HENZEN, Wilhelm (Johann Heinrich Wilhelm)
Nacque a Brema, in Germania, il 24 genn. 1816 da Christian Eberhard, commerciante, e da Susanna Elisabeth Graf. Rimasto orfano in tenera età, crebbe nella famiglia del sensale Carl Mueller e frequentò l'Altes Gymnasium della città natale fino al 1836, quando iniziò gli studi universitari a Bonn, avendo come principali insegnanti Chr. Lassen e A. Schlegel per il sanscrito, F.Chr. Diez per la germanistica medievale e soprattutto F.G. Welcker per l'antichità classica. Nel 1838 si trasferì a Berlino, attrattovi in particolare dalle lezioni degli storici G. Droysen e L. Ranke, del geografo C. Ritter e del filologo classico A. Boeckh, il cui insegnamento comprendeva anche gli "antiquaria"; nel 1840 si laureò a Lipsia con una tesi su Polibio. In quegli anni, i suoi interessi si volsero preminentemente verso il mondo greco antico.
Dopo gli studi l'H. viaggiò in Francia e in Inghilterra per perfezionarsi nelle rispettive lingue, e nell'ottobre 1841 partì per l'Italia. A Roma, dove arrivò il 2 dicembre, incontrò Welcker, suo insegnante dei tempi di Bonn, che lo introdusse all'Instituto di corrispondenza archeologica. La permanenza a Roma, dedicata allo studio dei musei e dei monumenti, terminò nel gennaio 1842, quando, invitato da Welcker ad accompagnarlo, partì per un lungo viaggio in Grecia (Attica, Grecia centrale, Peloponneso, Cicladi), dove H. Ulrichs, professore al ginnasio di Atene, destò in lui l'interesse soprattutto per la topografia antica greca.
Dell'attenzione dell'H. non solo per i monumenti della Grecia antica, ma anche per la vita del nuovo Regno ellenico, è testimone un suo diario di viaggio, tuttora inedito e conservato presso la Staatsbibliothek di Brema.
Nell'agosto 1842 l'H. e Welcker fecero ritorno in Italia: dopo alcune tappe in Italia centrale passarono il settembre a Napoli, visitando anche l'antica Pompei, e nell'ottobre intrapresero un viaggio in Sicilia, cui partecipò anche E. Braun, primo segretario dell'Instituto di corrispondenza archeologica.
Inaugurato nel 1829 sul Campidoglio come centro d'incontro e di comunicazione tra tutti gli eruditi e interessati alle antichità del mondo classico, l'Instituto aveva lo scopo di raccogliere dati su scavi e nuove scoperte e di curarne speditamente la pubblicazione nei propri periodici (Annali dell'Instituto di corrispondenza archeologica, Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica, Monumenti inediti). Sebbene i principali promotori della fondazione - e nello stesso tempo i primi dirigenti - fossero tre tedeschi residenti a Roma, C.J. Bunsen, ministro residente della Prussia presso la S. Sede, il filologo E. Gerhard e A. Kestner, rappresentante del Regno di Hannover, e sebbene il principe ereditario prussiano fungesse da protettore, l'Instituto costituì un'associazione privata e sopranazionale con l'attiva partecipazione non solo di studiosi tedeschi, ma anche di francesi, inglesi, danesi e soprattutto italiani, qualificandosi presto come il maggior organo in Europa di informazione e di diffusione della cultura archeologica. Quando Gerhard e Bunsen lasciarono Roma - rispettivamente nel 1833 e nel 1838 -, la direzione, con tutto l'onere dei lavori quotidiani, passò nelle mani di Braun, il quale propose all'H., che accettò, di prendervi servizio come assistente non stipendiato. Nel 1844 fu promosso bibliotecario, nel 1845 assunse il ruolo di vicesegretario, percependo uno stipendio erogato, come quello del primo segretario, dal re di Prussia.
