West Side Story
(USA 1961, colore, 155m); regia: Robert Wise, Jerome Robbins; produzione: Robert Wise per Mirisch/Seven Arts/Beta; soggetto: dall'omonimo musical di Leonard Bernstein, Stephen Sondhein, Arthur Laurents; sceneggiatura: Ernest Lehman; fotografia: Daniel L. Fapp; montaggio: Thomas Stanford; scenografia: Boris Leven; costumi: Irene Sharaff; coreografie: Jerome Robbins; musica: Leonard Bernstein.
Il West Side di New York è conteso da due bande rivali: i Jets, composti da giovani bianchi, e gli Sharks, portoricani guidati da Bernardo. Tony, anche se si è un po' distaccato dal branco, è rimasto amico fraterno del capo dei Jets, Riff. Ma il fascino di Maria, sorella di Bernardo, lo ha stregato: i due si amano, incuranti delle lotte di quartiere e della volontà di Bernardo, che vorrebbe spingere la sorella tra le braccia di un suo compare, Chino. Tra Jets e Sharks è l'ora della resa dei conti: non sarà una guerra a tutto campo, ma una sfida tra i due leader. Tony accorre per evitare il peggio, che fatalmente si avvera: Bernardo accoltella mortalmente Riff. Tony, d'impulso, vendica l'amico. Ma l'amore è più forte della tragedia: Maria manda l'amica Anita da Tony, per invitarlo a tornare da lei. La ragazza, maltrattata dai Jets, si vendica con una bugia: Maria, dice, è stata uccisa da Chino. Tony, sconvolto, si precipita in strada, intenzionato a spargere altro sangue. Quando infine si ritrova di fronte Maria, corre verso l'amata ma viene raggiunto da un improvviso colpo di pistola sparato da Chino. Il cadavere del ragazzo mette fine al rancore tra le bande.
All'apogeo del musical cinematografico, capolavori come On the Town (Un giorno a New York, Stanley Donen e Gene Kelly 1949, da uno spettacolo con musiche di Leonard Bernstein), The Band Wagon o Singin' in the Rain potevano contare su una costruzione drammaturgica solidissima, una straripante fantasia di colori, luci, movimenti, musiche e suoni. Ma sul finire degli anni Cinquanta, il genere stava ormai conoscendo il declino: le grandi case produttrici, quindi, preferivano evitare rischi inutili e puntare sugli adattamenti di spettacoli teatrali che il pubblico aveva già accolto con entusiasmo. West Side Story rispondeva pienamente a questo criterio. Tra i lavori prodotti a Broadway in quegli anni, conobbe infatti un successo eccezionalmente duraturo. Al tempo stesso, rinnovò brillantemente la tradizione del genere, con una vicenda che si arricchiva di un furore metropolitano e di una dose di violenza inusuali. Il film nacque da un investimento produttivo notevole e incantò le platee, ma appare avaro di autentiche emozioni e troppo spesso in preda a una sorta di fiacchezza abulica. La sua importanza non è comunque trascurabile nella storia del musical cinematografico: in West Side Story si consuma un canto del cigno lussuoso, esuberante, di magnifiche proporzioni.
Jerome Robbins era già stato regista e coreografo dello spettacolo teatrale, e il suo talento trova piena espressione anche nel film: in particolare le scene di danza moderna, girate in esterni, appaiono ancora oggi ricche e appassionanti, capaci di sfruttare appieno le potenzialità offerte dal formato SuperPanavision a 70 mm. Robert Wise, invece, è probabilmente responsabile del tratteggio piuttosto banale dei personaggi e delle situazioni drammatiche. A sua discolpa, bisogna sottolineare come la scelta degli attori sia spesso estranea alla volontà dei cineasti, anche nel caso di una figura prestigiosa come Wise. Ma questo non cambia la sostanza: Richard Beymer e Natalie Wood, nei panni di moderni Romeo e Giulietta, risultano inadeguati (Rita Moreno e soprattutto George Chakiris sono invece eccellenti). In aggiunta, i momenti in cui la coppia protagonista domina la scena si rivelano a più riprese eccessivamente zuccherosi. E anche i conflitti alla base dell'intreccio, tra bande rivali e giovanotti di razze differenti, sono risolti con una certa superficialità. Nella costruzione dei suoi personaggi, Wise si era in molte occasioni dimostrato capace di raffinate sfumature, che qui lasciano il posto a caratterizzazioni nette. Sebbene sia punteggiato da bellissime canzoni (tra le quali ricordiamo almeno Jet Song, Maria, America e Gee, Officer Krupker…), West Side Story zoppica insomma su vari fronti. L'attribuzione dell'Oscar per il miglior film appare troppo generosa, soprattutto se si considera che il 1961 è anche l'anno di The Hustler e Splendor in the Grass (Splendore nell'erba, Elia Kazan). Il film, comunque, fece incetta di statuette: regia, attore non protagonista (George Chakiris), attrice non protagonista (Rita Moreno), fotografia a colori, scenografia a colori, costumi a colori, suono, montaggio, colonna sonora per film musicale.
Rimane memorabile l'apertura del film. Il modo perfetto in cui è costruita fa pensare che sia frutto dell'abilità di Wise, già eccellente montatore. In questa sequenza elettrizzante, la macchina da presa scivola a volo d'uccello su Manhattan, ne restituisce la planimetria, oltrepassa ponti trafficati, parchi, grattacieli, restringendo progressivamente la visuale, fino a zoomare e calarci nei bassifondi. Lì i ragazzi cominciano a danzare e, secondo la migliore tradizione del musical, anche la cinepresa si lascia trasportare dall'ebbrezza del movimento, quasi fosse anch'essa un attore colmo d'energia. La forza delle prime immagini di West Side Story ritorna poi in alcune isolate sequenze, per riesplodere appieno nei titoli di coda, opera del maestro Saul Bass.
Interpreti e personaggi: Natalie Wood (Maria), Richard Beymer (Tony), Russ Tamblyn (Riff), Rita Moreno (Anita), George Chakiris (Bernardo), Simon Oakland (tenente Schrank), Tucker Smith (Ice), Tony Mordente (Action), David Winters (A-Rab), Eliot Feld (Baby John), Bert Michaels (Snowboy), Joe de Vega (Chino), Sue Oakes (Anybodys), Gina Trikonis (Graziella).
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