Jaeger, Werner
Filologo e storico tedesco del pensiero antico (Lobberich, Renania, 1888 - Boston 1961). Insegnò a Basilea (1914), poi (1915) a Kiel, quindi (1921) a Berlino; costretto a emigrare negli Stati Uniti per la sua opposizione al nazismo, fu prof. a Chicago (dal 1936) e alla Harvard University (dal 1939). Ha indagato soprattutto la filosofia e i movimenti d’idee greci del 4° sec. a.C. Tra le sue opere: Aristoteles (1923; trad. it. Aristotele: prime linee di una storia della sua evoluzione spirituale); Paideia (3 voll., 1933-47; trad. it., Paideia: la formazione dell’uomo greco); Demosthenes (1938; trad. it. Demostene); Diokles von Karystos (1938); The theology of the early Greek philosophers (1947; trad. it. La teologia dei primi pensatori greci); Two rediscovered works of ancient christian literature: Gregory of Nissa and Macarius (1954); Humanistische Reden und Vorträge (1960); Early christianity and Greek paideia (1961; trad. it. Cristianesimo primitivo e paideia greca); Gregor von Nyssas Lehre vom Heiligen Geist (post., 1966), e inoltre la raccolta di Scripta minora (2 voll., 1960) e una fondamentale ed. critica della Metafisica di Aristotele per la collana di scrittori classici di Oxford (1957). J. riconosce una posizione centrale, nel pensiero greco, al problema dell’uomo, non come individuo a sé ma come idea, immagine della sua specie che si realizza in una struttura politica; nella sua opera più nota, Paideia, egli traccia perciò, animato dall’ideale di un umanesimo moderno, la storia dell’ideale greco di cultura, del contenuto educativo dell’antichità ellenica, dalle origini a Demostene, vista in un processo che per J. culmina in Platone. Con il saggio Aristoteles diede avvio all’interpretazione genetica, secondo la quale l’opera di Aristotele, così come ci è pervenuta, non è un insieme sistematico, ma una serie di dottrine sviluppatesi in fasi diverse. J. individua tre fasi principali: quella dell’Accademia, in cui Aristotele sarebbe ancora platonico; la fase dei viaggi e dei soggiorni in Asia Minore e Macedonia, durante la quale Aristotele avvia la critica a Platone, ma il suo pensiero resta prevalentemente teologico; e infine la fase del Liceo, in cui Aristotele si distacca del tutto dal maestro e si dedica soprattutto alla ricerca scientifica ed empirica.