WOLFGER di Erla, patriarca di Aquileia
WOLFGER di Erla, patriarca di Aquileia. – Nacque attorno al 1140 da Wolfger de Herla e, probabilmente, da domina Diemut. Ebbe anche due fratelli, Sigeardo ed Eberardo.
L’eponimo oggi prevalente è Erla, una località dell’Austria inferiore nei pressi della confluenza dell’Enns nel Danubio. Sembrano scorrette le denominazioni di Ellenbrechtskirchen, di Leubrechtskirchen e di Colonia, con le quali pure è stato associato (Heger, 1970, pp. 27 s.).
Le tappe della sua formazione non sono note, ma le prime menzioni, agli inizi degli anni Ottanta del XII secolo, lo qualificano come preposito di Münster (di incerta ubicazione) e di Zell am See, nel Salisburghese; perciò doveva aver assunto almeno gli ordini minori.
Il fatto che si ricordi il nome di un figlio, Ottocaro, anch’egli chierico e canonico di Passau, ha indotto gli studiosi a pensare a una tardiva vocazione ecclesiastica, tuttavia, la formazione culturale e giuridica, che traspare in molti aspetti della sua azione, e la carriera chiericale – di per sé non in contraddizione con abitudini di vita proprie dei laici – lasciano supporre un percorso di vita più lineare.
Nel marzo del 1191 Wolfger fu eletto vescovo di Passau. La cronaca del monastero di Kremsmünster lo qualifica come uomo in divino eloquio eruditus (Historiae Patavieneses et Cremifanenses, a cura di G. Waitz, 1880, p. 658). Nelle settimane successive, si recò in Italia presso l’imperatore Enrico VI per ricevere l’investitura; fu poi ordinato sacerdote e insediato nella sua sede nel giugno del 1191. Per quanto siano ignote le relazioni che lo portarono a tale ufficio, difficilmente si può ipotizzare che Wolfger fosse sconosciuto o inviso al sovrano e ai signori locali.
I rapporti di devozione che ebbe con i duchi d’Austria lasciano supporre il loro appoggio nell’ascesa all’episcopato e questo vincolo si intuisce anche dal ruolo di mediazione rivestito dal vescovo nelle trattative per la liberazione di Riccardo Cuor di Leone, catturato dal duca Leopoldo V (1193). Come si apprende da una più tarda missiva di Innocenzo III (1202), in tale circostanza Wolfger trattenne per sé una somma di denaro che sarebbe stata destinata al riscatto. In questi anni ottenne dall’imperatore alcune elargizioni per Passau, come l’abbazia di Niedernburg, e, secondo Magnus di Reichersberg, ebbe un ruolo importante nelle trattative tra il sovrano e papa Celestino III (Magni presbyteri Annales Reicherspergenses, a cura di W. Wattenbach, 1861, p. 523).
La vicinanza a Enrico VI e al duca d’Austria Federico si riscontra anche nella decisione di farsi crociato nel dicembre del 1195. Rimase Oltremare dall’estate del 1197 sino alla morte del duca Federico, nell’aprile del 1198. A fine giugno era di nuovo a Passau. Nel febbraio del 1199 si presentò a Innocenzo III e condusse a buon fine le pratiche per la trasformazione in ordine cavalleresco della confraternita dell’ospedale teutonico di Santa Maria di Gerusalemme. Nelle stesse circostanze ottenne di essere riconosciuto, in quanto vescovo, come unico giudice nelle cause ecclesiastiche, contro la consuetudine di Passau che prevedeva giudizi collegiali. La lettera del papa passò nelle decretali.