Da Braun venne anche all'H. il consiglio di introdursi presso gli archeologi di Roma partecipando al concorso a premio bandito dall'Accademia pontificia di archeologia con una propria interpretazione del mosaico di villa Borghese raffigurante scene gladiatorie; risultato vincitore, il giorno delle Palilie del 1843 ricevette una medaglia; quindi diede alle stampe la sua Explicatio musivi in villa Borghesiana asservati (Romae 1845), in cui, oltre a descrivere il mosaico, proponeva un dotto trattato sui ludi gladiatori e dava prova di un interesse per i monumenti antichi che, andando oltre il significato artistico, ne sottolineava il valore di testimonianza storica.
Instancabile nei lavori redazionali delle pubblicazioni dell'Instituto, l'H. intervenne regolarmente nelle adunanze settimanali, occupandosi spesso di topografia. Dopo la morte prematura (1837) del prosegretario O. Kellermann, che si era distinto nel campo dell'epigrafia progettando un corpus di iscrizioni latine, Braun, avendo costatato il buon livello di alcuni lavori che aveva affidato all'H. (per esempio Intorno le iscrizioni delle due colonne di marmo rinvenute alla Marmorata, in Annali dell'Instituto di corrispondenza archeologica, XV [1843], pp. 333 s.; Epigrafe latina di tomba etrusca, in Bull. dell'Instituto di corrispondenza archeologica, XVI [1844], pp. 161 s.), si convinse che egli fosse l'uomo giusto per rimpiazzare Kellermann e, nel 1844, lo inviò a San Marino per perfezionarsi presso B. Borghesi, massima autorità dell'epigrafia latina.
Nel corso di una visita che durò da metà settembre a fine novembre, l'H. conobbe A. Noël des Vergers, archeologo dilettante cui l'Accademia di Parigi aveva commissionato la realizzazione di un corpus delle iscrizioni latine, il quale gli propose un comune viaggio "epigrafico" nelle Marche. L'H. accettò malvolentieri, interrompendo per due settimane il soggiorno presso Borghesi, per non pregiudicare una eventuale futura collaborazione con des Vergers, in quanto anche l'Accademia prussiana pensava, a sua volta, alla creazione di un tale corpus; questa idea fu ripresa da Th. Mommsen nel corso del suo soggiorno romano del 1844-45 e, a differenza del progetto francese, andò in porto nel 1853, avendo appunto nell'H. e nel Mommsen, legati da vincoli di stretta amicizia, le colonne portanti dell'iniziativa. L'H., in particolare, assunse il compito di raccogliere e pubblicare, con la collaborazione di G.B. De Rossi, l'enorme massa delle iscrizioni della città di Roma facendo dell'Instituto sul Campidoglio il più importante centro di studi epigrafici in Europa.
Nell'estate 1848 l'H. trascorse le vacanze in Campania e allacciò i primi rapporti - in futuro molto importanti per l'Instituto - con G. Fiorelli, membro di una commissione per le riforme del Museo Borbonico di Napoli, che gli chiese di collaborare all'ordinamento delle iscrizioni. Negli Annali… del 1850 (XXII, pp. 5-53), pubblicò, sotto forma di lettera indirizzata al Borghesi che gli aveva suggerito l'argomento già a San Marino, il trattato Sugli equiti singolari degl'imperatori romani. Gli anni Cinquanta, a parte le incombenze presso l'Instituto, lo videro impegnatissimo nella raccolta del materiale per il Corpus inscriptionum Latinarum (CIL) soprattutto nei musei di Roma; anche un viaggio in Germania, nel 1855, servì alle esigenze del corpus, visto che fornì all'H. l'occasione di copiare epigrafi a Civitavecchia, Terni e Assisi, e, al ritorno, di sfruttare il manoscritto del Ligorio a Torino.
