SCHUPPE, Wilhelm
Nato il 5 maggio 1836 a Brieg (Bassa Slesia), morto il 29 marzo 1913 a Breslavia; professore, dal 1873, all'università di Greifswald. È il caposcuola di quella corrente, detta filosofia dell'immanenza, le cui origini sono da ricercarsi nell'empiriocriticismo e, soprattutto, nel positivismo, ma non nel materialismo.
Per lo Sch. l'io è coscienza, la quale si trova originariamente e insopprimibilmente distinta in soggetto e oggetto, così che nessuno dei due termini ha una supremazia sull'altro, né sussiste al di fuori della relazione con l'altro. È quindi assurdo chiedersi come il soggetto possa avere un oggetto (donde la polemica contro l'interpretazione trascendentale dell'io) ed è assurdo, d'altra parte, voler ricondurre l'oggetto a un sostrato esteriore (donde la polemica contro il materialismo); la presenza dell'oggetto al soggetto è immediata e diretta, e non è neppure pensabile l'esistenza di una mediazione. A sua volta l'oggetto è costituito dal giuoco di elementi originarî, le sensazioni, non spiegabili con un preteso urto sul soggetto; giuoco al quale vengono ridotti anche i superiori rapporti logici, per modo che il soggetto resta alfine, secondo lo Sch., il portatore (Träger) delle determinazioni oggettive semplicemente trovate nel contenuto di coscienza.
Opere: Erkenntnisstheoretische Logik, Bonn 1878; Grundzüge der Ethik und Rechtsphilosophie, Breslavia 1882; Grundriss der Erkenntnisstheorie und Logik, Berlino 1894; 2ª ed., 1910.
A. Pelazza, Sch. e la filosofia dell'immanenza, Milano 1914; E. De' Negri, La crisi del positivismo nella filosofia dell'immanenza, Firenze 1929.