Enrico VI era morto nel settembre del 1197 e Wolfger rimase vicino alla parte sveva e al re Filippo (1198). Tuttavia lo si vide al fianco di costui solo nel 1200, a Norimberga, e sempre tentò mediazioni con la parte di Ottone IV, verso la quale inclinava Innocenzo III. A Wolfger viene attribuita la paternità del testo della ‘protesta di Halle’ (1202), con la quale i principi tedeschi lamentavano l’intromissione pontificia in favore di Ottone. Di tale attribuzione il vescovo si scusò con il papa, che nell’ottobre del 1202 lo convocò in giudizio per avere a sua volta illegittimamente e sulla base di lettere papali false citato l’arcivescovo Sigfrido di Magonza.
Pur usando espressioni dure e accusandolo di varie appropriazioni indebite di denaro, Innocenzo lascia trasparire la stima per Wolfger, che considerava prezioso per la sua capacità di destreggiarsi tra i partiti in lotta per il regno di Germania e l’impero (Paschini, 1914, pp. 364 s.). In ogni caso, non si conoscono le conseguenze di tale convocazione.
Com’era avvenuto per l’ascesa all’episcopato di Passau, sono oscure le motivazioni che portarono Wolfger al patriarcato d’Aquileia. Tuttavia è sicuro che si trattò di un evento ben preparato, preceduto forse da una prolungata malattia del patriarca Pellegrino II (morto il 15 maggio 1204). Di fatto avvenne uno scambio tra la sede friulana e quella di Passau. Nel settembre del 1203 si nota la vicinanza di Poppo preposito di Aquileia all’arcivescovo di Salisburgo, in documenti nei quali compare pure il conte Engelberto di Gorizia, mentre Wolfger assisteva ai preparativi matrimoniali del duca Leopoldo VI d’Austria. Nel viluppo di relazioni tra ecclesiastici e famiglie aristocratiche, una volta approdato ad Aquileia Wolfger sostenne la candidatura di Poppo all’episcopato di Passau, e la corrispettiva assegnazione della prepositura aquileiese a Hertnid, influente canonico di Passau e preposito di Mattsee. Lo scambio necessitava del consenso della Sede apostolica e Wolfger si recò a Roma, nella primavera del 1204. Il viaggio iniziò nell’autunno del 1203 ed è ben noto nelle sue tappe grazie a un analitico rendiconto delle spese sostenute (Heger, 1970, pp. 79-148).
A Roma, Wolfger si accordò certo con il papa riguardo al patriarcato, ma in cambio ritrattò i disallineamenti rispetto alla politica di Innocenzo III verso il regno di Germania. Di ritorno da Roma, più volte ricompensò nunzi che venivano dal Friuli e, a Norimberga, incontrò re Filippo di Svevia, prima di arrivare il 14 luglio a Passau. Qui lo raggiunsero missive di Innocenzo III che autorizzavano la sua traslazione alla sede patriarcale dopo un’elezione avvenuta nella massima concordia. La vicenda svela l’unanime consenso sulla figura di Wolfger patriarca, sia pur giustificato da diverse motivazioni e interessi.
Si marcò così una discontinuità positiva rispetto al tormentato e conflittuale governo del suo predecessore. Si comprende pure l’importanza, per i patriarchi, di saper costruire reti di relazioni interne alle istituzioni ecclesiastiche, ma anche di natura familiare, sociale e politica, estese su una vasta area geografica, che interessava sia la Germania sia l’Italia settentrionale. Da questo punto di vista, Pellegrino II, di origine ‘friulana’, si era mostrato inadeguato a tale compito, mentre Wolfger iniziò sotto i migliori auspici di concordia il suo ufficio.
Si possono distinguere almeno due livelli nella sua azione. Il primo come elemento di mediazione nelle vicende tra Papato e Impero. Il secondo come rettore della Chiesa di Aquileia. Gli anni più intensi di attività diplomatica sono quelli compresi tra il 1204 e il 1210. Egli fu tra i tramiti di trattativa del Papato con Filippo di Svevia. Ciò gli fruttò alcuni vantaggi, come l’investitura delle regalie aquileiesi (giugno 1206), che pur significando un implicito riconoscimento del re non fu disconosciuta da Innocenzo III, e la donazione della rocca imperiale di Monselice presso Padova (ottobre 1207), di poco precedente all’accordo di Augusta tra Filippo e i delegati papali (30 novembre 1207).
