BLAÈU, Willem Janszoon (in latino Blavius, ma più spesso Guilielmus Caesius o Guilielmus Jansonius)
Celebre cartografo e fabbricante di strumenti matematici e astronomici, nato ad Alkmaar in Olanda nel 1571, morto ad Amsterdam nel 1638. Fu scolaro del famoso astronomo Tycho Brahe, nel cui castello di Uranieburg nell'is. Hveen si trattenne per due anni, prima del 1596, apprendendo i fondamenti della cosmografia e della geografia, la costruzione e l'uso di strumenti astronomici. Al più tardi nel 1597 tornò in patria e si fissò ad Amsterdam, dove presto si segnalò come fabbricante di globi e di strumenti di astronomia, poi anche come cartografo e stampatore. La sua prima opera datata è un globo terrestre del 1599, cui accompagnò nel 1603 un globo celeste di pari dimensioni; più tardi diede al pubblico un'altra coppia di globi, celeste e terrestre, di minori dimensioni e in seguito anche una terza coppia molto più grande (circonf. m. 2,16) della quale si hanno parecchie ristampe. Costruì poi anche globi in rame, strumenti varî, tra i quali alcuni anche per il suo maestro Tycho Brahe.
Tra le carte, celebre è il mappamondo Nova Universi Terrarum Orbis mappa ecc. del 1605 (m. 2,44 × 1,34), di cui si conosce finora un solo esemplare presso la Hispanic Society of America.
Tra le altre sue più famose pubblicazioni ricordiamo: Nywe Paskaerte in data 1606, carta dell'Europa e del Mediterraneo occidentale ad uso dei naviganti; Het Lycht der Zeevaert, del quale i due primi volumi furono pubblicati nel 1608, il terzo nel 1621: opera di nautica, tradotta sin dal 1619 in francese e largamente utilizzata nella prima metà del sec. XVII; Zeespiegel, pubblicato nel 1623, poi nuovamente, dagli eredi del Blaeu nel 1650; Appendix Theatri A. Ortelii et Atlantis G. Mercatoris continens tabulas geographicas diversarum orbis regionum nunc primum editas cum descriptionibus, 1631: raccolta di 103 carte per servire di supplemento ai due più famosi atlanti del tempo. Accresciuta in successive edizioni formò il nucleo della più vasta raccolta intitolata Theatrum Orbis terrarum sive Atlas Novus, pubblicato in due volumi nel 1635, poi in successive edizioni ampliate (fino al 1655).
Il B. tentò anche la misura del grado terrestre sulla costa dell'Olanda fra la foce della Mosa e l'isola Texel, cercò di perfezionare i metodi per il calcolo delle longitudini e pubblicò alcune tavole della declinazione del sole (1625). Nel 1633, per deliberazione degli stati generali, fu nominato cartografo della repubblica.
Alla sua morte, lo stabilimento cartografico, trasferito l'anno prima in un grandioso edificio, passò ai figli Giovanni e Cornelio che il padre si era già da tempo associati, poi al nipote Guglielmo.
Giovanni B., che fu anche celebre avvocato, nel 1646 stampò una quarta parte del Zeespiegel, nel 1648 un grande Planisfero e nel 1655 De groote Zeespiegel, oltre alle nuove edizioni ampliate del Theatrum ricordate sopra e a numerose raccolte di piante di città (Theatrum Italiae, 1662, ecc.). Ma la più celebre opera di Giovanni è l'Atlas Maior sive Cosmographia Blaviana ecc., in 14 voll., dei quali uno dedicato all'Italia (61 carte). Esso è forse il più grande atlante che sia stato mai pubblicato; non è tuttavia originale in ogni sua parte, anzi moltissime carte sono copiate senza modificazione alcuna (per es. le carte d'Italia da quelle del celebre astronomo e geografo G. A. Magini). Ma della considerazione in cui era tenuta l'officina Blaviana è prova la deliberazione degli Stati generali in data 1666, che obbliga le case commerciali aventi traffici con l'India o i capitani di navi ad usare le carte dei Blaeu, e l'altra del 1670 che dà incarico a Guglielmo Blaeu di esaminare i giornali di bordo dei piloti e di rivedere e approvare le loro carte. Il grande stabilimento cartografico fu interamente distrutto da un incendio nel 1672.
Bibl.: P. I. H. Baudet, Leven en Werken van Willem Jansz. Blaeu, Utrecht 1871; E. L. Stevenson, Willem Janszoon Blaeu 1571-1638, New York 1914. Un catalogo descrittivo di tutte le opere dei Blaeu è in Wieder, Monumenta cartographica, III, L'Aia 1929, pagg. 67-87.