watchdog
(watch dog), s. m. e f. inv. Cane da guardia: chi è investito del dovere morale di vigilare sulla correttezza legale dei rappresentanti politici.
• La Finanziaria non contiene nessuna misura a sostegno della carta stampata, settore colpito da una crisi riguardante vendite e pubblicità e che se attraversa una strutturale difficoltà, «difficilmente potrà svolgere il ruolo istituzionale di watchdog verso i poteri pubblici». (Simone Collini, Unità, 13 maggio 2009, p. 7, Politica) • «Bisognerebbe ricorrere al referendum soltanto per questioni semplici e isolate, sennò si potrebbe venire consultati anche per ridurre le tasse, come proposto qualche anno fa in California. In democrazia certe questioni devono essere decise da chi governa ma dopo aver avviato una discussione pubblica, con controllo dei fatti. Negli Usa ci sono delle organizzazioni preposte a questo (i watchdog, ndr), assenti però in Europa» (Amartya Sen intervistato da Alessandra Muglia, Corriere della sera, 26 giugno 2016, p. 12) • Mi piacerebbe che per una volta la stampa, tutta, si facesse cane da guardia (il watch dog della stampa anglosassone) per denunciare eventuali comportamenti negativi del Potere o far conoscere, se ci sono, quelli positivi, senza sconti, ma anche con assoluta onestà intellettuale. (Riccardo Ruggeri, Verità, 14 ottobre 2016, p. 13).
- Dall’ingl. watchdog ‘cane da guardia, guardiano’.
- Già attestato nella Repubblica del 22 aprile 1989, p. 3, Mercurio (Enrico Franceschini).