In questi anni Wolfger agì anche come legato del sovrano, come avvenne a Siena, all’inizio del 1208. L’uccisione di Filippo (21 giugno 1208) vanificò il lavorio diplomatico del patriarca, il quale si allineò prudentemente alle posizioni di Ottone IV, rimasto unico re e incoronato imperatore nell’ottobre del 1209. All’inizio del 1209 Ottone aveva confermato a Wolfger il ducato sul Friuli e i diritti, poco più che nominali, sulla Carniola e quelli, di maggiore efficacia, sull’Istria. Fu anche nominato legato regio in Italia, ufficio che esercitò tra il marzo e il luglio del 1209, interrompendolo forse per malattia. Fu al fianco di Ottone IV in Italia tra il settembre del 1209 e il 2 luglio 1210, e Innocenzo III lo incaricò di invitare il neoimperatore a mantenere gli accordi stipulati con la Sede apostolica. Dall’aprile del 1210 rinunciò al titolo di legato imperiale, allontanandosi da Ottone, e si ritirò nel patriarcato. Non si conosce il suo atteggiamento rispetto all’incoronazione di Federico II (1212), ma un paio d’anni più tardi si presentò al cospetto del giovane sovrano riallacciando i vincoli con la casa di Svevia. In tale circostanza ricevette la conferma di tutti i diritti aquileiesi, compresa la recente donazione di Monselice. Poi, però, non sembra avere assunto ruoli attivi in favore di Federico, mentre la sua esperienza diplomatica fu di nuovo richiesta dal papa per rappacificare Venezia con Padova e Treviso nel conflitto seguito all’incidente del ‘castello d’amore’ (1214-16). Nel 1215, dopo aver tentato inutilmente di scusarsi a causa dell’età avanzata con Innocenzo III, intervenne al Concilio Lateranense insieme con nove dei suoi diciassette suffraganei.
La potente rete di relazioni che Wolfger aveva saputo tessere gli giovò anche nei relativamente più ristretti ambiti degli interessi patriarcali, inaugurando circa un quindicennio pacifico, che giovò fortemente al contesto regionale.
Nel 1205-06 rinegoziò i patti con Venezia, su basi più favorevoli di quelle di Pellegrino II, e rafforzò in seguito i propri diritti in Istria, senza mai giungere a un conflitto con la città lagunare. Rispettò gli accordi con Treviso (pace di Lorenzaga del 1204) e costrinse il vescovo di Feltre ad aderirvi. Mantenne sempre rapporti pacifici con i conti di Gorizia usando più spesso il denaro che le armi nelle controversie che pure sussistevano. La presenza in sede fu più continua dopo il 1210; si conservano svariati documenti che lo vedono intento a conferire maggiore decoro alla cattedrale (con un incremento delle dotazioni patrimoniali), ad assicurare le vie di traffico (fondazione dell’ospedale di San Niccolò di Levata), a razionalizzare i possessi della Chiesa, per esempio mediante una permuta con l’arcivescovo di Salisburgo (1212). Lo sforzo per mantenere la pace si riscontra in continue relazioni negoziali con i possibili competitori: i conti di Gorizia, i signori Caminesi, il Comune di Treviso, Venezia, nonché la nobiltà transalpina. L’attitudine alla buona amministrazione, oltre che dai libri di conto del 1203-04, è testimoniata dall’inventario dei beni e dei diritti della camera della basilica di Aquileia (1211) e dal conio di una nuova moneta, di pregevole fattura (1209?). Fu anche incaricato di vigilare sulle finanze dell’episcopato di Treviso (1216).
