese e, infine, lo sviluppo della città in età seleucide e partica. Il nuovo rilevamento topografico ha indicato che W. si estendeva per c.a 30 ha a NE dell'area urbana, oggetto di ricognizioni di superficie che hanno fornito finora, attraverso gli indicatori ceramici, una continua, se non omogenea, espansione dell'insediamento, dalla fine del IV millennio all'età sasanide, rivelando insospettata consistenza per i livelli dell'ultimo quarto del III millennio, dall'età accadica a quella della III dinastia di Ur. Il nuovo approccio metodologico ha anche permesso di verificare la variabilità nell'asse di sviluppo dell'impianto urbano nelle diverse fasi di vita della città. Tale fenomeno era già stato avvertito nel corso della ricostruzione storico-architettonica di W., che indica un apice di espansione di 2 km2 in età protostorica, una riduzione complessiva nel III millennio, una crescita vigorosa, verso O, al tempo della supremazia cassita, oltre il Palazzo di Singašid, e verso S, con lo spostamento dell'asse di sviluppo topografico rispetto al passato. Nell'età seleucide e partica la città si estende sia verso S-SO sia verso le zone collinari a NE dell'Eanna, ove fiorisce (su c.a 60 ha) un quartiere abitativo probabilmente riservato in età seleucide all’élite dell'apparato religioso e politico, per la presenza tra i ritrovamenti di numerosi testi letterarî.
Oltre alle evidenze dei materiali ceramici, significativi dati provengono dai cospicui lotti di monete seleucidi e partiche rinvenute nel corso degli scavi e raccolte nella ricognizione sistematica del sito, che confermano i modelli di insediamento profilati dalla seriazione ceramica, secondo una concentrazione degli specimina più antichi nel settore SO e dei più recenti nell'area orientale attigua al Tempio di Gareus.
La documentazione di cultura materiale più significativa, oltre alla ceramica, riguarda i c.d. tokens, sorta di gettoni in argilla, raramente in pietra, morfologicamente assai variati, rinvenuti in tutta l'area urbana di W., per un totale di c.a 700 esemplari, provenienti per lo più dai templi dell'Eanna, ma in piccola percentuale anche dal Palazzo e dallo «Stampflehmgebäude»: i più antichi risalgono all'età di 'Ubayd e alle fasi VI-IV di W. e testimoniano del livello di elaborazione contabile raggiunto nel sistema economico-amministrativo della città fin dagli ultimi secoli del IV millennio a.C. La produzione artistica da W. offre una significativa seppure esigua documentazione di pitture parietali policrome, di cui alcuni frammenti recuperati all'interno del «Riemchengebäude», a tematica sia astratto-geometrica sia a soggetto animale e umano, stilisticamente e cronologicamente affini a quelli provenienti dal «Painted Temple» di Tell 'Uqayr e dai templi dei centri protostorici dell'alta Siria ('Ğebel Arūda, Tell Qannas). La recente pubblicazione della ricostruzione grafica di un rilievo in basalto (già noto fin dalla metà del secolo scorso ma finora inedito, rinvenuto nell'area del sito da W. K. Loftus) ha condotto all'ipotesi dell'esistenza di un secondo monumento affine per tematica e per dati tecnico-materiali alla «stele della caccia», collocati forse entrambi in uno stesso edificio della tarda età protostorica. Le figurine fittili e le impronte di sigilli cilindrici, già oggetto di pubblicazioni sistematiche per lotti omogenei, costituiscono la documentazione figurativa più ampia del sito. Le figurine e le placchette fittili a stampo di soggetto umano, animale e mitologico ricorrono con marcata frequenza dall'età paleo-babilonese fino a quella achemenide e partica. La raccolta di impronte glittiche arcaiche comprende tutti i pezzi rinvenuti dagli inizî degli scavi fino alla XXV campagna (1967-68) - oltre che numerosi frammenti di bullae, già pubblicati nei rapporti di scavo tra il 1971 e il 1974 - di notevole ricchezza tematica, cui si aggiunge l'ampia documentazione proveniente dalla ricognizione condotta nell'ultimo decennio sul territorio, con una concentrazione massima nell'area urbana di NE per il III millennio. Al regno di Gudea di Lagaš, in parte contemporaneo dei sovrani della III dinastia di Ur, appartengono alcuni coni iscritti, un frammento pregevole di leone stante, con iscrizione dedicatoria del pio ensi al dio Ningirsu (forse collocato a guardia dell'ingresso di un suo santuario), e un toro androcefalo dalla tiara a corna, opere, queste ultime, ritenute provenienti dallo stato di Lagaš e destinate probabilmente a edifici di culto promossi anche a W. dall'attività edilizia di Gudea.
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(R Dolce)