GOMUŁKA, Władysław
Uomo politico polacco, nato a Bialobrzegi, presso Krośno (voivodato di Rzeszów) il 6 febbraio 1905. Attivo nel movimento sindacale di estrema sinistra, arrestato nel 1932 e nel 1937, scontava una pena detentiva quando furono distrutti dal Comintern (1938) i quadri del movimento comunista in Polonia. Dopo l'occupazione tedesca di Varsavia si rifugiò a Bialystok e a Leopoli; dal 1942 fu impegnato nella lotta clandestina, sul piano militare e politico, entrando nel Comitato centrale del Partito operaio polacco; nel novembre 1943, mentre i contatti con i sovietici erano troncati dalla guerra, fu eletto segretario generale. Primo vicepresidente del Consiglio nel governo provvisorio e ministro delle "terre recuperate" a Occidente (1945), si scontrò vivacemente col leader contadino S. Mikolajczyk, allora ministro dell'agricoltura; favorì l'immigrazione di polacchi originari delle regioni orientali del paese, fissando un alto limite alla proprietà privata del suolo, e diresse l'esodo delle popolazioni tedesche oltre la linea Oder-Neisse. Presente alla conferenza istitutiva del Cominform, si mostrò riluttante sia alla collettivizzazione immediata della terra, sia alla restaurazione di una severa disciplina unitaria fra i partiti comunisti; sensibile alla questione nazionale, ascrisse a merito del Partito socialista polacco la sua tradizione di lotte per l'indipendenza; scontratosi con l'ala cominformista del partito (interventi del 3 giugno e del 10 settembre 1948), nel gennaio successivo fu estromesso dal governo e nel novembre fu sostituito alla segreteria da B. Bierut. Tratto in arresto nel 1951, fu rilasciato probabilmente nel settembre 1954
Nel contrasto delle correnti in seno al Partito operaio unificato polacco, scoppiato dopo l'improvvisa morte di Bierut, la riabilitazione di G. rappresentò un momento significativo. Riammesso nel Comitato centrale, all'VIII plenum egli pronunciò (19 ottobre 1956) un violento attacco contro lo stalinismo, inteso sia come modello politico-sociale, sia come sistema di rapporti fra paesi socialisti. In un clima fortemente influenzato dalle manifestazioni popolari, fallito il tentativo di una delegazione sovietica di evitare innovazioni clamorose, G. tornò finalmente alla segreteria. Nel novembre una visita di G. a Mosca assicurò i sovietici sui limiti della destalinizzazione in Polonia; quindi il nuovo segretario avviò un nuovo corso politico, ispirato al tempo stesso da esigenze di riforma e di stabilizzazione (decollettivizzazione nelle campagne, ridimensionamento dei Consigli operai).
La varietà delle tendenze politiche favorì il compito di G., che poté dosare le correnti appoggiandosi a persone a lui devote. Colpendo alternativamente le tendenze neostaliniste e quelle di "nuova sinistra", egli favorì l'ascesa dei "partigiani" e dei tecnocrati. Ma al principio del 1968 la crisi del centrismo di G. si rese evidente: egli stesso fu personalmente coinvolto nella denuncia del sionismo (discorso alla televisione, 19 marzo 1968). D'altra parte, la sua concezione delle relazioni internazionali lo portava necessariamente a gravitare nel sistema sovietico e a puntare su una politica comune e su vincoli particolari con la RDT e la Cecoslovacchia, in funzione del contenimento della Germania di Bonn. Durante la conferenza di Varsavia dei cinque partiti comunisti, nel luglio 1968, egli prese un atteggiamento favorevole all'intervento, più tardi realizzato, delle forze del Patto di Varsavia ai danni della Cecoslovacchia. La conclusione del trattato con la RFG non valse a restituirgli la sua antica popolarità: a una settimana dalla firma, improvvise sommosse operaie, provocate dall'annuncio di un generale aumento dei prezzi, portarono alla sua caduta, decisa al plenum del 20 dicembre 1970.
Bibl.: W. Gomulka, Przemówienia, 7 voll., Varsavia 1957-64; id., Artykuly i przemówienia, voll. 2, ivi 1962-64; P. Raina, Gomulka. Politische Biographie, Colonia 1970; N. Bethell, Die polnische Spielart. Gomulka und die Folgen, Vienna-Amburgo 1971; E. Weit, La Polonia in crisi, Milano 1971.