web 2.0
<u̯èb ...>. – Insieme di tecnologie e interazioni sociali da tali tecnologie rese possibili che si sviluppa attraverso la rete in quanto specifica piattaforma connettiva; la definizione è stata coniata nel 2004 da Dale Dougherty e Tim O’Reilly. Il web 2.0 permette l’integrazione di molteplici fonti informative nelle loro diverse forme (dati, video, immagini, testi), promuove la produzione, la condivisione e il riuso dei contenuti e rende più facile e dinamica la partecipazione degli utenti attraverso i cosiddetti software sociali (v. ). Il web 2.0 è percepito come un servizio che, sfruttando le potenzialità della rete, migliora quando le persone lo utilizzano; pertanto si può considerare in continuo aggiornamento. Si pensi al caso di Facebook, il cui software è aperto indefinitamente a perfezionamenti (versione beta perpetua), per migliorare i propri servizi attraverso l’integrazione di nuove applicazioni spesso create dagli utenti stessi. I servizi legati al web 2.0 pur essendo stati accolti nel complesso positivamente, sono considerati anche in modo critico per i problemi che possono comportare in termini di effetti negativi, riconducibili sostanzialmente a tre categorie: conseguenze per l'individuo, conseguenze industriali, conseguenze politiche. Le argomentazioni relative alle conseguenze individuali sottolineano quali possano essere i rischi della diffusione di servizi che raccolgono per diversi motivi (gestione, marketing) i dati personali degli utenti. Questo attacco alla privacy non si articola soltanto esprimendo un controllo, ma anche attraverso l’estrema personalizzazione dei servizi, che può raggiungere il limite di proporre agli utenti soltanto le informazioni di loro gradimento. I timori per l'industria riguardano gli effetti della crescita esponenziale degli user generated content, che può arrecare nocumento alle industrie culturali tradizionali e minacciare la produzione professionale di contenuti. Le conseguenze politiche paventate sono infine molteplici: per es. un nuovo esercizio di potere da parte dei regimi totalitari attraverso l'uso strumentale del coordinamento spontaneo come forma di controllo, secondo quanto delineato dal sociologo Evgeny Morozov (The net delusion. The dark side of Internet freedom, 2009; trad. it. 2011 e To save everything click here, 2013).