Wang, Wayne
Regista e produttore cinematografico, naturalizzato statunitense, nato a Hong Kong il 12 gennaio 1949. È considerato uno degli autori più interessanti del cosiddetto cinema asiatico-americano, affermatosi soprattutto a partire dai primi anni Ottanta. Il superamento degli stereotipi sull'emigrazione cinese negli Stati Uniti è stato il motivo dominante delle prime opere di un regista che si ispira ai generi classici di Hollywood nel raccontare storie di culture che si incontrano e si fondono. Con Smoke ha vinto nel 1995 un premio speciale della giuria al Festival di Berlino.
Così chiamato in omaggio all'attore John Wayne di cui il padre era grande ammiratore, studiò pittura, cinema e televisione al California's College of Art and Crafts di Oakland, per poi tornare a Hong Kong dove iniziò a lavorare come aiuto regista. Diresse quindi alcuni episodi della serie televisiva Below the lion rock. Tornato negli Stati Uniti, realizzò con Rick Schmidt il suo primo film, A man, a woman and a killer (1975), sorta di documentario girato come fosse un gangster film; alcuni programmi televisivi sulla Chinatown di San Francisco e il documentario Wah Ku, the Chinese in America (1978). Fondò quindi con Francis Ford Coppola e Tom Luddy la casa di produzione Chrome Dragon per sostenere i filmmakers asiatici indipendenti.La vita della comunità asiatico-americana di San Francisco è stata al centro del suo primo film di finzione, realizzato con soli venticinquemila dollari, Chan is missing (1982), strano thriller sulle tracce di un uomo d'affari di Taiwan misteriosamente scomparso, che ha offerto al regista l'opportunità di mostrare il tipo di vita eterogeneo e contraddittorio dei cinesi che risiedono negli Stati Uniti. La stessa prospettiva si ritrova nel successivo Dim sum: a little bit of heart (1984), storia della vita quotidiana di una donna cinese e della sua unica figlia in cui si riflettono i problemi della convivenza tra vecchio e nuovo, tradizione e modernità.
Un'interessante, quanto isolata, inversione di tendenza è riscontrabile in Slam dance (1987; Slamdance ‒ Il delitto di mezzanotte), noir misterioso e di tendenza, in cui viene posto in primo piano l'elemento melodrammatico ed è evidente la ricerca di uno stile metropolitano soprattutto nell'accuratezza delle scenografie e delle luci. Prima di approdare alla forma classica (riletta però in modo totalmente personale) con il dittico formato da Smoke e da Blue in the face (1995), quest'ultimo diretto con Paul Auster, W. si è fatto portavoce di un cinema appassionato e ironico, sfruttando con abilità le possibilità offerte dalla citazione. Testi esemplari in questo senso sono Eat a bowl of tea (1989; Mangia una tazza di tè) e The joy lucky club (1993; Il circolo della fortuna e della felicità), dove il racconto viene interamente affidato a un gioco di accumulazione di codici, con strategie narrative che seguono storie di memorie e di ricordi.Melodramma raggelato e intenso è Chinese box (1997), storia d'amore tra un americano e una cinese ambientata a Hong Kong alla vigilia del ritorno della città alla Repubblica popolare cinese, dove si riconoscono elementi già declinati, ma inseriti ora sullo sfondo di nuove suggestioni visive. In seguito, W. ha diretto Anywhere but here (1999; La mia adorabile nemica), andando ancora una volta ad analizzare il rapporto tra madre e figlia, e The center of the world (2001), storia dell'incontro tra un uomo interamente dedito al lavoro e una giovane e misteriosa spogliarellista.