web economy
Scenario economico fondato sull’uso del World Wide Web emerso successivamente al crollo dei titoli tecnologici dell’indice Nasdaq della primavera del 2000. Tale evento ha segnato la crisi di quella che fino ad allora si definiva enfaticamente new economy: la repentina crescita economica legata al settore della tecnologia delle comunicazioni, in realtà, era fondata principalmente su speculazioni finanziarie che non si sono dimostrate in grado di realizzare un modello economico sostenibile. Dopo la scomparsa di numerose imprese dot.com in seguito alla crisi, si sono progressivamente create condizioni maggiormente equilibrate in cui, accanto alle esperienze più solide della fase precedente, si sono stabilizzati schemi operativi e modelli di business affidabili. Le innovazioni introdotte dalla web economy sono profondamente interrelate. Dal momento che tutti i processi che si attivano in questa dimensione dell’economia sono fondati sull’infrastruttura logica del Web, l’estensione dei mercati raggiunge una scala globale e le informazioni possono circolare in tempo reale. Inoltre, in una configurazione di network distribuito come quella che ne deriva, i beni-informazione godono di una struttura di produzione che presenta costi marginali ridotti o nulli. Sotto questo punto di vista, la web economy si inscrive nell’alveo della cosiddetta economia dell’abbondanza, espressione coniata per indicare il superamento della scarsità propria della produzione di beni materiali nell’economia tradizionale. È in una simile configurazione, del resto, che acquisisce rilevanza il principio della ‘coda lunga’ introdotto da Chris Anderson: accanto alla commercializzazione di un numero relativamente ridotto di prodotti bestseller destinati al mercato di massa, gli ‘scaffali virtuali’ aprono lo spazio alla distribuzione di una quantità smisurata di prodotti di nicchia. Il web è diventato la piattaforma operativa che ha permesso la nascita di mercati e comparti industriali nuovi, portando in molti casi alla ristrutturazione di quelli preesistenti. Le innovazioni sono estremamente rilevanti, tuttavia non si tratta di una forma alternativa di economia, bensì della matura riformulazione di alcuni assiomi tradizionali. A mutare non è stato solo il modo di gestire gli affari e le transazioni commerciali, con un incremento sostanziale dell’e-commerce e l’intensificazione delle relazioni business to business (B2B) e business to consumer (B2C): il cambiamento ha infatti interessato un campo assai vasto di ambiti socio-economici, dall’organizzazione flessibile dei processi industriali alla gestione dell’amministrazione pubblica (e-Government), dall’intensificarsi delle operazioni finanziarie alla creazione di servizi a valore aggiunto. A risultare mutato è anche il ruolo del consumatore, il quale può disporre di possibilità di informazione molto più ampie e diventare anche parte attiva dei processi produttivi, grazie in particolare alle potenzialità di interazione e collaborazione caratteristiche del Web 2.0. In tal senso, l’idea di prosumer (unione di producer e consumer), riesce a sintetizzare la figura di un soggetto capace di generare valore attraverso la realizzazione autonoma di contenuti (user generated content).