Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Turner rivela precocemente il suo straordinario talento nella pittura paesaggistica, alla quale si dedica durante tutta la sua lunga carriera, ricercando i mezzi tecnici più efficaci nell’acquerello come nella pittura a olio. La sua arte diviene così l’espressione più intensa dello stato d’animo dell’artista romantico di fronte alla creazione sublime della natura.
La vita di Joseph Mallord William Turner
Joseph Mallord William Turner come John Constable, inizia la sua carriera artistica nella città natale, frequentando la Royal Academy, cui viene ammesso all’età di quattordici anni. All’inizio si afferma eseguendo acquerelli e disegni del genere topografico con vedute della campagna inglese e del Galles.
Nel 1794 insieme all’amico e pittore Thomas Girtin e ad altri artisti partecipa alle sedute di studio a casa del dottor Thomas Monro, dove copia i disegni dei grandi paesaggisti, e ha modo di conoscere a fondo l’opera di John Robert Cozens.
Dal 1796 Turner si dedica alla pittura a olio e tre anni dopo viene associato alla Royal Academy, di cui diviene membro effettivo nel 1802.
Turner si confronta con l’arte
Turner si dedica esclusivamente alla pittura di paesaggio. Anche nelle composizioni di soggetti storico-mitologici il suo interesse è rivolto principalmente agli elementi e ai fenomeni naturali. Nei dipinti a olio come negli acquerelli l’artista impiega una tecnica pittorica libera e non convenzionale, ottenendo effetti atmosferici e luministici di grande intensità.
Alla libertà tecnica e compositiva Turner associa lo studio dei grandi maestri del passato, soprattutto Claude Lorrain e Nicolas Poussin, i cui paesaggi gli ispirano numerosi dipinti, come ad esempio Didone fonda Cartagine del 1815 e Attilio Regolo del 1828 (ripreso nel 1837).
Lo schema compositivo e l’impianto prospettico di queste opere si rifanno all’opera di Lorrain Porto con l’imbarco della regina di Saba del 1648, ma il pittore inglese amplifica l’effetto della luce solare che avvolge le figure e le architetture, rendendole meno riconoscibili.
Nell’Attilio Regolo la luce abbagliante offusca la scena e trasforma l’episodio storico in una visione surreale. Le architetture e le navi che chiudono ai lati la composizione, secondo lo schema scenografico adottato da Claude Lorrain, vengono irradiate dalla luce che proviene dall’orizzonte e le loro sagome si scorgono appena attraverso il chiarore della nebbia. Il mare piatto all’interno del porto del dipinto di Lorrain è sostituito da acque agitate e increspate che animano la scena e accentuano il carattere drammatico della composizione.
Il sentimento della natura
Nella sua opera Turner esprime la poetica romantica del sublime, secondo la quale la natura è intesa come una forza onnipotente e indomabile che possiede una bellezza inimitabile. Già John Robert Cozens – pittore molto studiato da Turner – aveva introdotto il sentimento e l’emozione nella pittura di paesaggio, mediante la scelta di soggetti adatti a esprimere particolari stati d’animo.
Nel corso del suo primo viaggio sul continente (1802), Turner realizza numerosi acquerelli con vedute delle Alpi, concepite come elementi di una natura incurante del destino umano.
Negli acquerelli Turner cerca di cogliere con il pennello i fenomeni mutevoli e dinamici della natura e al tempo stesso cerca di fissare sulla carta l’emozione provata di fronte alla creazione sublime del paesaggio.
I viaggi in Italia e le opere della maturità
Nel corso della sua vita Turner visita più volte l’Italia – nel 1819, nel 1828, nel 1833 e nel 1840 – dove ammira i monumenti e le opere d’arte conservate a Milano, Venezia, Roma e Napoli.
Ma durante i suoi soggiorni Turner apprezza anche il paesaggio e la straordinaria luce del Mezzogiorno e dall’Italia riporta in patria acquerelli che testimoniano il suo sforzo di trasferire nella pittura i colori e la luce dei luoghi visitati.
Durante i soggiorni nella città lagunare del 1833 e del 1840, Turner prende spunto dalla pittura dei vedutisti veneziani del Settecento, per ritrarre la città. Le sue vedute, però, sono quasi astratte, diafane, e la città assume un aspetto spettrale, come nell’opera Canal Grande del 1835.
Le opere della maturità
I soggetti coi quali Turner si misura più frequentemente sono i naufragi, le tempeste, gli incendi, soggetti che esprimono le forze devastatrici della natura.
Questi temi consentono infatti al pittore non solo di sperimentare combinazioni di colori inedite e audaci, ma anche di abbandonare la prospettiva tradizionale, raggiungendo particolari effetti materici.
