Travilla, William
Costumista statunitense, nato il 22 marzo 1920 e morto a Los Angeles il 2 novembre 1990. Fu uno dei maggiori rappresentanti dell'approccio hollywoodiano al costume d'epoca, consistente in uno stravolgimento della sua sostanza storica e nella sua riduzione a puro simbolo, secondo la logica di abbellimento del personaggio tipica dello star system americano. Apprezzato per aver saputo esaltare la sensualità di alcune star degli anni Quaranta e Cinquanta, fu uno degli artefici occulti del successo di Errol Flynn e Marilyn Monroe. Ottenne quattro candidature all'Oscar e un premio nel 1950 (con Leah Rhodes e Marjorie Best) per Adventures of Don Juan (1949; Le avventure di Don Giovanni) di Vincent Sherman.
Ebbe i primi contatti con il cinema alla Columbia Pictures, per la quale lavorò dal 1941 al 1943. Dal 1946 al 1949 fu sotto contratto con la Warner Bros., dove si fece apprezzare per la caratterizzazione di Joan Crawford e di un perfido Sydney Greenstreet vestito di bianco in Flamingo Road (1949; Viale Flamingo) di Michael Curtiz. Alla Warner si guadagnò la fiducia di Flynn: durante la preparazione di Adventures of Don Juan l'attore si lamentò infatti del lavoro della Rhodes e della Best, sottolineando che non avrebbe accettato di indossare gorgiere elisabettiane né pantaloncini imbottiti, e lo studio dovette coinvolgere nel progetto anche T., già costumista di Flynn per film meno impegnativi, come il western Silver river (1948; Sul fiume d'argento) di Raoul Walsh e altri d'ambientazione contemporanea. Trascurando i modelli rinascimentali, egli attualizzò lo stile degli abiti di Don Giovanni, inserendovi soltanto pochi tocchi d'epoca. Dopo questo successo fu scritturato dalla 20th Century-Fox, dove Charles Le Maire gli affidò il compito di raffinare l'immagine dell'allora emergente Marilyn Monroe in Monkey business (1952; Il magnifico scherzo) di Howard Hawks. Egli collaborò poi a tutti i film dell'attrice da Gentlemen prefer blondes (1953; Gli uomini preferiscono le bionde), ancora di Hawks, a Bus stop (1956; Fermata d'autobus) di Joshua Logan, governando magistralmente la fisicità esuberante e i gusti stessi della diva, che propendeva pericolosamente per abiti troppo attillati allo scopo di esaltare la propria andatura sensuale. Restano memorabili i costumi da lui disegnati per due numeri musicali di Gentlemen prefer blondes (The little girl from little rock e Diamonds are a girl's best friend), il fantasioso abito pseudo-western di River of no return (1954; La magnifica preda) di Otto Preminger, i vestiti da seduttrice timida di How to marry a millionaire (1953; Come sposare un milionario) di Jean Negulesco, la gonna che svolazza sensualmente di The seven year itch (1955; Quando la moglie è in vacanza) di Billy Wilder. Dovette condividere con Le Maire (supervisore dei costumi in quasi tutti i film della Fox) le nominations ottenute nel 1954 e nel 1955 per How to marry a millionaire e There's no business like show business (1954; Follie dell'anno) di Walter Lang. Dal 1957 diradò gli impegni cinematografici per occuparsi della casa di mode che aveva aperto, rimasta attiva fino agli inizi degli anni Settanta. Tuttavia ottenne un'altra nomination per The stripper (1963; Donna d'estate) di Franklin J. Schaffner, dedicato al sottobosco del varietà americano di provincia. Dopo il suo ritiro dal cinema (1970) lavorò molto per la televisione, e ottenne anche quattro candidature all'Emmy Award, vincendolo per The Scarlett O'Hara war (1980) di John Erman, remake di Gone with the wind (1939) di Victor Fleming. Il suo ultimo lavoro fu per una biografia televisiva di Flynn (My wicked, wicked ways... The legend of Errol Flynn, 1985, di Don Taylor), destinata a far rivivere nostalgicamente i fasti del vecchio star system hollywoodiano.
Tra gli altri registi con i quali collaborò da ricordare Edward Dmytryk, Elia Kazan, John Ford, Henry King, Henry Hathaway.