working poors
working poor <u̯ë'ëkiṅ pùë> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Chi appartiene alla categoria dei lavoratori poveri, cioè coloro che, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del livello troppo basso del loro reddito, dell’incertezza sul lavoro, della scarsa crescita reale del livello retributivo, dell’incapacità di risparmio, eccetera. Il fenomeno, causato anche da una progressiva polarizzazione del mercato del lavoro, che non facilita la disponibilità occupazionale per le fasce medie di reddito, è presente negli Stati Uniti, in Italia, ma anche altrove e richiede l’applicazione di specifiche politiche di supporto (fissazione di un salario minimo, programmi di training e formazione obbligatori, ecc.). La scelta di tali interventi si scontra però con la difficoltà definitoria legata al concetto stesso di povertà e alla posizione ideologica e interpretativa a essa collegata. Se da un lato la povertà è considerata conseguenza di eccessiva pressione fiscale e regolamentazione del mercato del lavoro, dall’altro è vista come la mancata applicazione di adeguati sistemi di protezione sociale a favore delle categorie di lavoratori maggiormente precarizzati. Per l’Eurostat, l’ufficio statistico europeo, una famiglia rientra fra i w. p. se almeno un membro della stessa lavora e se il reddito complessivo familiare è circa al di sotto del 60% (ma la percentuale per alcuni può variare) del reddito mediano del paese.