Turner condivide in parte le idee sui colori di Goethe – la Teoria dei colori viene pubblicata nel 1810 e tradotta in inglese dal pittore Charles Eastlake nel 1840 – secondo cui esistono due colori primari, il giallo e il blu, e ad alcuni colori è possibile abbinare delle specifiche emozioni. Così nel 1843 l’artista dedica a Goethe un dipinto al quale – come era consueto fare – dà un lungo titolo: Luce e colore (la teoria di Goethe): Il mattino dopo il diluvio, Mosè scrive nel libro della Genesi. Dopo il cataclisma gli uomini hanno perso ogni consistenza, i loro corpi sono trasparenti, inondati da un vortice di luce, fonte primaria delle energie vitali dell’universo, ma anche delle forze distruttrici della natura.
Dipinti quali Bufera di neve del 1842 e Pioggia, vapore e velocità del 1844 testimoniano molto bene i risultati raggiunti da Turner nell’ultimo decennio della sua attività.
Nel primo dipinto è raffigurato un vascello, l’Ariel, in mezzo a una tempesta. La leggenda, diffusa dallo stesso Turner, narra che il pittore si è fatto legare all’albero maestro per meglio osservare la furia degli elementi. La nave si scorge appena tra il cielo incombente e le alte onde del mare.
In Pioggia, vapore e velocità Turner impiega il colore puro in toni accesi, combinato nel modo più libero e sapiente, per strati a volte trasparenti, altre volte spessi e densi; il giallo intenso sulla superficie del fiume va dileguandosi nel chiarore del cielo; la sagoma nera di un treno corre lungo un ponte, che pare sospeso sul Tamigi, preceduto da una lepre che fugge terrorizzata o forse sfida in una gara di velocità la potente locomotiva.
In queste opere, tuttavia, il ricordo dei paesaggi classici e arcadici di Poussin è ancora presente nelle fanciulle che danzano sul margine del fiume.
Negli anni Quaranta l’arte di Turner diviene sempre più fantastica e visionaria, e il tema della morte si fa più insistente.
Gli ultimi dipinti di Turner vengono poco apprezzati dalla critica contemporanea che, senza comprendere lo stile delle sue ultime opere, considera i suoi dipinti “astratti”, non rifiniti, e ritiene “intollerabile” ed eccentrico il suo modo di combinare il colore.
I visionari romantici
Altri artisti inglesi, contemporanei di Turner, condividono il suo spirito romantico e visionario, ma adottano una tecnica pittorica più convenzionale. Già la scelta dei soggetti di questi artisti incontra più facilmente il gusto del pubblico. La loro arte si ispira alla poesia e alla letteratura religiosa, più vicine alla sensibilità romantica; il paesaggio è il luogo del sentimento e la natura è la proiezione lirica dello stato d’animo dell’osservatore.
Il pittore John Martin inizia la sua attività come decoratore di carrozze. Nel 1806 si stabilisce a Londra e si specializza nelle grandi raffigurazioni di temi biblici. I suoi paesaggi sono delle vere e proprie scenografie visionarie e fantastiche con valli e montagne raffigurate in modo analitico, come in un manuale di geologia; mentre le architetture che abitano i suoi dipinti si ispirano ai monumenti scoperti durante gli scavi e alle raccolte archeologiche del British Museum.
La lezione di Turner si coglie soprattutto nel gusto per gli effetti luministici e nella scelta di episodi catastrofici. È il caso del celebre Dies irae (1851) e dell’opera La caduta di Babilonia (1831), dove imponenti edifici esotici vengono illuminati dalle fiamme e dalle folgori, mentre l’umanità assiste inerte alla catastrofe.
L’irlandese Francis Danby (1793-1861), dopo essersi diplomato alla Society of Arts di Dublino, si trasferisce in Inghilterra, prima a Londra e poi a Bristol, dove si dedica alla pittura di paesaggio. La sua fama è però legata alla successiva produzione di paesaggi storici e fantastici, di luoghi incantati, di marine e di soggetti apocalittici.
Nel Tramonto sul mare dopo una tempesta (1824) l’incanto del crepuscolo, invece di infondere un senso di calma, aumenta il senso d’angoscia per la condizione precaria dei naufraghi, spossati dalla tempesta che si è appena conclusa.
Artista precocissimo, a quattordici anni Samuel Palmer (1805-1881) espone la sua prima opera alla Royal Academy e rimane profondamente influenzato dall’arte visionaria di William Blake. Negli anni 1826-1835, quando soggiorna a Shoreham nel Kent, realizza le sue migliori opere: paesaggi sereni e incantati, frutto della sua mente immaginativa. Il profondo senso religioso dell’artista lo porta anche a misurarsi con i temi della pittura sacra, trovando ispirazione nei maestri nordici del Quattrocento, come dimostra Il riposo durante la fuga in Egitto del 1825.