Women2drive
<u̯ìmin tùu dràiv>. – Movimento delle donne saudite che sfidano il divieto di guidare. La prima azione di alcune cittadine dell’Arabia Saudita che decisero di mettersi al volante per chiedere al re ‛Abd Allāh Bin ‛Abd al-‘Azīz di abolire la norma che proibisce alle suddite del regno sia di condurre una bicicletta su strade pubbliche, sia di guidare autoveicoli risale al 1991. Dopo dieci anni, nel maggio 2011, un altro gruppo di donne ha lanciato la campagna Teach me how to drive so I can protect myself, più nota con l'abbreviazione Women2drive, fissata per il successivo 17 giugno. Grazie a un'attiva mobilitazione in rete (http://saudiwomendriving.blogspot.it), un hashtag su Twitter (#women2drive), una Facebook Action (I drive with Manal), oltre cinquanta donne hanno partecipato all’iniziativa. Simbolo della manifestazione è Manāl al-Sharīf, principale organizzatrice dell’evento, balzata sulle cronache mondiali per il suo arresto alla fine del maggio 2011 a causa in un video postato su YouTube in cui mostrava se stessa nell’atto di guidare un'automobile. La manifestazione è solo un aspetto del vento di cambiamento che ha investito la realtà delle donne saudite, cui è permesso di studiare fino all'università in istituzioni separate dagli uomini e di accedere al mondo del lavoro, anche se non possono ricoprire cariche. Il 25 settembre 2011 il re ‛Abd Allāh ha annunciato che le donne entreranno a far parte della Shūrā (il consiglio consultivo) del regno dalla sua prossima sessione e che potranno candidarsi alle prime elezioni municipali che dovrebbero svolgersi nel 2015, esercitando regolarmente il diritto di voto. Ha fatto scalpore, poi, la decisione delle autorità saudite di abolire il divieto di partecipare alle Olimpiadi solitamente imposto alle donne inviando ai Giochi olimpici di Londra 2012 due ragazze: Sāra ‘Aṭṭār, che ha corso gli 800 metri e Wodjan Ali Seraj Abdulrahim Shahrkhani (Wiğdānī ‘Alī Sirāğ ‘Abd al-Raḥīm Shahrkhānī), in competizione nello judo. Infine, la regista Hayfā’ al-Manṣūr ha partecipato alla Mostra del cinema di Venezia 2012 con Wadjda, primo lungometraggio completamente realizzato in Arabia Saudita che racconta la storia di una undicenne che sogna di possedere una bicicletta come i suoi coetanei maschi.