Dafoe, Willem (propr. William)
Attore cinematografico statunitense, nato ad Appleton (Wisconsin) il 22 luglio 1955. Dotato di un insolito fascino ambiguo, con un volto affilato e spigoloso, si è soprattutto distinto nel delineare figure intriganti e sopra le righe, spesso rese con una recitazione estrema come il Messia di The last temptation of Christ (1988; L'ultima tentazione di Cristo) di Martin Scorsese o il bandito di Wild at heart (1990; Cuore selvaggio) di David Lynch. Questo stile, estremamente personale, gli ha consentito di lavorare con alcuni dei registi più importanti degli anni Ottanta e Novanta come Walter Hill, William Friedkin, Paul Schrader, Abel Ferrara, David Cronenberg e Oliver Stone.Trasferitosi a New York nel 1977, ha fondato insieme alla compagna Elizabeth LeComte la compagnia teatrale d'avanguardia Wooster Group. Ha esordito sul grande schermo con Heaven's gate (1980; I cancelli del cielo) di Michael Cimino, e successivamente è stato il protagonista in The loveless (1982) di Kathryn Bigelow, primo film in cui, nella parte del leader di una gang di motociclisti, è riuscito a mostrare le sue doti. Ha poi interpretato un sadico capobanda in Streets of fire (1984; Strade di fuoco) di Hill, ma la svolta è arrivata con To live and die in L.A. (1985; Vivere e morire a Los Angeles) di Friedkin, in cui è un machiavellico pittore falsario, e con Platoon (1986) nel quale Stone gli ha affidato il ruolo (per il quale l'attore ha ottenuto nel 1987 una nomination all'Oscar) di un sergente dal volto umano ucciso dal suo antagonista (Tom Berenger). Il tema della guerra in Vietnam ha segnato ancora la sua filmografia con Off limits (1988; Saigon) di Christopher Crowe, con Born on the fourth of July (1989; Nato il quattro di luglio), ancora diretto da Stone, e con Flight of the intruder (1991; L'ultimo attacco) di John Milius. Se in The last temptation of Christ è il Cristo-uomo che si oppone alla scoperta della propria divinità, D. ha anche saputo costruire figure più tradizionali pur conservando i tratti della sua recitazione nervosa. È il caso dell'agente del FBI in Mississippi burning (1988; Mississippi burning ‒ Le radici dell'odio) di Alan Parker, dello sceriffo sulle tracce di un trafficante d'armi in White sands (1992; White sands ‒ Tracce nella sabbia) di Roger Donaldson, del detective gay in The Boondock saints (1999; The Boondock saints ‒ Giustizia finale) di Troy Duffy e dell'inseguitore di un serial killer in American psycho (2000) di Mary Harron. La propria metà oscura e tormentata l'ha invece manifestata con la volontaria caricatura di Bobby Peru in Wild at heart e con l'arrogante guardia di un riformatorio in Cry baby (1990) di John Waters. Ma anche attraverso l'avvocato difensore sedotto dalla propria cliente di Body of evidence (1992) di Uli Edel, il mefistofelico Emit Flesti di In weiter Ferne, so nah! (1993; Così lontano, così vicino) di Wim Wenders, il misterioso Caravaggio di The English patient (1996; Il paziente inglese) di Anthony Minghella, e ancora il vendicativo ladro di gioielli interpretato in Speed 2 ‒ Cruise control (1997; Speed 2 ‒ Senza limiti) di Jan De Bont. Con i film diretti da Schrader è emersa la rabbia repressa ma anche la fragilità dei suoi personaggi, come quello di Light sleeper (1992; Lo spacciatore) e di Affliction (1997). Con un'ambiguità sottile e originale ha caratterizzato il diabolico dottor Van Hoen, in realtà angelo redentore nella favola minimalista di Paul Auster, Lulu on the bridge (1998), l'ideatore di un piano di spionaggio industriale in New Rose Hotel (1998) di Ferrara, lo strano meccanico di eXistenZ (1999) di Cronenberg, il prigioniero di Animal factory (2000) di Steve Buscemi. Grazie alla sua particolare cifra recitativa ha saputo rendere la mitica interpretazione di Max Schreck nel ruolo di Nosferatu del film di Friedrich Wilhelm Murnau in Shadow of the vampire (2000; L'ombra del vampiro) di Edmund Elias Merhige, per il quale nel 2001 ha ottenuto un'altra nom-ination all'Oscar.