Forst, Willi
Nome d'arte di Wilhelm Frohs, regista e attore cinematografico austriaco, nato a Vienna il 7 aprile 1903 e morto ivi l'11 agosto 1980. Negli anni Trenta e Quaranta fu una delle personalità più importanti del panorama cinematografico austriaco ed europeo. Dopo aver raggiunto la popolarità come attore nel periodo di passaggio tra il muto e il sonoro, come regista raggiunse l'apice del successo durante il regime nazista, rifiutando tuttavia di prendere parte come interprete a uno dei più infami film di propaganda, Jud Süss (1940; Süss l'ebreo) di Veit Harlan. Si caratterizzò per la costruzione di un ritmo brioso e per l'eleganza formale nel mettere in scena l'ambiente mondano viennese (nell'ambito del filone dei cosiddetti wiener Filme). Nella fusione tra musica e danza (il valzer come una 'ronde geometrica') all'interno di opere apparentemente gioiose, ma in realtà concepite come disincantati melodrammi nostalgici, nell'attenzione al dettaglio scenografico, F. sembra rifarsi a certe soluzioni visive proprie del cinema di Max Ophuls.
Cominciò la sua carriera artistica come attore teatrale già dalla fine degli anni Dieci, specializzandosi soprattutto in ruoli brillanti. All'inizio del decennio successivo, ottenne i primi ruoli cinematografici in Sodom und Gomorrha (1922) di Michael Kertész (poi Michael Curtiz) e Café elektric o Wenn ein Weib den Weg verliert (1927) di Gustav Ucicky, in cui fu protagonista al fianco di Marlene Dietrich. Proseguì con successo la carriera teatrale, diventando uno degli attori più famosi dell'operetta e della rivista e, alla fine degli anni Venti, fu ingaggiato dal Deutches Theater di Max Reinhardt. La sua attività di attore cinematografico continuò con Unfug der Liebe (1928) di Robert Wiene, Atlantik (1929) di Ewald André Dupont, ma fu decisivo l'incontro con Geza von Bolvary (regista specializzato in commedie musicali ambientate a Vienna) che lo diresse, tra le altre, in opere come Zwei Herzen im Dreiviertel-takt, Der Herr auf Bestellung, Ein Tango für dich (tutte del 1930), Der Raub der Mona Lisa (1931) e Ich kenn dich nicht und liebe dich (1934). Fu proprio con von Bolvary che affinò il suo caratteristico personaggio, elegante e seducente, dai modi disinvolti. E da quest'ultimo venne influenzato nella costruzione di una messinscena che privilegiava il décor e di un ritmo caratterizzato dalla musica e dal ballo, elementi che diventeranno fondamentali nella sua carriera di regista. Fu ancora protagonista in Brennendes Geheimins (1933; Segreto ardente) di Robert Siodmak, da un racconto di S. Zweg, nel ruolo di un barone austriaco che finge di farsi amico un ragazzino per sedurne la madre, prima di esordire nello stesso anno dietro la macchina da presa con Leise flehen meine Lieder (Angeli senza paradiso), opera biografica sul musicista F.P. Schubert. Ma il suo film più famoso lo realizzò l'anno successivo con Maskerade (1934; Mascherata), avvolgente commedia-musical e frenetico gioco degli equivoci che prendono l'avvio da un quadro in cui è ritratta nuda la moglie di un medico famoso. Nell'opera si combinano le influenze letterarie di A. Schnitzler con quel misto di frivolezza e tragedia che aveva già caratterizzato Liebelei (1933; Amanti folli) di Ophuls. F. diresse successivamente Mazurka (1935; Mazurka tragica), melodramma con Pola Negri protagonista, incentrato su una cantante di cabaret che uccide un compositore colpevole di aver tentato di sedurre sua figlia, e Allotria (1936; Allegria), farsa che risente, in maniera troppo esplicita, di uno sperimentalismo astratto non troppo congeniale al suo cinema. Dopo Burgtheater (1936; L'ultima passione) e Serenade (1937; L'ombra dell'altra), tornò con Bel Ami (1939; Bel Ami ‒ L'idolo delle donne), tratto dal romanzo di G. de Maupassant, a quel ritmo giocoso di Maskerade, narrando le avventure di un giornalista senza scrupoli che riesce a fare carriera seducendo le donne dell'alta società parigina di fine Ottocento. L'ambientazione viennese tornò in Operette (1940; A tempo di valzer), travagliata storia d'amore tra un regista e un'attrice dell'operetta, e soprattutto in Wiener Blut (1942; Sangue viennese) e in Wiener Mädel (1949; Ragazze viennesi). Nel primo, ispirato all'operetta omonima di J. Strauss, F. utilizzò un forte impianto scenografico nel narrare la vicenda della moglie di un diplomatico che, dopo essere stata tradita, riconquista il marito facendolo ingelosire. Nell'altro, iniziato nel 1944 e terminato cinque anni dopo, si descrive il rapporto tra un giovane musicista che tenta di fare carriera e tre sorelle, cercando di rappresentare lo spirito di una Vienna ormai scomparsa. Nell'intervallo tra questi due film realizzò anche la commedia poliziesca Frauen sind keine Engel (1943; Realtà romanzesca). Le sue opere degli anni Cinquanta, come Die Sünderin (1951), Dieses Lied bleibt bei dir (1954; Cabaret ‒ Ballata romantica), Die unentschuldigte Stunde (1957) e Wien, du Stadt meiner Träume (1957), dietro l'innegabile mestiere, denunciano segni di stanchezza creativa. F., dei film da lui diretti, fu spesso anche sceneggiatore e talvolta interprete. Continuò anche la sua attività teatrale e recitò per opere di altri registi.
R. Dachs, Willi Forst: eine Biographie, Wien 1986.