Beatty, Warren
Nome d'arte di Henry Warren Beaty, attore, produttore e regista cinematografico statunitense, nato a Richmond (Virginia) il 30 marzo 1937. Per il successo ottenuto con il film Splendor in the grass (1961; Splendore nell'erba) di Elia Kazan, in cui è il fascinoso e inquieto Bud, B. ha fatto parte della schiera di attori giovani 'belli e maledetti' aperta da James Dean e Marlon Brando, arricchendo questa figura di disincanto e humour. Nell'immaginario popolare, la sua icona resta sia quella del fuorilegge romantico, ribelle e antiautoritario, legata a personaggi come Clyde Barrow di Bonnie and Clyde (1967; Gangster story) di Arthur Penn, sia dell'uomo elegante, ironico ma anche impegnato, a metà tra il playboy e l'intellettuale della Left americana. B. ha sperimentato la formula del regista-attore, a cui ha aggiunto anche, per alcuni suoi film, l'attività di produttore, dando vita a un cinema spettacolare: dal film del suo esordio Heaven can wait (1978; Il paradiso può attendere) a quello epico Reds (1981), al satirico-grottesco Bulworth (1998; Bulworth ‒ Il senatore). Oltre alle varie nominations all'Oscar ottenute come interprete, nel 1982 ha vinto l'Oscar per la migliore regia con Reds.
Attore teatrale fin dall'adolescenza e giovane segretario del Washington's National Theatre, B. studiò recitazione con Stella Adler a New York. Alla fine degli anni Cinquanta recitò in diverse serie televisive, approdando poi a Broadway, dove fu notato dal regista Kazan, che lo scelse per la parte del protagonista in Splendor in the grass, storia di un giovane amore rovinato dai pregiudizi sessuali di genitori conservatori nell'America degli anni Venti. Nel 1961 interpretò anche un gigolo cinico e opportunista, accanto a Vivien Leigh, nell'adattamento del dramma di T. Williams, The Roman spring of Mrs. Stone (1961; La primavera romana della signora Stone) di José Quintero. Affermatosi quindi a Hollywood, nel 1962 lavorò con John Frankenheimer in All fall down (E il vento disperse la nebbia), nuovo e forte ritratto di un ragazzo immaturo e narcisista rappresentante della 'gioventù bruciata'. Un ruolo di maggior spessore e impegno morale è stato invece quello dell'allora scandaloso Lilith (1964; Lilith ‒ La dea dell'amore), ultima prova del regista Robert Rossen, grande melodramma sul confine impalpabile tra follia e sentimento. Nel 1965 B. ha interpretato le nevrosi generazionali in un curioso film di Penn, Mickey one, parabola antimaccartista su un comico di successo che si crede vittima di un complotto. L'anno successivo ha impersonato l'uomo della porta accanto coinvolto in una storia romantica da una bella vedova (Leslie Caron) in Promise her anything (Spogliarello per una vedova) di Arthur Hiller, e lo spavaldo giocatore d'azzardo del poco brillante Kaleidoscope di Jack Smight. Uno dei ruoli decisivi della sua carriera è stato offerto a B. (anche produttore e co-sceneggiatore) nel 1967 ancora una volta da Penn per il capolavoro, che si rifà alla Nouvelle vague, Bonnie and Clyde. Ispirato alla vita della coppia di fuorilegge degli anni Trenta Bonnie Parker (Faye Dunaway) e Clyde Barrow, il film, grande atto d'accusa contro la violenza implicita nella società americana e nei suoi miti, mostra l'ampiezza di tonalità della recitazione di B., la sua capacità, nel ruolo dell'antieroe romantico, di passare con ironia dal comico al drammatico senza soluzione di continuità. Dopo tre anni di assenza, B. è tornato sul grande schermo, accanto a Elizabeth Taylor, in un film diretto da George Stevens, The only game in town (1970; L'unico gioco in città), ennesimo melodramma all'insegna della diade amore-denaro, in cui ripropone la figura del giocatore incallito e solitario redento dalla passione amorosa. Ha ritrovato maggiore impegno e spessore grazie a Robert Altman, nella parte dell'avventuriero John McCabe, accanto a sua sorella Shirley McLaine, nel western McCabe and Mrs. Miller (1971; I compari), feroce critica dello spirito imprenditoriale americano. Con l'interpretazione del giornalista Joseph Frady nel pessimistico The parallax view (1975; Perché un assassinio) di Alan J. Pakula, un film tra il giallo e l'inchiesta di fanta-politica, B. è di nuovo uscito dai suoi usuali schemi recitativi e dallo stereotipo del bel mascalzone, che aveva ancora interpretato in Dollars (1971; Il genio della rapina) di Richard Brooks, nel film satirico Shampoo (1975) di Hal Ashby, in cui B. è un parrucchiere gigolò, e nella pochade noir di Mike Nichols The fortune (1975; Due uomini e una dote), che lo vede cacciatore di ereditiere insieme a Jack Nicholson. Dopo una pausa, B. ha imposto una svolta decisiva alla sua carriera, rilanciando la sua immagine nel primo film che ha firmato come regista con Buck Henry: Heaven can wait, remake della commedia Here comes Mr. Jordan (1941) di Alexander Hall, in cui interpreta il personaggio che fu di Robert Montgomery, aggiungendo alla storia un umorismo sottile e garbato di tipo lubitschiano. Dopo tre anni di preparazione, B. è giunto alla sua prova registica più matura: Reds, ispirato alla vita del giornalista americano John Reed, militante comunista, testimone nel 1917 della Rivoluzione d'Ottobre, che scelse di vivere a Mosca per partecipare all'esperienza di costruzione di un mondo socialista, e autore di Ten days who shook the world che aveva ispirato Oktjabr′ (1927) di Sergej M. Ejzenštejn. Il film riesce a conciliare spettacolarità, passione amorosa (grazie alla sua partner di allora nella vita e sullo schermo Diane Keaton), e un genuino interesse per la Storia, rispecchiando l'indole anticonformista del suo autore. Diradate sempre più le sue interpretazioni, dopo il duetto con Dustin Hoffman, come cantautore nella bizzarra commedia Ishtar (1987) dell'amica Elaine May, B. si è cimentato di nuovo come regista con un classico del fumetto che aveva già dato origine a una fortunata serie cinematografica: lo stilizzato Dick Tracy (1990), in cui è l'eroe-detective accanto alla rockstar Madonna. L'anno successivo è stato il mafioso protagonista del film diretto da Barry Levinson Bugsy (1991), sul set del quale ha conosciuto la futura moglie Annette Bening. Accanto a lei sarebbe apparso anche nel successivo Love affair (1994; Love affair ‒ Un grande amore) di Glenn Gordon Caron, una romantica commedia, remake di due precedenti film (1939 e 1957, entrambi di Leo McCarey) di cui è stato anche sceneggiatore e produttore. Una nuova, piccola rivoluzione è stata la satira surreale in forma di quasi-musical Bulworth, in cui B. ha interpretato un attempato senatore democratico che diventa rapper per poter dire la sua sul mondo, mostrando di saper ancora mettere in discussione la sua immagine su terreni impervi. Nel 2001 è stato il protagonista della commedia di Peter Chelsom Town and country (Amori in città… e tradimenti in campagna).
D. Thomson, Warren Beatty: a life and a story, London 1987; J.L. Quirk, The films of Warren Beatty, New York 1990; J. Parker, Warren Beatty: the last great lover of Hollywood, London 1993.