Schuppe, Wilhelm
Filosofo tedesco (Brieg, Bassa Slesia, 1836 - Breslavia 1913). Fu prof. di filosofia a Greifswald dal 1873 al 1910. Interessato all’epistemologia e alla teoria della conoscenza, sviluppò una sua concezione antimetafisica del conoscere, egualmente lontana dalle posizioni del realismo, dell’idealismo e del positivismo. Il punto di base della sua filosofia è il concetto di immanenza alla coscienza (da cui la denominazione di «filosofia dell’immanenza»), per cui non è possibile concepire l’esistenza di oggetti fuori della coscienza stessa; soggetto e oggetto sono termini correlativi, i quali solo astrattamente possono venire separati (è evidente qui la stretta affinità del pensiero di S. con l’empiriocriticismo, ➔). Le riflessioni sui contenuti della coscienza e la distinzione tra contenuti privati, propri del soggetto singolo, e contenuti comuni, suscettibili di essere condivisi, lo condussero poi a teorizzare una «coscienza generica» (Bewusstsein überhaupt), fondamento delle coscienze individuali. Elaborò inoltre una logica come teoria degli oggetti, legata all’ontologia, cercando d’individuare i diversi tipi di connessione (Zusammengehörigkeit) tra i dati. Importante anche la sua filosofia del diritto, che, in polemica con il positivismo, propone una scienza giuridica come scienza della legalità pura. Contribuì al dibattito sul nuovo codice civile tedesco pubblicando gli scritti Das Gewohnheitsrecht (1890) e Das Recht des Besitzes (1891). Tra le altre sue opere si segnalano: Erkenntnistheoretische Logik (1878); Grundzüge der Ethik und Rechtsphilosophie (1881); Der Begriff des subjektiven Rechts (1887); Grundriss der Erkenntnistheorie und Logik (1894); Das Problem der Verantwortlichkeit (1913); Allgemeine Rechtslehre mit Einschluss der allgemeinen Lehren vom Sein und vom Wissen (a cura di W. Fuchs, post., 1936); Diktate zur Rechtsphilosophie (a cura di W. Fuchs, post., 1937).