Nel 1856 l'H., per l'improvvisa morte di Braun, divenne primo segretario. Si trovò allora a gestire un istituto lasciato dal suo predecessore in condizioni molto precarie, soprattutto dal punto di vista finanziario per il drastico calo degli abbonamenti alle pubblicazioni che ne costituivano la principale fonte di entrate. Con un'amministrazione avveduta, e ripristinando fra l'altro l'antica forma dei periodici, l'H. riconquistò presto la fiducia di vecchi amici e soci dell'Instituto: nel 1859, con l'appoggio di Gerhard, Bunsen e R. Lepsius, riuscì a ottenere dalla Prussia un finanziamento quinquennale; nel 1856 assunse come vicesegretario H. Brunn e, nel 1865, W. Helbig. Impegnato con i lavori epigrafici e consapevole della sua limitata disposizione per le opere d'arte, instaurò con i giovani colleghi una piena collaborazione lasciando loro il campo dei monumenti figurativi; intanto compiva vari viaggi (a Firenze nel 1862, a Modena e Milano nel 1863) per effettuare lo spoglio epigrafico dei codici lì conservati, e riusciva anche a cooperare, insieme con Mommsen e con De Rossi, all'attività del comitato per l'edizione degli scritti di Borghesi costituitosi in Francia (1861) sotto gli auspici di Napoleone III che nel 1860 lo aveva insignito della Légion d'honneur. Il triennio 1867-69 lo vide infine effettuare con De Rossi una serie di scavi nel santuario della Dea Dia alla Magliana, sede del collegio dei Fratelli Arvali. I risultati della campagna apparvero negli Annali… (XXXIX [1867], pp. 225-296), e nella monografia Scavi nel bosco sacro dei Fratelli Arvali… (Roma 1868), cui seguì l'edizione Acta Fratrum Arvalium quae supersunt (Berolini 1874).
Nel 1871, con la trasformazione dell'Instituto in un'istituzione statale prussiana, cui seguì, nel 1874, l'erezione in Istituto archeologico dell'Impero germanico, arrivò anche la garanzia di un finanziamento regolare, senza che per il momento il carattere e la vita scientifica dell'Instituto fossero modificati.
Politicamente di idee moderatamente liberali, l'H. si era mantenuto sempre neutrale rispetto alle questioni interne italiane. In privato però, soprattutto nella corrispondenza con Gerhard e Brunn (fonte di ricchissima informazione), preoccupato che la vita scientifica non fosse turbata dalle agitazioni di massa, aveva criticato spesso le vicende politiche e in particolare alcune riforme nel settore scientifico attuate, a suo parere, troppo frettolosamente in Italia con la nascita dello Stato unitario.
Rifiutata l'offerta di una cattedra all'Università di Roma, vide tuttavia con soddisfazione studiosi competenti e interessati alla collaborazione con l'Instituto (fra cui Fiorelli, De Rossi, E. Brizio, G. Gatti, R. Lanciani, L. Pigorini, F. Barnabei, A. Salinas) tornare presto protagonisti della scena archeologica. Anche con A. Dumont, direttore dell'École française de Rome, fondata nel 1874, ebbe rapporti molto amichevoli; e dall'Accademia dei Lincei fu accolto nel 1875 con la qualifica di "socio nato". Nel 1877 l'H. inaugurò la nuova, spaziosa sede dell'Instituto, sempre sul Campidoglio; nel 1879, in occasione del cinquantenario, tenne il discorso ufficiale in italiano.
Quando però, nel marzo del 1885, il governo tedesco prescrisse per le adunanze e per le pubblicazioni l'uso della sola lingua tedesca - disposizione peraltro successivamente attenuata - l'H., vedendo compromessi il carattere internazionale e la collaborazione con gli italiani che avevano sempre distinto il "suo" istituto, presentò dal 1° ott. 1885 le proprie dimissioni, accettando di restare in carica altri due anni per le difficoltà connesse alla successione. Nel giorno della festa del suo settantesimo compleanno amici e colleghi italiani gli donarono un album con le loro fotografie e la dedica "doctrinae epigraficae magistro, suavitate morum omnibus caro, domicilio et animo concivi".
L'H. morì a Roma il 27 genn. 1887 e, protestante convinto (a differenza della moglie, la pittrice Auguste Francke, convertita al cattolicesimo), fu seppellito, dopo le orazioni funebri pronunciate nell'Instituto da Helbig e De Rossi, nel cimitero acattolico alla Piramide di Cestio.
