PENN, William
Quacchero inglese, figlio primogenito del precedente, fondatore della Pennsylvania, nato a Londra il 14 ottobre 1644, morto a Ruscombe il 30 luglio 1718. Il giovane P. si era dimostrato uno spirito inquieto già prima della morte del padre. Educato alla Grammar School di Chigwell (Essex), passò poi a Christ Church in Oxford, ma ne fu espulso nell'ottobre 1661 per eterodossia. Cacciato via di casa dal padre adirato, viaggiò all'estero per due anni, studiando sotto il teologo calvinista Moïse Amryaut a Saumur e visitando Torino nel 1664, in compagnia di Roberto Spencer, poi duca di Sunderland. Questa amicizia e quella del repubblicano Algernon Sidney furono i durevoli risultati di questi viaggi. Nel 1664-65 P. era a Lincoln's Inn e nei primi del 1666 fu mandato dal padre in Irlanda, dove ebbe velleità di darsi alla carriera militare.
Dopo una visita in Inghilterra, tornò in Irlanda nel 1667 e non per la prima volta fu attirato dalle dottrine del quacchero irlandese Thomas Looe. Per avere assalito un soldato che aveva cercato di sciogliere una conventicola quacchera, egli ebbe a sopportare il suo primo breve imprigionamento. Ritornato in Inghilterra nel dicembre, si disse che fosse diventato quacchero, quantunque non portasse ancora il caratteristico costume; l'anno appresso aderì definitivamente alla Società degli amici incorrendo di nuovo nell'ira paterna, e si aggregò al gruppo di Amersham, diretto da Isaac e Mary Pennington. Il suo primo opuscolo, Faith Exalted non ebbe un carattere decisamente quacchero, ma attaccava l'episcopato anglicano e il cattolicesimo. The Sandy Foundation Shaken, stampato senza autorizzazione, era un'esposizione della teologia quacchera; e perciò fu imprigionato nella Torre di Londra (dicembre 1668). Fu rilasciato per l'intervento del duca di York nel luglio 1669; aveva impiegato i mesi di prigione a scrivere il suo più noto opuscolo di devozione No Cross, No Crown. Nel 1669-70 fu di nuovo in Irlanda, dove si unì ufficialmente con i quaccheri, visitandoli in prigione o lavorando per ottenerne la liberazione.
Nella primavera del 1670, P. ritornò dall'Irlanda e fu perdonato dal padre, la cui morte si approssimava. Egli fu allora riconosciuto come uno dei principali quaccheri non solo per l'energia e vivacità del suo carattere, ma anche perché la sua posizione sociale indicava il propagarsi della fede in altre classi che non fossero quella operaia, in cui il movimento s'era dapprima diffuso (v. quaccheri). Nell'agosto 1670, quando si rinnovò la persecuzione, P. fu mandato alla prigione di Newgate e processato come disturbatore dell'ordine pubblico per avere tenuto una riunione vietata a Gracechurch Street. Il giurì rifiutò di riconoscerlo colpevole e i giurati furono mandati in carcere (furono però assolti l'anno dopo), mentre P. fu condannato per essersi rifiutato di togliersi il cappello. Nel febbraio 1671 P. era di nuovo chiuso a Newgate, fu rilasciato e sposò Guglielma Springett. Durante i successivi dieci anni, egli predicò in Inghilterra, viaggiò all'estero e si unì in politica ai whigs, riallacciando amicizia con Algemon Sidney. Intanto, egli era deluso dalle continue persecuzioni contro i quaccheri, dall'eccitazione popolare per un supposto complotto papistico, dalle sofferenze del paese per la reazione tory, e le sue idee si rivolgevano sempre più verso l'America. Nel 1680 fece istanza perché gli si concedessero terreni a ovest del Delaware per liquidare il credito che suo padre, in relazione agli affari dell'ammiragliato, aveva verso lo stato e, grazie alla simpatia del duca di York, ottenne nel 1682 la concessione. P. lasciò l'Inghilterra il 10 settembre 1682, e dopo un viaggio drammatico toccò Newcastle il 27 ottobre.
