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Quine, Willard Van Orman

Dizionario di filosofia (2009)
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Quine, Willard Van Orman


Logico e filosofo statunitense (Akron, Ohio, 1908 - Boston, Massachusetts, 2000). Fu docente nella Harvard University (tutor of philosophy dal 1936 al ’41, prof. associato di filosofia dal 1941 al ’48 e successivamente ordinario). Tra i maggiori e più influenti esponenti della filosofia analitica, è stato profondamente influenzato sia dal pragmatismo di Dewey e Lewis sia dal neopositivismo, a cui si avvicinò attraverso il contatto con Carnap. Inizialmente interessato ai fondamenti della matematica (nel cui ambito propose una soluzione per il paradosso di Russell), ha poi legato il suo nome a una famosa critica contro quelli che considerava i «due dogmi dell’empirismo», cioè la distinzione tra asserzioni analitiche e asserzioni sintetiche, e il riduzionismo, sui quali era in larga misura basata l’epistemologia neopositivistica. Le sue obiezioni all’analiticità derivano innanzitutto dall’impossibilità di darne una definizione non circolare: il concetto di analiticità, cioè vero per significato, presuppone quello di sinonimia, mentre questo, a sua volta, non è definibile indipendentemente dall’analiticità. L’insostenibilità della distinzione analitico-sintetico deriva inoltre anche dalla critica al riduzionismo, la tesi cioè che ogni asserzione sia associata a un insieme di esperienze che la verificherebbero o falsificherebbero. A questa concezione, tipica dell’immagine neopositivistica della scienza, Q. ha contrapposto una visione olistica secondo cui le teorie scientifiche sono connesse all’esperienza solo globalmente e non asserzione per asserzione, il che renderebbe vano ogni tentativo di delimitare in modo non ambiguo una classe di asserzioni strettamente empiriche distinte da una classe di asserzioni analitiche. Di qui la tesi epistemologica, nota come «tesi Duhem-Q.» in quanto originariamente avanzata da Duhem, secondo cui non è possibile sottoporre a controllo empirico un’ipotesi scientifica isolata, dal momento che ogni procedura di controllo riguarda una porzione più o meno ampia della teoria a cui l’asserzione appartiene, e lascia così un ampio margine di scelta nella correzione della teoria nel caso di esperimenti falsificanti. Sulle stesse basi Q. ha esteso le sue obiezioni anche alla più generale nozione di significato (➔), di cui, attraverso l’esperimento mentale della traduzione radicale, ha messo in evidenza il carattere di postulazione ingiustificata: ogni asserzione è significante soltanto all’interno della totalità del linguaggio cui appartiene, e non in virtù di un’entità mentale o platonica a essa associata. Da ricordare inoltre il suo criterio di «impegno ontologico» (ontological commitment), secondo il quale ciò che una data teoria (scientifica, logica o matematica) asserisce esistere può essere determinato soltanto guardando ai valori delle variabili di quantificazione della teoria opportunamente formalizzata e non a eventuali presupposti metafisici. Nonostante le rilevanti obiezioni all’epistemologia neopositivistica e l’orientamento decisamente pragmatico, Q. non ha mai messo in discussione il fisicalismo, la tesi cioè che la struttura vera e ultima della realtà sia quella studiata dalla fisica, a cui dovrebbe essere ricondotta anche la psicologia. Sostenitore di un naturalismo integrale (in cui si dichiara seguace di Dewey), ha inoltre concepito la teoria della conoscenza come parte della scienza naturale, in partic. della psicologia comportamentistica, pervenendo alla proposta di una «epistemologia naturalizzata». Tra le opere: Mathematical logic (1940; 3ª ed. 1962); Methods of logic (1950; 2ª ed. 1959, trad. it. Manuale di logica); From a logical point of view (1953; trad. it. Il problema del significato); Word and object (1960; trad. it. Parola e oggetto); Set theory and his logic (1963); The ways of paradox and other essays (1966; trad. it. I modi del paradosso e altri saggi); Ontological relativity and other essays (1969; trad. it. La relatività ontologica e altri saggi); Philosophy of logic (1970; trad. it. Logica e grammatica); The roots of reference (1974); Theories and things (1981); Quiddities (1987; trad. it. Quidditates); Pursuit of truth (1990; 2ª ed. 1992). Da ricordare inoltre la sua autobiografia The time of my life (1985).

Vedi anche
neopositivismo Movimento filosofico (anche detto positivismo logico, neoempirismo, empirismo logico) sorto, sviluppatosi ed esauritosi tra il terzo e il sesto decennio del 20° secolo. 1. I primi sviluppi La data di nascita formale del neopositivismo è il 1928, allorché un gruppo di studiosi di varie discipline – ... riduzionismo Concezione epistemologica che tende a formulare concetti e linguaggio di una teoria scientifica nei termini di un’altra teoria considerata più fondamentale. Anche, la tesi secondo cui ogni asserto scientifico potrebbe venir tradotto in termini e predicati osservativi. ● Il riduzionismo fa il suo ingresso ... filosofia analitica Orientamento di pensiero sviluppatosi soprattutto in Inghilterra dagli inizi del 20° sec., e volto prevalentemente allo studio del linguaggio nei suoi vari aspetti (scientifici, quotidiani, etici, logici ecc.), privilegiando l’analisi di problemi specifici rispetto all’elaborazione di sistemi ampi e ... pragmatismo Indirizzo di pensiero sorto negli USA intorno al 1870 e diffusosi più tardi in Europa, dove ebbe il maggior successo nei primi decenni del Novecento. 1. C.S. Peirce: dal pragmatismo al pragmaticismo Il termine (pragmatism) deriva, come disse il fondatore di questa corrente C.S. Peirce, dalla ripresa ...
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  • FILOSOFIA ANALITICA
  • ESPERIMENTO MENTALE
  • HARVARD UNIVERSITY
  • NEOPOSITIVISMO
  • EPISTEMOLOGIA
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Vocabolario
quine
quine avv., ant. – Forma epitetica per qui: E q. poi lo dio d’amor stesse Con li amorosi cori in gioia e canto (Cino da Pistoia).
van¹
van1 van1 〈van〉. – Primo elemento di cognomi olandesi (Van Dyck, Van Gogh, ecc.) e fiamminghi (Van Opstal, Van Roomen, ecc.), nei quali rappresenta una componente prepositiva con funzione patronimica, matronimica, etnica (come il ted. von...
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