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HERZOG, Werner

di Grazia Paganelli - Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)
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HERZOG, Werner

Grazia Paganelli

Regista cinematografico tedesco, nato a Monaco di Baviera il 5 settembre 1942. Tra i più importanti registi del nostro tempo, ha ottenuto premi prestigiosi a livello internazionale come il Premio speciale della giuria per l’opera prima al Festival di Berlino con il film Lebenszeichen (1968; Segni di vita), il Gran premio speciale della giuria nel 1975 al Festival di Cannes con Jeder für sich und Gott gegen alle (1974; L’enigma di Kaspar Hauser) e nel 1982, sempre a Cannes, il Premio per la regia con Fitzcarraldo (1982). Nel 2013 il Festival di Locarno gli ha conferito il Pardo d’onore.

Trascorsa l’infanzia in un villaggio della Baviera, per sfuggire alle bombe della Seconda guerra mondiale, studiò storia e letteratura tedesca a Monaco. Esordì nel cinema all’età di 19 anni, con il cortometraggio Herakles (1962; Ercole) che deve molto alle esperienze del cinema d’avanguardia. Il senso dell’immagine di H. fu sin dagli inizi diverso, grottesco e crudele, innamorato a tal punto del mondo da non lasciarsi scoraggiare davanti a nessuna difficoltà. Nel primo lungometraggio, Lebenszeichen, H. scelse come set l’isola di Kos. Seguirono film come Fata Morgana (1971), lungo viaggio attraverso il deserto del Sahara, Aguirre, derZorn Gottes (1972; Aguirre, furore di Dio), Jeder für sich und Gott gegen alle, Herz aus Glas (1976; Cuore di vetro), Stroszek (1977; La ballata di Stroszek), Nosferatu - Phantom der Nacht (1979; Nosferatu, il principe della notte), Fitzcarraldo, Cobra Verde (1987), Schrei aus Stein (1991; Grido di pietra), Lektionen in Finsternis (1992; Apocalisse nel deserto), Mein liebster Feind - Klaus Kinski (1999; Kinski, il mio nemico più caro), Invincible (2001; Invincibile).

Dopo il trasferimento a Los Angeles, alla fine degli anni Novanta il suo cinema è entrato in una fase di produzione quasi frenetica, in cui le sue storie trovano una dimensione di maggiore e tangibile concretezza. Il punto di vista è sempre quello di uno sguardo che vuole scavare nel profondo, con un’attenzione specifica alle diverse tonalità della percezione. The white diamond (2004; Il diamante bianco), The wild blue yonder (2005; L’ignoto spazio profondo), Encounters at the end of the world (2007) sono film nei quali l’esplorazione di luoghi insoliti e sconosciuti del nostro pianeta si fonde con la ricerca della verità e in cui si ha la sensazione di toccare la parte più spirituale del pensiero umano attraverso la trasfigurazione del paesaggio.

Queen of the desert

H. ha ottenuto una nomination agli Oscar per il miglior documentario con Grizzly man (2005), opera più che mai insolita, realizzata usando quasi esclusivamente materiale girato da Thimoty Treadwell con gli orsi grizzly in Alaska, mentre con Cave of forgotten dreams (2010), sui segreti senza tempo della grotta Chauvet, ha sperimentato per la prima volta il 3D, facendo rivivere le pitture preistoriche che vi sono raffigurate. Ha diretto anche Rescue dawn (2006;L’alba della libertà) sulla storia di Dieter Dengler, che aveva già raccontato nel documentario Little Dieter needs to fly (1997); Bad lieutenant - Port of cal New Orleans (2009; Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans), film cupo, ma al tempo stesso venato (ancor più di altri) di una sottile, selvaggia e vibrante ironia; My son, my son, what have ye done (2009), la storia di un mito antico e di una moderna follia, popolata di fantasmi, presenze a metà tra la vita e la morte; Into the abyss (2011), documentario in cui ricostruisce le storie di alcuni detenuti nel braccio della morte in Texas, cui hanno fatto seguito due serie di quattro episodi ciascuna sullo stesso argomento, dal titolo Death row (2011-13),prodotte da Discovery Channel. È quindi tornato alla finzione con il progetto Queen of the desert (2015) sulla vita di Gertrude Bell.

Bibliografia: F. Grosoli, E. Reiter, Werner Herzog, Firenze 1981, 3a ed. aggiornata Roma 2000; Herzog on Herzog, ed. P. Cronin, London 2002 (trad. it. Incontri alla fine del mondo, Milano 20142); G. Paganelli, Segni di vita. Werner Herzog e il cinema, Milano 2008; E. Ames, Ferocious reality. Documentary according to Werner Herzog, Minneapolis-London 2012.

Vedi anche
Wenders, Wim Regista cinematografico tedesco (n. Düsseldorf 1945), tra i più interessanti del nuovo cinema tedesco. Ha esordito nel lungometraggio con Summer in the city (1970). Attraverso il tema romantico del viaggio come percorso interiore e di formazione, filtrato dalle suggestioni del road movie americano e ... Coppola, Francis Ford Regista e produttore cinematografico statunitense (n. Detroit 1939). Dopo alcuni film di buon livello, come You're a big boy now (Buttati, Bernardo!, 1966) e The rain people (Non torno a casa stasera, 1969), ottenne grande successo con The godfather (Il padrino, 1972, dall'omonimo romanzo di M. Puzo), ... James Franco Attore televisivo e cinematografico statunitense (n. Palo Alto, California, 1978). Laureato in Lingua inglese (e con un master in Belle arti conseguito alla Columbia University), ha studiato recitazione alla Playhouse West. Nel 1999 ha esordito come coprotagonista della serie televisiva Freaks and Geeks ... Nouvelle vague Corrente cinematografica francese degli anni 1960. Si trattò di un fenomeno complesso, costituito da un insieme più o meno circoscrivibile di autori, di avvenimenti, di film, di idee e di concezioni della regia nell’ambito del quale però risulta difficile individuare i tratti comuni profondi che legarono ...
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Vocabolario
wernerite
wernerite 〈ver-〉 s. f. [dal nome del mineralista ted. A. G. Werner (1749-1817)]. – Minerale, sinon. di scapolite.
baby-prostituta
baby-prostituta (baby prostituta), loc. s.le f. Adolescente che si prostituisce, che viene indotta a prostituirsi. ◆ [tit.] Soldati con baby prostitute: [Antonino] Intelisano apre un’inchiesta [testo] Intelisano, pur confermando l’imminente...
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