Il nuovo paese fu battezzato Pennsylvania e fu chiamato da P. il suo "santo esperimento". Soggetto al controllo del Consiglio privato inglese, il potere all'interno fu affidato a un governatore assistito da un consiglio provinciale di 72 membri. Un'assemblea generale approvava le leggi, ma non aveva diritto d'iniziativa. Politicamente, la costituzione di P. non mostrava un grande progresso sulle idee del tempo e del resto risultò che non poteva funzionare. P. era un aristocratico per natura, più che un democratico, un whig e non un leveller (egualitario). Dove la costituzione rappresentava un passo innanzi sul suo tempo era nel sistema penale, molto più umano, nell'organizzazione delle prigioni, e nella concessione, in pratica, della libertà di coscienza, con il permesso del culto cristiano di qualsiasi tipo. Per questo e per le ragionevoli relazioni con gl'Indiani vicini, coi quali furono conclusi trattati di pace, P. merita il posto eccezionale che egli occupa nella storia della colonizzazione.
Durante due anni felici egli fu governatore della Pennsylvania, vide sorgere la capitale Filadelfia e l'affluire non solo di quaccheri inglesi, ma anche di Tedeschi, Olandesi e Svedesi, che divennero eccellenti coloni. La sua tendenza al drammatizzare si rallegrava della sua posizione e della sua autorità supreme, e quantunque la fede sincerissima e l'amabilità naturale impedissero alla sua giovanile arroganza di manifestarsi, a molti benintenzionati sembrava che egli si allontanasse assai dai severi ideali degli "amici".
Nel 1684 egli ritornò in Inghilterra, sia per sistemare una controversia di confini con Lord Baltimore, sia a causa della cattiva salute della moglie, e sia anche per un sincero desiderio di partecipare alle difficoltà dei suoi correligionarî quaccheri in Inghilterra e di aiutarli, se gli fosse stato possibile. Ma il suo ritorno non solo danneggiò il suo esperimento in Pennsylvania, ma diminuì anche la sua fama.
P. frequentò assiduamente la corte tra il 1685 e il 1688. Gran numero di "amici" furono scarcerati nell'aprile del 1686 per il suo intervento e nell'estate egli visitò l'Olanda per cercare di attirare l'interesse di Guglielmo sui progetti di tolleranza religiosa.
Non c'è motivo di porre in dubbio i suoi moventi. La sua personale inclinazione per il duca di York, che salì al trono nel febbraio 1685 era di antica data e sopravvisse alla rivoluzione, e la possibilità della libertà di coscienza, in cui Giacomo credeva, aveva costituito l'ideale predominante della vita di P.: quindi le sue relazioni col re, se possono dimostrare mancanza di saggezza politica e di facoltà di giudicare gli uomini, se possono anche appalesare il suo desiderio d'immischiarsi nei grandi affari, non possono essere interpretati a danno del suo carattere morale o della sincerità della sua speranza di poter migliorare la situazione dei dissenters in Inghilterra.
Ma il suo sfortunato incontro coi fellows del Magdalen College di Oxford a Windsor dopo che essi erano stati espulsi dal re nel 1687, mostrò che egli non aveva un'esatta idea della situazione e il suo desiderio di appianare le cose torna più a onore del suo carattere che a quello del suo senso politico.
Dopo la rivoluzione, P. fu per qualche tempo in ombra, e nel 1692 fu revocato dalla carica di governatore della Pennsylvania. Tuttavia nell'agosto 1694 egli fu reintegrato, ma dovette rinunciare al suo pacifismo e consentire a fornire un piccolo contingente di uomini alle truppe di difesa delle colonie. Questi ultimi sfortunati anni furono un compromesso in ogni senso. Guglielma morì nel febbraio 1694 e nel marzo 1696 egli sposò Hannah Callowhill figlia di un commerciante di Bristol. Egli non tornò in America che nel 1699, e trovò che il consiglio provinciale si era dimostrato troppo numeroso per poter adempiere al suo compito esecutivo; la creazione di una commissione di cinque membri diede al governo un carattere più autocratico.
Controversie tra la provincia di Pennsylvania e i vicini territorî del Delaware, che respingevano l'autorità della provincia, distrussero lo spirito di amore fraterno; progetti di legge da lui proposti per migliorare la situazione degl'Indiani e dei Negri furono respinti dall'assemblea, e si rese evidente che il "santo esperimento" gli era ormai completamente sfuggito di mano. Nel novembre 1701 egli tornò in Inghilterra, e questi ultimi anni furono rattristati dalla condotta di suo figlio William e da difficoltà economiche. P. ebbe nel 1712 un colpo apoplettico, dal quale non si riebbe più, e vegetò sino alla morte.
Bibl.: Janney, Life of W. P., Londra 1882; Brailsford, Early Life of W. P., ivi 1931; Bonamy Dobrée, W. P. Quaker and Pioneer, ivi 1932; C. E. Vulliamy, W. P., ivi 1933.