Su proposta di De Rossi un suo busto fu collocato, insieme con quello di Borghesi, nella sala dei Fasti del Museo Capitolino. Poco sensibile agli onori personali, in passato aveva accolto con ironia l'attribuzione di onorificenze quali l'Ordine cavalleresco della Repubblica di San Marino e l'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
L'H. fu autore di quasi 400 pubblicazioni (la maggior parte nei periodici dell'Instituto), fra cui, oltre a quelle già menzionate: De tabula alimentaria Baebianorum, in Annali…, XVI (1844), pp. 5-111; Collectionis Orellianae supplementa emendationesque exhibens, Turici 1856; Fasti consulares ad a. u. c. DCCLXVI, in Corpus inscriptionum Latinarum, I, Berolini 1863, pp. 413-479; ibid., VI, 1-3, ibid. 1876-86. Fu fra i curatori delle Oeuvres complètes de Bartolomeo Borghesi, Paris 1862-90, e cofondatore della rivista Ephemeris epigraphica (1872).
Fonti e Bibl.: La documentazione più consistente è conservata presso l'Archivio dell'Istituto archeologico germanico di Roma; altro materiale è presente in varie biblioteche, fra cui la Staatsbibliothek di Brema, la Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz (Berlino), la Bayerische Staatsbibliothek (Monaco), la Biblioteca civica Gambalunga (Rimini); una fonte importante è costituita dalla sua corrispondenza con Gerhard: H.G. Kolbe, W. H. und das Institut auf dem Kapitol. Aus H.s Briefen an Eduard Gerhard, Mainz 1984. Cfr. inoltre: A. Michaelis, Storia dell'Instituto archeol. germanico 1829-1879, Roma 1879; Adunanza solenne in commemorazione di Guglielmo H. (discorsi di G.B. De Rossi e W. Helbig), in Mitteilungen des Deutschen Archäol. Inst., Römische Abteilung, II (1887), pp. 65-75; K. Roenneke, Dem Andenken des Herrn Prof. Dr. W. H. Grabrede auf dem evangelischen Kirchhofe, Rom 1887; G. Fiorelli, in Rendiconti dell'Accademia nazionale dei Lincei, cl. di scienze fisiche e morali, IV (1887), 3, pp. 173-180 (con bibl.); A. Michaelis, Zur Erinnerung an W. H., in Jahrbuch des Deutschen Archäol. Inst., II (1887), pp. 1-12; A. Mau, W. H., in Biographisches Jahrbuch für die Altertumskunde, LVII (1889), pp. 135-160; Allgemeine Deutsche Biographie, L (1905), pp. 207-215 (E. Petersen); E.A. Voretzsch, Medaille für H. 1843, in Mitteilungen des Deutschen Archäol. Inst., Römische Abt., LXVI (1969), pp. 222-224; H.-G. Kolbe, Emil Braun und die lateinische Epigraphik, ibid., LXXXVI (1979), pp. 529-543; L. Wickert, Beiträge zur Geschichte des Deutschen Archäol. Inst. von 1879-1929, Mainz 1979; H.G. Kolbe, W. H. aus Bremen und das Archäol. Inst. auf dem Kapitol in Rom, in Jahrbuch der Wittheit zu Bremen, XXIX (1987), pp. 133-153; Id., W. H., in Archäologenbildnisse, a cura di R. Lullies - W. Schiering, Mainz 1988, pp. 43 s.; V.M. Colciago, Tre lettere di W. H. al padre Bruzza, in Quaeritur inventus colitur. Misc. in onore di p. Umberto Maria Fasola, Città del Vaticano 1989, pp. 137-147; H. Kloft, Person und Wirken des Bremers W. H. in Rom, in Bremisches Jahrbuch, LXIX (1990), pp. 75-88; H. Blanck, Adolphe Noël des Vergers e l'Instituto di corrispondenza archeologica, in Adolphe Noël des Vergers, a cura di R. Copioli, Rimini 1996, pp. 333-346; Id., Vom Instituto di corrispondenza archeologica zum Reichsinstitut, in Deutsches Ottocento, a cura di A. Esch - J. Petersen, Tübingen 2000, pp. 235-255.