JAMES, William
Uno dei maggiori filosofi americani: per certi rispetti, il più rappresentativo. Nato a New York l'11 gennaio 1842, morì a Chocorua, N.H., il 26 agosto 1910. Dopo aver studiato a New York, Londra, Parigi, Boulogne, Ginevra, Bonn, frequentò i corsi di medicina dell'università Harvard e di quella di Berlino. Tornato in patria nel 1869, vi rimase tre anni, in non buone condizioni di salute, immerso in vaste letture. È di questo periodo la sua conoscenza della filosofia del Renouvier, a cui egli stesso attribuì importanza decisiva per la formazione del suo pensiero, e che lo spinse anche allo studio di Kant. Nel 1872 iniziò la sua carriera accademica come "Instructor in Physiology" all'università Harvard, in cui fondò il primo laboratorio americano di psicologia sperimentale, e in cui restò sempre, pur allontanandosene talora per inviti a tener corsi di lezioni che gli vennero da altre università (quelle di California e di Edimburgo, la Columbia University di New York, il Manchester College di Oxford, ecc.). Quando, nel 1907, si ritirò dall'insegnamento, il suo "pragmatismo" godeva ormai di diffusiorie mondiale.
Tra le pere del J. (pubblicate o ristampate tutte a New York e Londra dall'editore Longmans, Green and Co.) le principali sono le seguenti: The principles of psychology (voll. 2, New York 1890; trad. it. G. C. Ferrari e G. C. Tamburini, 3ª ed., Milano 1909); Psychology: briefer course (1892: è un compendio dell'opera precedente; trad. it. di G. Tarozzi, Milano 1911); The will to believe (New York 1897; trad. it., La volontà di credere, Milano 1912); Talks to teachers on psychology and to students on some of life's ideals (New York 1899; trad. it. di G. C. Ferrari, Gli ideali della vita, Torino 1916); The varieties of religious experience (New York 1902; trad. it. di G. C. Ferrari e M. Calderoni, Torino 1904); Pragmatism (New York 1907; trad. francese, Parigi 1917); The meaning of truth (New York 1909; trad. franc., L'idée de verité, Parigi I913); A pluralistic universe (New York 1909; trad. franc., La philosophie de l'experience, Parigi 1910); Some problems on phuosophy: A beginning of an mtroduction to philosophy (New York 1911; trad. fr., Introduction à la philosophie, Parigi 1914); Essays in radical empiricism (New York 1912; cfr. la racc. ital. di G. Papini, Saggi pragmatisti, Lanciano 1910). Le lettere del J. sono state pubblicate con introduzione e note dal figlio Henry, New York 1920; gli scritti di parapsicologia raccolti e tradotti da E. Durandeau, Études et reflexions d'un psychiste, Parigi 1924.
Il J. è stato il vero teorizzatore e assertore del "pragmatismo" (v.), per quanto di esso possa considerarsi iniziatore C. S. Peirce, e per quanto il J. stesso preferisse chiamare la sua dottrina "empirismo radicale". In essa infatti non è tanto essenziale il principio empiristico, onde la realtà vien risolta nell'esperienza sensibile e nelle affezioni che l'accompagnano, quanto il concetto dell'attività pratica che il soggetto manifesta nella conoscenza, e per cui questa in tanto ha valore in quanto risponde al bisogno di adattamento e di reazione pratica. Medico e fisiologo, ma con cultura filosofica e, attraverso il Renouvier, permeato di qualche spirito kantiano, il J. cominciò col tradurre la sua fisiologia in psicologia, da una parte (in nome del suo sperimentalismo) rigettando ogni presupposto metafisico o sostanzialistico circa la natura dell'anima, e dall'altra (in nome del suo soggettivismo idealistico) concependo le funzioni psichiche come attività dell'io, non risolubile in altro. Il duplice aspetto di questa psicologia, in parte empirica e in parte filosofica, si perpetuò nella filosofia in cui essa si venne poi traducendo: filosofia che da una parte, affermando l'attività pratica dello spirito anche sul piano teoretico, reagiva giustamente a ogni concezione della conoscenza come passiva riproduzione del dato, e d'altra parte, presupponendo una realtà a cui l'individuo dovesse reagire col suo adattamento teoretico, infirmava la stessa fondamentale equazione di verità e praticità. Di qui il dissidio interiore delle più note tesi del J., quale, p. es., la deduzione della fede nella libertà morale e nei valori religiosi dalla stessa volontà di credetevi.
Bibl.: Principali opere d'insieme: E. Boutroux, W. J., Parigi 1911; Th. Flournoy, La philosophie de W. J., Saint-Blaise 1911; J. Royce, W. J. and other essays, New York 1911; H. Reverdin, La notion d'expérience d'après W. J., Ginevra 1913; H. W. Know, The philosophy of W. J., Londra 1914; J. Turner, An examination of W. J.'s philosophy, Oxford 1919; S. Tissi, J., Milano 1924; M. Le Breton, La personnalité de W. J., Parigi 1929. Per la bibliografia più particolare v. l'appendice in quest'ultima opera; per quella concernente il pragmatismo in generale, e per la critica del pragmatismo del J., v.: U. Spirito, Il pragmatismo nella filosofia contemporanea, Firenze 1921. Per la bibliografia degli scritti del J. v.: R. B. Perry, Annotaded Bibliography of the writings of W. J., New York 1920.