Kentridge, William
Artista, regista teatrale e di film di animazione sudafricano, nato a Johannesburg il 28 aprile 1955. Di famiglia ebraica, dopo essersi formato alla scuola King Edward VII, ha conseguito nel 1976 il Bachelor of Arts in Politics and African Studies presso la University of the Witwatersrand di Johannesburg. Dal 1976 al 1978 ha studiato con B. Ainslie alla Johannesburg Art Foundation, dove ha poi insegnato incisione. Ha frequentato, nel 1981-82, il corso di mimo e di teatro all'École Jacques Lecoq di Parigi; membro della Junction Avenue Theater Company, con sede a Johannesburg e Soweto, dal 1975 al 1991, è stato socio fondatore nel 1988 della Free Filmmakers Cooperative di Johannesburg.
Suggestionato dall'orrore della segregazione razziale nonché dalle problematiche a essa connesse - abusi nell'ambito del lavoro, barriere razziali, aspirazioni libertarie dei neri ecc. - K. ha affrontato l'argomento in tutte le sue opere, traendo ispirazione da H. Daumier, F. Goya, W. Hogarth, dall'Espressionismo tedesco e dai film di S.M. Ejzenštejn. In particolare, si è servito del disegno a pastello o di quello a carboncino per i filmati d'animazione, rivelando notevoli capacità tecniche e innovative; da ricordare, Johannesburg, 2nd greatest city after Paris (1989), uno degli episodi della serie animata Soho Eckstein films, in cui, sullo sfondo dell'apartheid, vengono narrate le vicende dell'imprenditore edilizio sudafricano S. Eckstein e del suo alter ego, l'artista F. Teitlebaum; 9 drawings for projection, i film sull'impatto esistenziale dell'apartheid realizzati a partire dal 1989, presentati a New York nel 2005 (tra i quali anche History of the main complaint, 1996, e Weighing… and wanting, 1998) nei quali ritorna la figura di Eckstein. Con Ubu tells the truth (1997), ispirandosi a Ubu Roi del drammaturgo francese A. Jarry, ha realizzato un film politico servendosi di materiale di repertorio e di testimonianze rilasciate durante le udienze della Truth and Reconciliation Commission (TRC), creata nel 1995 per fare luce sulla violazione dei diritti umani durante l'apartheid. Della sua ricca attività teatrale sono senz'altro da citare i lavori svolti in collaborazione con la Handspring Puppet Company, tra i quali Il ritorno d'Ulisse, messo in scena a Bruxelles (1998) e tratto dall'opera Il ritorno d'Ulisse in patria di C. Monteverdi, e la regia e le scene di Die Zauberflöte (Il flauto magico) di W.A. Mozart, in anteprima a Napoli nel 2006. Tra le installazioni, che risentono della sua competenza di regista teatrale, si ricordano Sleeping on glass (1999), una gara di ombre cinesi in bicicletta proiettate nello specchio di un comò; Medicine chest (2000), un armadietto da farmacia su cui compare un autoritratto dell'artista che viene sostituito lentamente da oggetti da cucina, a loro volta trasformati in una finestra aperta su un paesaggio, in un uccellino in gabbia, in un pesce guizzante e infine in un petto femminile dove una testa trova riposo.
K. è stato presente a diverse manifestazioni internazionali quali le biennali di Venezia, di Istanbul, di Johannesburg, di L'Avana, di Shanghai, e Documenta di Kassel. Oltre alla partecipazione a importanti esposizioni collettive, si ricordano le numerose mostre che lo hanno visto protagonista nei più prestigiosi musei del mondo, come il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1998), il Museu d'Art Contemporani di Barcellona (1999), la South African National Gallery di Città del Capo (2002-03), il Castello di Rivoli-Museo d'arte contemporanea (2004). Tra i diversi riconoscimenti ricevuti vanno citati il Carnegie Prize del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh (1999) e il Goslar Kaiserring del Mönchehaus Museum für moderne Kunst (2003).
bibliografia
William Kentridge, ed. N. Benezra, S. Boris, D. Cameron, New Museum of Contemporary Art, New York 2001 (catalogo della mostra); William Kentridge, ed. C. Christov-Bakargiev, Castello di Rivoli-Museo d'arte contemporanea, Milano 2004 (catalogo della mostra).