Un altro aspetto della biografia di Wolfger, anche se non misurabile con certezza, è quello della sua preparazione culturale, in particolare giuridica, e del suo mecenatismo. In un momento non databile, Eilberto da Brema gli dedicò un Ordo iudiciarius, sottoponendolo al suo giudizio e chiedendogli di migliorarlo. Difficile comprendere se si trattasse solo di un artificio retorico o se veramente Wolfger fosse dotato di specifiche competenze.
L’unica menzione non letteraria del celebre poeta Walther von der Vogelweide si rintraccia nel rendiconto di viaggio del vescovo di Passau (1203), che lo gratificò con una cospicua donazione. Walther più tardi lodò l’ospitalità della corte cividalese, ovvero del patriarca, dove forse stette anche il menestrello Alberto di Johannsdorf (Jahrdorf). Wolfger favorì Tommasino da Cerclaria (Thomasin von Zerclaere), autore del Welsche Gast (1215-1216) e fu nominato con onore da Buoncompagno da Signa nella Rethorica antiqua.
L’ultimo documento che lo coglie in azione è dell’8 novembre 1217.
Morì il 23 gennaio 1218 e fu sepolto nella cattedrale aquileiese.
La sua tomba non sussiste, ma v’è traccia di un culto a lui prestato, segno di una memoria stabile e favorevole, connessa con una personalità attiva e abile.
Fonti e Bibl.: Magni presbyteri Annales Reicherspergenses,a cura di W. Wattenbach, in MGH, SS, XVII, Hannoverae 1861, pp. 518, 523; Historiae Patavieneses et Cremifanenses, a cura di G. Waitz, in MGH, SS, XXV, Hannoverae 1880, pp. 621, 658; E. Boshof, Die Regesten der Bischöfe von Passau, I, 731-1206, München 1992, pp. 293-348, nn. 964-1201.
C. Buttazzoni, Del patriarca Volchero e delle agitazioni politiche a’ suoi tempi. A. 1204-1218. Storia documentata, in Archeografo triestino, n.s., II (1870-1871), pp. 157-220; P. Kalkoff, Wolfger von Passau 1191-1204. Eine Untersuchung über sen historischen Werth seiner “Reiserechnungen” nebst einem Beitrag zur Waltherchronik, Weimar 1882; P. Paschini, Il patriarcato di Wolfger di Ellenbrechtskirchen (1204-1218), in Memorie storiche forogiuliesi, X (1914), pp. 361-413; XI (1915), pp. 20-39; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 1934-1936, 1975, pp. 299-313; H. Heger, Das Lebenszeugnis Walthers von der Vogelweide. Die Reiserechnungen des Passauer Bischofs Wolfger von Erla, Wien 1970; W. Goez, Wolfger von Passau, Patriarch von Aquileia († 23.1.1218), in Id., Gestalten des Hochmittelalters. Personengeschichtliche Essays im allgemeinhistorischen Kontext, Darmstadt 1983, pp. 293-314, 402 s.; P. Cammarosano, L’alto medioevo: verso la formazione regionale, in Storia della società friulana. Il medioevo, a cura di P. Cammarosano, Tavagnacco 1988, pp. 151-153; O. Hageneder, Bischof Wolfger von Passau - ein Lügner? Eine Fallstudie zur mittelalterlichen Diplomatie, in Archiv und Forschung. Das Haus-, Hofund Staatsarchiv in seiner Bedeutung für die Geschichte Österreichs und Europas, a cura di E. Springer - L. Kammerhofer, Wien-München 1993, pp. 19-34; Wolfger von Erla, Bischof von Passau (1191-1204) und Patriarch von Aquileja (1204-1218) als Kirchenfürst und Literaturmäzen, a cura di E. Boshof - F.P. Knapp, Heidelberg 1994; I patti con il patriarcato di Aquileia 880-1255, a cura di R. Härtel, Roma 2005, pp. 72-80; R. Härtel, Folchero di Erla, patriarca di Aquileia, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, I, Il medioevo, a cura di C. Scalon, Udine 2006, pp. 324-333.