WIBALD di Stavelot
Monaco benedettino nato nel 1098 da una famiglia di ministeriali di Stavelot e morto nel 1158 a Bitola (od. Bitolj/Monastir), in Macedonia.W. compì i suoi studi a Liegi, sotto la guida di Ruperto di Deutz (ca. 1075-1130); nel 1118 entrò nel monastero benedettino di Waulsort e il 16 novembre 1130 divenne abate di Stavelot-Malmédy. Dopo il 1135 W. divenne consigliere sia dell'imperatore Lotario II (1133-1137), il quale nel corso della campagna d'Italia del 1137 lo nominò abate di Montecassino, sia dell'imperatore Corrado III (1138-1152), che lo insediò come abate a Corvey. Egli acquisì notevoli meriti come diplomatico tra l'imperatore e la curia romana. Federico I Barbarossa (1155-1190) lo inviò a Costantinopoli, nel 1155 e nel 1157, presso l'imperatore Manuele I Comneno (1143-1180); durante il ritorno dalla seconda missione W. morì.W. tenne una fitta corrispondenza, che per gli anni 1146-1157 è conservata in un registro in parte scritto di sua mano (Liegi, Arch. de l'Etat, 341). Dal punto di vista della storia dell'arte sono di particolare importanza la lettera di W. all'Aurifaber G, così come la risposta dell'artista (c. 30v), nella quale questi si difende dai rimproveri dell'abate e si lamenta per i pagamenti non pervenuti. Se l'Aurifaber G sia in effetti da identificare con l'orafo Godefroid de Huy (v.) non è stato ancora chiarito. W. possedeva un alto livello culturale, come attestano i suoi scambi epistolari nonché il gruppo di codici di classici latini di sua proprietà, in alcuni casi glossati da lui stesso, quali quelli con opere di Cicerone (Berlino, Staatsbibl., Lat.fol. 252) e di Valerio Massimo (Firenze, Laur., Ashb. 1899). Di questi codici fa parte anche il Sacramentario di W. (Bruxelles, Bibl. Royale, 2034-2035), proveniente dall'abbazia di Stavelot, che chiaramente gli appartenne.W. commissionò alcune opere significative di oreficeria, ancora conservate. Esse sono tutte importanti testimonianze dell'oreficeria romanica dell'area della Mosa, realizzate in smalti champlevés policromi, di altissimo livello artistico. La testareliquiario di papa Alessandro I (consacrata da W. nel 1145; Bruxelles, Mus. Royaux d'Art et d'Histoire) costituisce una combinazione tra un altare portatile e il busto del martire Alessandro, lavorato in argento e parzialmente dorato. W. dotò il reliquiario del cranio del papa e di molte altre reliquie venerate a Stavelot.Tra il 1135 e il 1155 fu realizzato il grande dossale della chiesa abbaziale di Stavelot, smembrato nel sec. 18° e documentato da un disegno del 1661 (Liegi, Arch. de l'Etat). Attualmente si conservano solo due piccoli medaglioni in smalto champlevé con le raffigurazioni della Operatio (Berlino, Staatl. Mus., Kunstgewerbemus.) e della Fides-Baptismus (Francoforte sul Meno, Mus. für Kunsthandwerk). Il dossale somigliava a un grande portale di chiesa, nella cui apertura si trovava la cassa di s. Remaclo. Le iscrizioni indicano che il donatore fu W. e citano inoltre sessantatré località, appartenenti al demanio di Stavelot e alla sua diocesi, che contribuirono alle spese, ammontanti a sessanta marchi di puro argento e quattro marchi di puro oro; l'opera, nel suo complesso, costò oltre cento marchi.L'altare portatile di Stavelot (Bruxelles, Mus. Royaux d'Art et d'Histoire) mostra sul lato superiore scene della Passione di Cristo accompagnata da immagini tipologiche, mentre sulle pareti laterali si trovano scene di martirio degli apostoli, anche queste in smalto champlevé, dai colori accesi; i quattro piedi dell'altare hanno la forma dei quattro evangelisti, fusi in bronzo e dorati.Un'opera particolare è infine il trittico di Stavelot (New York, Pierp. Morgan Lib.), che presenta nella parte centrale due piccole stauroteche bizantine (secc. 11°-12°) in forma di trittico. È possibile che si tratti di doni dell'imperatore Manuele I a W., in occasione delle sue ambascerie a Costantinopoli. Il grande trittico che le racchiude venne forse realizzato soltanto dopo la morte di Wibald. Esso mostra sulle ali grandi medaglioni champlevés con sei scene tratte dalla Leggenda della Vera Croce.
Bibl.: F. Hausmann, Reichskanzlei und Hofkapelle unter Heinrich V. und Konrad III., Stuttgart 1956, p. 167ss.; D. Kötzsche, Zum Stand der Forschung der Goldschmiedekunst des 12. Jahrhunderts im Rhein-Maas-Gebiet, in Rhein und Maas. Kunst und Kultur 800-1400, cat. (Köln-Bruxelles 1972), II, Köln 1973, pp. 191-236; J. Jakobi, Wibald von Stablo und Corvey (1098-1158) benediktinischer Abt in der frühen Stauferzeit (Veröffentlichungen der Historischen Kommission für Westfalen, 10. Abhandlungen zur Corveyer Geschichtsschreibung, 5), Münster 1979; W. Voelkle, The Stavelot Triptych. Mosan Art and the Legend of the True Cross, New York 1980; M.R. Lapière, La lettre ornée dans les manuscrits mosans d'origine bénédictine (XIe-XIIe siècles), Liège-Paris 1981, p. 282ss.; J. Stiennon, J. Deckers, Wibald. Abbé de Stavelot-Malmédy et de Corvey 1130-1158, cat., Stavelot 1982.A. von Euw